Nicola Gratteri a Tropea: «Sento puzza di complicità nelle stragi di Capaci e via d’Amelio» – Video
Il procuratore di Catanzaro ha partecipato al Tropea Communication Meeting ribadendo la necessità che lo Stato tolga il segreto su tutti i dossier delle stragi. "Frecciate" sulla riforma Cartabia e sul ruolo dell'informazione
«Le carceri italiane sono piene di pazzi che nessuno cura, sono piene di tossicodipendenti che non si cerca di far disintossicare. Perché non ci sono i soldi. Perché non si sa dove metterli. Poi il Governo ha stanziato 28 milioni di euro per costruire una Casa dell’Amore in ogni carcere. Ogni mese i detenuti di alta sicurezza, cioè quelli che non possono avere permessi, possono incontrarsi per 24 ore con i partner. Ben 28 milioni di euro per le Case dell’Amore. Queste cose non possono passare come acqua fresca».
Inizia così l’intervento del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri all’Anfiteatro del Porto a Tropea. Ospite di Link|Tropea Communication Meeting, Gratteri è stato come al solito un fiume in piena.
Ha dialogato parlando di giustizia con Paola Bottero, direttore strategico del Gruppo Pubbliemme|Diemmecom, LaC Network e ViaCondotti21. Il procuratore ha definito la riforma voluta dal ministro della Giustizia, Marta Cartabia, “una perla”, ribadendo che questo ministro non ha dimostrato «nessun rispetto per i magistrati, mentre sulla giustizia negli ultimi anni sono stati fatti solo macelli e basta leggere il papello di Riina ed il programma politico di Licio Gelli e della P2 per capire che le ultime riforme della Giustizia sono piene di riferimenti a quei personaggi. E questo succede nella totale indifferenza dell’opinione pubblica».
Collegato da Oltreoceano, il giornalista e scrittore Antonio Nicaso, uno dei maggiori studiosi della ‘ndrangheta che ha definito le mafie «un animale giurassico che non riesce ad estinguersi». Gratteri, dal canto suo, ha sostenuto che «se le mafie non avessero la legittimazione da parte dello Stato si sarebbero già estinte. Sento la puzza di complicità anche sulle stragi di Capaci e Via D’Amelio. Perché non vengono desecretati i dossier? Perché non si tolgono i sigilli? Io lo voglio sapere da quale apparato dello Stato è arrivato l’ordine di far sparire l’agenda rossa di Borsellino». [Continua in basso]
Quindi il passaggio sull’informazione con i giornali e la Rai nel “mirino” di Gratteri, colpevoli di inseguire le reti private, di assecondare la pancia del Paese. «Sono lo specchio di un’Italia che negli ultimi 30 anni ha visto sprofondare il suo livello culturale. I giornali nazionali, a parte Il Fatto Quotidiano – ha tenuto a precisa Gratteri – non parlano di mafie da decenni. Un solo canale, La 7 sta facendo vera informazione prendendo il posto che aveva sino a qualche tempo fa Raitre».
In ordine invece alla sua mancata elezione alla Procura nazionale antimafia e la sua candidatura al Consiglio Superiore della Magistratura. «Io non avevo nessuna intenzione di candidarmi al Csm – ha sostenuto Gratteri – perchè non sono un uomo di mediazione. Sono abituato a non uscire da una riunione senza aver preso una decisione, non posso andare in un organismo dove la mediazione al ribasso è il pane quotidiano. Mediazione non significa scegliere la soluzione migliore, al Csm è sempre una scelta al ribasso. E io non potrei stare per anni lì a guardare accordi e scambi. La riforma del Csm ha peggiorato, se possibile, la situazione. Non ho mai pensato di andare al Csm, ma mi piaceva farlo pensare, mi piaceva vedere i potenti avere paura, mi hanno ballato per un anno sulla pancia per la Procura nazionale antimafia. Ho detto “ora per un paio di mesi mi diverto io”».
Infine le conclusioni: «Io sono un problema per il potere, non sanno dove collocarmi. Dico cose che gli altri hanno paura di dire, hanno paura di dispiacere i potenti, di non prendere i voti. Io sono un uomo libero. Non mi interessa niente, la cosa più bella è la libertà».
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