Il dramma e l’esempio di Maria Chindamo raccontati dagli studenti del Vespucci di Vibo Marina – Video
La pièce degli alunni commuove anche il fratello dell’imprenditrice di Laureana di Borrello uccisa dalla ‘ndrangheta il 6 maggio del 2016
«Io sono Maria…», la ragazza del Vespucci interpreta Maria Chindamo sin da quando cresceva nel grembo materno. «Sarò… Sarò…», dice sognante. Pensa ad una vita felice e così sarà, almeno fino ad un certo punto. Maria che nasce e che cresce, bambina, studentessa, donna e imprenditrice, moglie e madre. Un’altra alunna interpreta Pina, la mamma di Maria, sopravvissuta alla figlia strappata a lei per sempre il 6 maggio 2016: rapita, uccisa, i pentiti dicono data in pasto ai maiali ed i resti triturati con una fresa agricola, un abominio. Pina, la roccia a cui si sono aggrappati i suoi nipoti e suo figlio Vincenzo, finché ha avuto forza, spirata senza avere giustizia per la sua creatura. C’è proprio Vincenzo ad assistere e si emoziona. La pièce degli studenti dell’Istituto comprensivo di Vibo Marina è intensa e coinvolgente. Ci hanno messo cuore e passione, in questo progetto, i ragazzi del dirigente scolastico Giuseppe Sangeniti. La professoressa Marila Vavalà li ha preparati nel migliore dei modi, per una rappresentazione che ha calato i suoi ragazzi nella cronaca e nei sentimenti di un femminicidio di mafia la cui eco e la cui crudeltà ha superato i confini calabresi.
L’aula magna della scuola di Vibo Marina è piena. Vincenzo Chindamo, accolto con grande calore dai ragazzi, dal corpo docente, ma anche da diversi genitori presenti, siede al fianco dell’assessore Katia Franzè, presente per manifestare la vicinanza dell’amministrazione comunale di Vibo Valentia alla causa per la memoria e la giustizia della sua famiglia. C’è la musica dell’orchestra scolastica diretta dal professor Andrea Mamone. Ci sono il parroco, don Enzo Varone, e Marco Russo, in rappresentanza di Libera. I ragazzi, coordinati della docente Monica Abussi, hanno allestito una redazione giornalistica, che accompagna la narrazione da una postazione radiofonica.
È il giornalista di LaC Pietro Comito ad affiancare Vincenzo Chindamo nel racconto della storia di Maria quando la pièce termina. Comito spiega ai ragazzi come e quanto Maria abbia pagato il prezzo della libertà di amare e di essere una imprenditrice emancipata da ogni sorta di condizionamento in una terra permeata dalla ‘ndrangheta. Il giornalista spiega il valore della memoria e dell’impegno della famiglia Chindamo affinché diventi patrimonio collettivo. Racconta di altri femminicidi di mafia rassegnati invece all’oblio. Vincenzo Chindamo racconta la cronaca di quel giorno maledetto, il 6 maggio 2016, e delle settimane, dei mesi e degli anni successivi. Racconta del dramma vissuto dai suoi nipoti, che hanno perso nel volgere di poco tempo il papà, la mamma e la nonna, ma anche del loro straordinario coraggio. I ragazzi sono conquistati, gli rivolgono le loro domande: «Cosa pensò in quel momento?», «Ha mai perso la fiducia nelle istituzioni?», «Ha mai pensato di farsi giustizia da solo?»… È una giornata importante, per i ragazzi di Vibo Marina. L’antimafia entra a scuola, quella civile, quella autentica, quella che non è mera retorica e che, invece, lascia qualcosa.
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