Quasi il 50% in più di nuovi poveri: ecco chi sono i vibonesi che si rivolgono al Banco alimentare – Video
Raddoppiano gli indigenti in provincia di Vibo Valentia. Ed in una situazione così drammatica l'associazione di volontariato non ha neppure una sede
«I nuovi poveri sono italiani che fino a un paio di anni fa stavano bene, riuscivano a vivere dignitosamente e che mai avrebbero immaginato di bussare alle porte della Caritas». Così Antonello Murone, responsabile provinciale del Banco alimentare di Vibo Valentia, spiega la nuova emergenza sociale. In una delle province più povere di Italia, con il caro bollette e i prezzi delle materie prime alle stelle, i poveri sono sempre di più. [Continua in basso]
«In provincia di Vibo sono 6.638 le persone che aiutiamo tramite il Programma Europeo di Aiuto Alimentare ai Bisognosi (PEAD), istituito dal Consiglio della Comunità Europea, si occupa anche della gestione delle materie prime acquistate sul mercato». Oltre il 47% di nuovi poveri in più rispetto agli anni pre-Covid». Prima della pandemia – conferma Murone – erano poco più di 4mila gli assistiti. E purtroppo i numeri sono destinati a crescere». Il responsabile del Banco alimentare ci accoglie in un capannone situato nella zona industriale di Portosalvo. Appartiene a un privato che da quattro anni, una volta al mese, ospita gratuitamente l’associazione di volontariato per la distribuzione delle derrate alimentari. Ma questa sistemazione è solo provvisoria. «Il titolare dell’azienda che ci ospita è in crisi e presto potrebbe chiudere i battenti e in quel caso noi saremmo costretti ad andarcene e ad interrompere la distribuzione di cibo», dice amareggiato.
Anche fare del bene da queste parti diventa difficile. Il Banco alimentare non ha mai potuto contare su una sede certa e funzionale. Lancia un appello alle Istituzioni: «Non solo il sindaco di Vibo, ma anche i primi cittadini di Maierato, Pizzo, ecc… potrebbero individuare una sede. La nostra associazione – dice Murone – si occupa degli indigenti di tutta la provincia, non solo della città capoluogo».
L’assenza di una sede dotata di frigoriferi costringe il Banco alimentare a rinunciare ai prodotti freschi: «Non possiamo accogliere frutta e ortaggi – chiarisce Murone – proprio perché non abbiamo un capannone idoneo». Cosa che invece avviene a Catanzaro, Reggio e Cosenza. «In queste città – conferma Carlo Laganà, referente del Banco Alimentare – ai bisognosi arrivano pure i prodotti freschi». E in attesa che le Istituzioni facciano la loro parte, l’emergenza povertà non si arresta. «Soddisfare le richieste di tutte queste persone non è facile, ma noi cerchiamo di dare una mano a tutti. Certo, non saremo noi a risolvere il problema della fame, ma ci sforziamo di difendere la dignità delle persone», conclude.