Vibonese: in cinque anni compiuti tanti passi indietro
Dal 6 maggio del 2018, con l’esodo rossoblù a San Cataldo, al 7 maggio 2023, con la sconfitta di Ragusa: nel mezzo un vuoto che fa discutere e un affetto che è scomparso
di R.S.
È sempre Serie D, ma c’è modo e modo di vivere una stagione. Quella che si è conclusa domenica scorsa è stata anonima e deludente. Quella di cinque anni addietro aveva portato poi alla storica vittoria del campionato e, soprattutto, ad un affetto e a un calore che oggi non ci sono più. Nel giro di cinque anni la Vibonese ha perduto molto. In particolare sono tre le perdite pesanti: non c’è più un dirigente (Danilo Beccaria) il quale aveva contribuito in egual misura al presidente Caffo a riportare la squadra nei professionisti; ovviamente non c’è più la terza serie nazionale, malamente perduta la passata stagione; e non ci sono più l’affetto e il calore della gente.
Cosa è accaduto da quella trasferta di San Cataldo, datata 6 maggio 2018, a quella di Ragusa del 7 maggio 2023? Ci sarebbe tanto da dire, in merito, perché se le cose vanno male, pur operando con onestà, passione e serietà, gli errori sono stati compiuti e questo è chiaro. L’elenco è lungo, ma c’è sempre tempo e modo per rimediare, operando con competenza in ogni settore. Sotto quest’ultimo aspetto la gente si aspetta molto dalla presenza del nuovo direttore generale Antonello Gagliardi. La presenza di pubblico in occasione dell’ultima gara interna è un buon segnale. Il punto è che bisogna ricucire dopo cinque anni nei quali si è operato con il passo del gambero, arrivando a risultati deludenti, sotto molteplici punti di vista. A San Cataldo, cinque anni fa, c’erano calore e presenza. A Ragusa, cinque anni dopo, ecco il deserto, anche per via di una insignificante gara di campionato.
E allora fin da subito è bene avere le idee chiare su cosa fare, su quali settori intervenire, individuando le figure giuste che possano dare un’impronta adeguata a questa Vibonese che, nonostante le ataviche problematiche che affliggono la città, soprattutto a livello di impiantistica sportiva, ha comunque un patrimonio di inestimabile valore rappresentato dalla passione di Pippo Caffo, perché alla fine, se a Vibo il calcio è ancora un argomento di discussione, è solo perché c’è il re dei liquori a presiedere la società. Con le figure giuste, si può e si deve ripartire di slancio, cominciando però da un punto fondamentale, vale a dire quello di ritrovare un po’ di affetto e di calore. Non servono grandi cifre. Anche 600/700 persone al campo, paganti, ogni domenica, sarebbero un bel punto di partenza. Se c’è un programma, se ci sono persone adeguate, se c’è chiarezza di idee e, soprattutto, se arrivano i risultati, lo stadio pian piano tornerà a riempirsi.