venerdì,Novembre 29 2024

Beatificazione di Natuzza, don Gabrielli: «Una valanga di lettere a sostegno della causa»

Il padre postulatore interviene a Tele2000. A Paravati cresce l'attesa in vista dell’assemblea della Fondazione, chiamata a ratificare l’accordo con la diocesi sulle riforme dello statuto

Beatificazione di Natuzza, don Gabrielli: «Una valanga di lettere a sostegno della causa»

Nelle scorse ore il programma di Tele2000 “Bel tempo si spera” ha avuto tra i suoi ospiti don Enzo Gabrielli, postulatore della causa di beatificazione su Natuzza Evolo. Nell’occasione il sacerdote si è soffermato sulla personalità dell’umile donna di Paravati, morta nel giorno di Ognissanti del 2009. Ma ha anche svelato cose interessanti sul processo in corso. Incalzato dalla giornalista in studio, ha ad esempio spiegato a che punto è la causa riguardante la mistica. Una domanda che si chiedono in tanti, soprattutto i tanti figli spirituali di Mamma Natuzza sparsi per il mondo.

Natuzza con il marito e uno dei figli

«La causa in realtà è iniziata nel 2014 – ha evidenziato don Gabrielli –  con una richiesta, il cosiddetto “libello”, da me presentata al vescovo di Mileto Luigi Renzo. Poi ci sono voluti alcuni anni per ottenere il nulla osta da parte della Santa Sede, che ci ha detto come procedere. Da un anno e mezzo il vescovo ha aperto un apposito tribunale, al quale stiamo segnalando i testimoni. Stiamo cominciando a portare tantissima documentazione, a me alcuni giorni arriva un sacco di lettere, tante che il postino sembra Babbo Natale. Io non ero abituato a questa mole di lettere che è bellissima, alcune non siamo riuscite nemmeno ad aprirle, e sono tutte grazie, racconti, testimonianze. Il lavoro, quindi – ha aggiunto – è abbastanza lungo. Tutti desideriamo, se Dio vuole, vederla il prima possibile beata. Il cardinale Amato diceva una cosa quando io svolgevo il corso di studi per postulatore e ci si preparava alla beatificazione di Giovanni Paolo II: «Non santi subito per essere prudenti, ma santi sicuri». Il compito della Chiesa e il servizio della diocesi, quindi, sono quelli di indagare bene per far risplendere ancora di più la sua testimonianza».

In precedenza, don Gabrielli si era soffermato sul “verme di terra” con cui Natuzza amava definirsi abitualmente. «Era un modo dialettale per definire la sua umiltà – ha spiegato – piccola aveva assorbito la spiritualità di San Francesco di Paola. Nella realtà era proprio così come si autodefiniva. La sua particolarità era di vivere la propria santità giornalmente. Ha iniziato come i santi della porta accanto, quelli di cui Papa Francesco parla spesso, attraverso il servizio dell’accoglienza e della consolazione». Un focus, anche sull’aspetto materno della sua santità. «Il termine madre è utilizzato da tutti quelli che l’hanno conosciuta. Quando abbiamo avviato il suo processo di beatificazione si è pensato di accompagnare al termine “laica”, che si mette ai servi di Dio, anche quello di “madre di famiglia”, proprio perché ha esercitato questo stato di vita allargandolo a tutti quelli che bussavano alla sua porta. Natuzza ha interpretato questo bisogno attuale di maternità in chiave mariologica, con grande fatica e non mettendosi mai al centro».

La Villa della Gioia

Parole di stima, d’affetto e di vera devozione verso la mistica, queste di don Gabrielli, che giungono mentre i suoi figli spirituali attendono di vedere finalmente sottoscritto l’accordo tra diocesi e Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” sul tema delle riforme statutarie, già concordato con la Santa Sede. Nello specifico, si aspetta ancora la data in cui si terrà l’assemblea dei soci che dovrà ratificare il documento, convocata per lo scorso 13 dicembre e poi annullata a causa della pandemia.

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