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Dai dilettanti alla Serie A, il preparatore atletico vibonese Giuseppe Macrì si racconta: «Dopo 30 anni di esperienza ho ancora tanto da imparare»

Ha iniziato la sua carriera con il Capo Vaticano in Eccellenza per poi conoscere il mondo del professionismo nei settori giovanili di Brescia e Crotone: «Con la passione nelle vene, sei sempre in ferie»

Dai dilettanti alla Serie A, il preparatore atletico vibonese Giuseppe Macrì si racconta: «Dopo 30 anni di esperienza ho ancora tanto da imparare»
Il preparatore atletico e psicologo sportivo, Giuseppe Macrì

È l’allenamento che forma la conoscenza ed è l’esperienza che solca una linea tra il professionismo e il dilettantismo. Una strada intrapresa tanto tempo fa e mai abbandonata, raggiungendo lidi che da giovani sembravano timidi miraggi e che ora, invece, sono lì a formare un mondo fatto di perseveranza e dedizione: stiamo parlando del mondo del preparatore atletico vibonese Giuseppe Macrì. Una figura indubbiamente nota al calcio calabrese, soprattutto per ciò che ha dato al calcio professionistico, peraltro con risultati soddisfacenti.

Dall’Eccellenza alla Serie A

Dall’Eccellenza alla Serie A, per un percorso durato quasi un trentennio e che lo stesso Giuseppe Macrì ha ripercorso, passo dopo passo, in esclusiva ai microfoni di LaC News24: «Inizio un attimo dalla fine, perché finora posso dire che c’è molta soddisfazione negli obiettivi prefissati e raggiunti, anche perché quando lavori trasportato dalla passione sei sempre in ferie, come si suol dire. Potevo andare anche oltre ma, soprattutto nel recente periodo, ho preferito rimanere nelle vicinanze. Correva l’anno 1998 quando iniziai la mia carriera con il Capo Vaticano nel campionato di Eccellenza. Quattro anni in cui mi sono trovato benissimo e dove abbiamo vissuto belle stagioni di vertice, culminate con i play off». Nell’estate del 2002 il primo significativo salto: «In seguito ho accettato l’offerta della Rosarnese, militante nel campionato di Serie D, con grande entusiasmo e voglia di andare avanti e dove ho trascorso tre anni di grandi vittorie e di campionati vissuti al vertice tra quarti e quinti posti».
L’asticella, e dunque il riconoscimento di tutta la sua competenza e passione in tale ruolo, si alza a partire dalla stagione 2006/07, quando cioè sposa il progetto Vibonese in Lega Pro. La definitiva consacrazione però arriva tre anni dopo, nella stagione 2009/10, con le giovanili del Brescia che in quell’anno militava on Serie A. Dal 2010 al 2014, poi, la chiamata della Vigor Lamezia sempre in Lega Pro: «La mia prima esperienza, seppur indiretta, in Serie A è stata con l’Under 17 del Brescia con cui però sono stato solo sei mesi per motivi lavorativi che mi hanno riportato in Calabria. Proprio al ritorno nella mia terra è arrivata la chiamata della Vigor Lamezia, allora militante in Lega Pro e allenata da mister Massimo Costantino, con la quale ho intrapreso l’esperienza con il settore giovanile e dove sono stato per sei anni anche con parentesi nella prima squadra». Significative anche le esperienze con Reggina, Cosenza e con la Vibonese dell’Era Massimo Mariotto come direttore sportivo. Proprio con la sua Vibonese, Giuseppe Macrì perse uno spareggio play off quando militava nelle fila del Sapri.

L’amicizia con Gatto

Proprio nei suoi sei anni di Vigor Lamezia conosce mister Antonio Gatto con cui lo legherà una forte amicizia che andrà oltre i confini prettamente sportivi: «Con Gatto abbiamo disputato dei grandi campionati giovanili. Sono molto legato a lui, senza nulla togliere agli altri mister con cui ho avuto a che fare come l’ex allenatore del Crotone Lomonaco o l’attuale allenatore della Primavera della Roma, Gianluca Falsini. La prima volta insieme fu appunto alla guida delle giovanili del club vigorino, e da lì è subito nata una forte empatia. Con Gatto c’è fraternità e c’era possibilità anche di andare con lui a Messina, dove è attualmente».

L’approdo al Crotone e il ritorno alla Vigor Lamezia

Il cammino di Macrì però prosegue sempre più in alto, e stavolta è il Crotone a beneficiare della sua competenza. Nella squadra pitagorica l’esperto mister vibonese rimane per sei anni dove assapora (sempre come responsabile del settore giovanile) la Serie A: «Con il club della famiglia Vrenna ho guidato l’Under 17 e poi la Primavera, e alla guida della prima squadra c’era mister Lomonaco a cui mandammo diversi giocatori interessanti tra i grandi, e in quelle occasioni più volte ho avuto il piacere di collaborare con la prima squadra. In seguito sono arrivati prima mister Nicola e poi Walter Zenga».
Finita l’esperienza pitagorica, lo stesso Macrì ritorna nel luogo dove è stato bene ovvero alla Vigor Lamezia: «Quell’anno il club militava in Serie D ma era sull’orlo del fallimento, nonostante ciò sempre con Gatto riuscimmo a fare degli ottimi campionati giovanili».

L’insegnamento della Serie A

Seppur non in maniera continuativa e diretta, Giuseppe Macrì può comunque dire di aver assaporato la Serie A ed ecco le sensazioni che gli ha lasciato: «A parte l’emozione unica, il massimo campionato nazionale ti fa solo incrementare la passione e la voglia perché quando lavori nei professionisti, a furia di imparare diventi anche tu un professionista e trovi cose che nel dilettantismo non ci sono, come la cura nella gestione, l’attrezzatura e il clima che è completamente diverso. Da lì impari tante cose che poi sfrutti nel tuo percorso».

La psicologia sportiva

Prestanza fisica e soprattutto linfa mentale, già perché oltre a essere un preparatore atletico, Giuseppe Macrì è anche uno psicologo sportivo: «Ci metto anima e corpo in quello che faccio, e alcuni mi dicono anche che esagero, ma il compito di un preparatore atletico è delicato. Oltre a quella in Scienze Motorie ho anche una laurea in Psicologia e dunque curo anche l’aspetto mentale ed emotivo. Tra le fasi più delicate c’è quella dell’infortunio, dal momento che quest’ultimo non si deve solo superare fisicamente ma anche mentalmente. Molti giocatori risultano essere bloccati, perché hanno paura di una ricaduta ed è lì che si verifica la lesione mentale, quella cioè del tormento interiore e dove il calciatore si chiede tante cose attraverso un pensiero velocizzato. Ed è proprio qui che subentriamo noi per cercare di far superare questo blocco».

Il futuro delle calabresi

Tra vittorie e sconfitte, si va decifrando il destino delle calabresi impegnate nei rispettivi campionati professionistici e semi-professionistici e che hanno incrociato il destino calcistico di Macrì: «Quanto al Cosenza, al momento non mi sento di dire che vedo un futuro roseo, ma è anche vero che può ancora rialzarsi. Io conosco molto bene i nuovi allenatori, ovvero Tortelli e Belmonte, e posso dire che non sono inferiori a nessuno. Io penso che con due vittorie consecutive, la squadra rossoblù possa mettersi in careggiata per la salvezza. Inoltre il presidente Guarascio è un tipo esperto, tutti commettiamo errori, dunque non è detta l’ultima parola a otto giornate dalla fine. Buon andamento del Crotone che sta continuando nel suo cammino mentre la Reggina può davvero portarsi a un centimetro dal Siracusa, considerando il turno di riposo della capolista nel match contro l’Akragas e con gli amaranto che potrebbero potenzialmente portarsi a una sola lunghezza, ma occhi innanzitutto al match di domenica contro la Vibonese. Proprio la Vibonese può ancora dare filo da torcere a tutti, anche se ci si aspettava qualcosina in più»

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