Vibonese sempre più nel caos: dopo il dg Gagliardi si dimette anche il direttore sportivo Ramondino
L'ambizioso progetto della società dura meno di un anno e perde ben tre dei suoi principali protagonisti. E fra i tifosi aumenta la delusione
Va via anche lui. Saluta anche Francesco Ramondino. Lascia il direttore sportivo e viene da chiedersi cosa sta succedendo in casa della Vibonese, dopo un terzo posto in Serie D, migliore risultato possibile, dal quale si doveva ripartire per tentare l’assalto alla Serie C (ma a questo punto viene da chiedersi: davvero si vuole il professionismo se si opera in tutt’altra maniera?). Fatto sta che quel progetto sbandierato il 7 luglio del 2023, quando veniva presentato il nuovo tecnico Buscè (assieme al suo vice) termina dopo circa dieci mesi. E paradossalmente non fanno più parte della Vibonese quelle quattro figure che quel giorno erano a colloquio con la stampa. Già, perché mister Buscè è andato al Rimini portandosi dietro il vice Nuti. Il dg Gagliardi si è dimesso domenica e oggi tocca a Ramondino.
La responsabilità
Le motivazioni sono intuibili, anche nel silenzio del diretto interessato. Prima di esplicitarle, qualche breve considerazione. In poco tempo Ramondino ha fatto vedere di essere bravo, competente, abile e serio (cosa che di questi tempi e in certi club, purtroppo, rappresenta invece un aspetto negativo). Fra l’altro è giovane e quindi ha voglia di emergere e proprio per questo opera con mille attenzioni. Inoltre è vibonese: ci tiene doppiamente al lavoro che fa. Anche perché lo fermano al bar o all’edicola, i tifosi, e gli chiedono conto. Sa di non poter sbagliare. Sa di avere una doppia responsabilità. E sulla base di questo, ha operato, sbagliando pochissimo, quasi nulla. Ad eccezione di (forse) un paio di calciatori che, per vari motivi, non hanno reso per quanto sperato, il resto della squadra ha fatto bene. E tutti i calciatori in organico sono cresciuti di valore. Hanno, insomma, mercato. Non è un aspetto di poco conto. I risultati hanno parlato per lui.
Il massimo possibile
Il budget della Vibonese era di gran lunga inferiore al Trapani e al Siracusa. Eppure, grazie ovviamente al lavoro del tecnico, la squadra è arrivata a giocarsela finanche per la promozione. Fino al 2-0 contro il Trapani si poteva sognare. Poi si è fatto i conti con la realtà e questa dice che Trapani e Siracusa erano delle corazzate. La “piccola” Vibonese ha invece fatto il massimo possibile, conseguendo uno dei migliori risultati della sua storia in Serie D. Inoltre in tante gare si è respirata un’aria buona al Luigi Razza. Le iniziative sono state fatte, magari si poteva fare meglio e di più, ma era il primo anno.
Scelta azzeccata
Chi lo ha portato a Vibo il tecnico Buscè? La scelta del trainer è la più pesante, perché da lui dipendono mille fortune. Ecco, il ds Ramondino si è presentato con mister Buscè, uno che in questi mesi ha avuto l’imbarazzo della scelta su dove andare. Lo volevano in tanti, lo ha preso il Rimini (a proposito di idee chiare, di certezze, di progetti). Ebbene: sarebbe bastato (ma non adesso, bensì a marzo) andare da Buscè e a trovare l’accordo per la conferma. Questo è l’abc di un club che ha un progetto. Tecnico confermato e squadra che, con qualche ritocco, si può giocare la promozione. Ramondino la squadra per l’anno prossimo l’avrebbe fatta in una settimana. L’ossatura c’è già. Giusto qualche innesto di peso e qualche under. E invece? Nulla. Buscè va via, perché evidentemente nessuno gli ha detto di restare con fatti concreti (stessa cosa era accaduta con Modica, l’anno del covid) e allora Ramondino cosa rimane a fare? Aveva avuto l’abilità, l’intuizione, la fortuna, la bravura di trovare un gran bel tecnico, ma dopo dieci mesi, tutto finito. Solite cose. Solite storie, da Vibonese verrebbe da dire.
Via in tre
Quindi saluta Buscè, si dimette Ramondino e si è dimesso anche Gagliardi (e qui sarebbero tante le cose da capire). Con lui se ne vanno anche persone che in qualche modo si erano spese per il bene della Vibonese. E allora: perché questo è accaduto? Sicuramente queste situazioni non aiutano ad avvicinare la gente allo stadio (a proposito: è salita in D la Pianese, espressione di un paese di 4mila abitanti, ed è salito anche il Caldiero Terme, ottomila abitanti: questo a proposito di chi parla di presenze allo stadio…). Sui social la gente si divide: c’è chi ritiene che senza Caffo, il calcio a Vibo è destinato a scomparire e c’è invece chi crede che abbia fatto il suo tempo. Paradossi del calcio, perché tante piazze vorrebbero avere il presidente Caffo, ma la piazza che lo vede all’opera da un ventennio (dopo aver speso tanto) inizia a essere stufa di lui. Certo è che cambiando percorso e persone praticamente ogni anno, rimandando le cose, aspettando sempre l’ultimo giorno e via dicendo, si finisce per dare l’idea di non avere una progettualità. E questo non aiuta ad avere gente che ti dà fiducia in termini di presenze allo stadio e di consensi.