Mileto, a Cesenatico il commovente incontro tra lo Sporting Club e i genitori di Pantani
Nell’occasione il patron Bulzomì ha consegnato a mamma Tonina e papà Paolo una preziosa opera dell’orafo Gerardo Sacco e una ceramica del maestro La Gamba
Nei giorni scorsi una delegazione dello Sporting Club di Mileto si è recata a Cesenatico per incontrare Paolo e Tonina Pantani, genitori del mitico campione del ciclismo Marco Pantani. Un incontro affettuoso e cordiale, teso a consegnare alla mamma del “Pirata” un attestato di riconoscimento. «A una donna che ha saputo affrontare il dolore più grande con il coraggio, la determinazione e l’amore dei grandi – si legge nella pergamena – nel ricordo di Marco Pantani, il ciclista più ardito, poetico, creativo ed emozionante della storia italiana, nell’auspicio che la battaglia per la verità e la dignità possa avere, finalmente, il giusto esito». Nell’occasione, il presidente Mimmo Bulzomì ha espresso a nome dello Sporting e di tutti gli sportivi calabresi «vicinanza e sostegno nella lotta che i genitori del grande ciclista emiliano hanno intrapreso per ottenere giustizia riguardo alle cause che hanno portato alla morte fisica e sportiva del proprio figlio». Nel 1999 il “Pirata” è stato sospeso per ematocrito alto dal Giro d’Italia, mentre si accingeva a vincerlo per la seconda volta. Da quella vicenda il grande scalatore romagnolo non si è mai più ripreso. Caduto nel tunnel della depressione, è morto in circostanze strane (imbottito di cocaina) il 14 febbraio del 2004 in un albergo di Rimini. Nel 2016 la Procura della Repubblica di Forlì, dopo accurate indagini, ha concluso che alla tappa di Madonna di Campiglio un clan camorristico, per interessi legati alle scommesse clandestine, aveva minacciato un medico per costringerlo ad alterare il test e farlo risultare fuori norma. Tuttavia dovette richiederne l’archiviazione a causa dell’intervenuta prescrizione dei reati. A conti fatti, l’ulteriore beffa per un corridore leggendario, in sostanza ucciso due volte. Bulzomì, tra l’altro, in quel frangente fu testimone oculare di fatti che facevano presagire quanto poi avvenuto. Nello specifico, la sera precedente alla tappa di Madonna di Campiglio, in un ristorante del posto, aveva ascoltato le parole di una persona che anticipava quello che poi sarebbe avvenuto il giorno dopo. Dell’episodio, l’ex presidente regionale della Federazione ciclistica italiana ne ha reso testimonianza anche al procuratore della Repubblica di Forlì.
A Cesenatico, ai due emozionatissimi genitori del Pirata, lo Sporting Club ha donato anche un ciondolo in argento e base in oro – con pasta vitrea centrale e su di essa la raffigurazione di un leone simbolo di forza eroismo e coraggio – opera esclusiva del noto maestro orafo calabrese Gerardo Sacco. Nell’occasione è stata anche consegnata una piccola creazione in ceramica dell’artista vibonese Antonio La Gamba, da esporre nel “Museo Pantani”. L’incontro di Cesenatico, svoltosi alla presenza del responsabile delle “Manifestazioni Pantani” Stefano Bolognini, è stato volutamente sobrio in virtù della situazione di grave emergenza e per rispetto delle vittime dell’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna. Le parti, tuttavia, hanno concordato di ritrovarsi il prossimo anno, nell’ambito della tappa del Tour de France con partenza da Cesenatico. Lo Sporting Club, in quell’occasione, donerà alla città un’altra mega creazione in ceramica del maestro La Gamba dedicata al Pirata, da installare in uno spazio che sarà messo a disposizione del Comune e un’opera pittorica realizzata dal giovane artista miletese Fortunato Pedullà nel 2020, quando il Giro d’Italia ha proposto una partenza di tappa proprio dalla cittadina normanna. Marco Pantani è stato più volte a Mileto. Nel 1989 ha partecipato giovanissimo alla “Sei giorni del Sole”, gara dilettantistica internazionale tra le più importanti e ambite del Mezzogiorno d’Italia. Nel 1996, ormai affermato campione, vi è ritornato per la cerimonia di presentazione della XII edizione, addirittura in stampelle a causa di un infortunio. A dimostrazione della forte amicizia che lo legava al patron Bulzomì.
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