Una trasferta proibitiva per la Vibonese in casa dell’Avellino degli ex
La retrocessione è ormai ad un passo. Orlandi: «Non meritiamo l’ultimo posto. Abbiamo il dovere morale di chiudere bene nei confronti nel presidente e della città»
Quella porta che si era spalancata dopo il fallimento del Catania, si è praticamente subito richiusa. La Vibonese ha gettato via un’altra occasione, perdendo nettamente a Campobasso, dove ancora una volta sono emersi i limiti di una squadra fondamentalmente mediocre, con calciatori che si sono confermati inadeguati per la categoria. In Molise è andato in onda il film del campionato, con i rossoblù nuovamente puniti al primo errore. E di sbagli in questa stagione, ne sono stati compiuti davvero tanti, in campo e non solo. Neanche il mercato di riparazione ha prodotto i risultati sperati e lo stesso vale per il cambio in panchina. Nel girone di ritorno 7 punti conquistati dai rossoblù in 17 partite. Un disastro totale. [Continua in basso]
In tutto questo, domani c’è da affrontare la trasferta di Avellino degli ex Tito, Silvestri e Plescia, contro un avversario che è in corsa per conquistare la seconda posizione. Servirebbe un’impresa per lottare almeno fino all’ultima giornata, ma ad una vittoria improbabile al Partenio, dovrebbero aggiungersi altri risultati favorevoli sugli altri campi, anche questi difficili da pronosticare. Di conseguenza in Campania potrebbe verificarsi quella retrocessione in Serie D che alla fine è certificata anche dai numeri: sul campo la Vibonese ha vinto 3 gare su 36 partite giocate. Fra i tanti, basta questo dato per prendere atto di una gestione fallimentare a tutti i livelli.
Le parole di Orlandi
«La Vibonese non merita l’ultimo posto in classifica. La qualità del gruppo non è inferiore alle squadre con cui avrebbe dovuto competere per la salvezza. E purtroppo lo ha sottolineato a Campobasso quando sarebbe dovuta scendere sul rettangolo di gioco con il sangue agli occhi e invece tutti abbiamo visto com’è andata. Un peccato perché le vicissitudini extra calcistiche ci avevano dato qualche chance in più in chiave play out. Possibilità che, ovviamente, dopo Campobasso sono state quasi completamente cancellate e che alla luce della trasferta di Avellino tratteggiano una sola via: giocare con il piglio di chi non ha nulla da perdere per dimostrare soprattutto a noi stessi che siamo un gruppo, per qualità tecniche non inferiori a tante altre». Ed infine: «Le numerose assenze prima o dopo hanno tolto continuità di lavoro e la possibilità di variare nelle scelte. Abbiamo due doveri, quello professionale, ma, soprattutto quello morale nei confronti del presidente e della città».