A Tropea la X edizione del Festival nazionale di diritto e letteratura – Video
Protagonisti dell'evento promosso dal magistrato Antonio Salvati gli alunni dell’IIS “P. Galluppi” che si sono confrontati sul tema della democrazia
Giudici e magistrati hanno incontrato gli studenti di Tropea per parlare di letteratura e democrazia. L’incontro nell’ambito della X edizione del Festival Nazionale di Diritto e Letteratura che si è svolto a Palazzo Santa Chiara. Protagonisti gli alunni dell’IIS “P. Galluppi” diretto da Nicolantonio Cutuli. Referente del progetto, la professoressa Michela Ruffa. «Nelle scorse settimane – ha detto la docente – i ragazzi hanno redatto alcuni testi incentrati sulla democrazia. Dagli elaborati – ha aggiunto – è emerso un sentimento di profonda sfiducia e disaffezione nei confronti della democrazia. Alcuni di loro – ha proseguito Michela Ruffa – hanno contestato la discrepanza tra principi enunciati e la loro concreta applicazione».
Dopo i saluti del sindaco di Tropea Giovanni Macrì è intervenuto Ilario Nasso, giudice del lavoro al Tribunale di Vibo Valentia nonché referente del Festival Nazionale di Diritto e Letteratura. «Questo velo di amarezza che riguarda anche gli adulti – ha chiosato – non può cedere il passo alla rassegnazione. La democrazia – ha ammesso il giudice – è una costruzione fragile che deve essere rivitalizzata con l’impegno di tutti. Il fatto che presenti delle problematiche non autorizza a considerarla uno scarto da relegare alla storia».
Filo conduttore è stata dunque la democrazia. Concetto racchiuso nell’interrogativo al centro del dibattito: “Uno vale uno?” «I ragazzi devono capire – ha sottolineato nel suo intervento il magistrato Antonio Salvati, ideatore del Festival della Lettuatura città di Palmi- che a dispetto dei tanti episodi in cui la democrazia può sembrare lenta e insoddisfacente, è l’unico sistema che consente – è scritto nell’articolo 2 della Costituzione – alla nostra personalità di estrinsecarsi in modo originale per come desideriamo e per come meritiamo».
«Uno vale uno – ha ribadito dal canto suo il giudice Nasso – a condizione che ci si senta parte di una comunità all’interno della quale nessuno deve rimanere escluso. Uno vale uno se eliminiamo la parola nessuno e se tutti diventiamo consapevoli che l’altro vale quanto me e che ha i miei stessi diritti e in parte – h aconcluso – anche gli stessi doveri di costituzionali».
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