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Rientro a scuola, lo sfogo: «Noi studenti non siamo marionette da muovere a comando»

Duro atto d’accusa di una studentessa di un prestigioso liceo vibonese: «Ci spingono a rientrare ma non ci assicurano piena sicurezza. Non va meglio a distanza: ci sono prof che si limitano a mettere video su YouTube. Mi sento oppressa, la scuola così sta fallendo…»

Rientro a scuola, lo sfogo: «Noi studenti non siamo marionette da muovere a comando»

Uno stato di sospensione che destabilizza anche i più determinati. Si vive in bilico tra la voglia di normalità, la speranza di vivere appieno una delle esperienze più belle della propria vita (gli anni delle superiori) e il timore e la paura di esporsi a un rischio che può costare caro. E la confusione che aleggia in questo sofferto processo di ritorno nelle aule delle scuole di secondo grado non aiuta a pacificare i propri conflitti interiori. Con un’istituzione scolastica che, a volte, viene percepita perfino ostile. E una classe decisionale, leggasi politica, che appare essa stessa autoreferenziale più che mai, poco incline all’ascolto. In altre parole maldisposta se non addirittura infastidita dall’incombenza.

Un disagio, quello vissuto in prima persona da migliaia di studenti, che viene riassunto come meglio non si potrebbe dall’accorata lettera che una studentessa vibonese ci consegna nella speranza che il suo grido d’allarme venga percepito, ascoltato, compreso. Anche da una sola persona, dice. E che si rifletta su questa fase drammatica – certamente emergenziale e speriamo irripetibile – che costringe la scuola a ripensare il suo ruolo ma che, soprattutto, rischia di avere effetti devastanti sui suoi principali destinatari. «Sono stanca e triste», «mi sento oppressa», «la scuola sta fallendo e non per colpa della Dad…»: sono solo alcune delle frasi, da brividi, con le quali la studentessa di un prestigioso liceo vibonese che ci ha scritto (e che chiede di restare anonima) esplicita per tracciare il profilo di una scuola «che non è più scuola».

«Vi scrivo – confida – perché sono stanca e vorrei essere ascoltata da qualcuno dato che specialmente in questo periodo dove la scuola è in una situazione davvero delicata, noi studenti non stiamo avendo quasi voce in capitolo dovendo ricorrere a scioperi e manifestazioni per farci ascoltare. Io, da ragazza normale di quinto superiore, di una scuola che spesso viene riempita di complimenti, viene considerata una scuola di alto livello nel vibonese, ma che in questo periodo sta dimostrando nei confronti dei propri alunni solo cattiveria gratuita».

Parole dure, che tradiscono una certa delusione nei riguardi dell’istituzione tanto amata: «Parto col dire che io sono sempre andata volentieri a scuola e che io ho sempre stimato il mio corpo docente. Inoltre ho apprezzato veramente molto il lavoro fatto nei primi mesi di pandemia, ma adesso qualcosa è cambiato. Alcuni professori non spiegano più, mettono video su YouTube , spostando la colpa sul nostro mancato impegno, quando in realtà in molte situazioni la colpa ricade su entrambe le parti, alunni e docenti. Per carità non voglio fare perbenismi, sicuramente tantissima gente ne ha approfittato ma tanta gente ha sempre lavorato. Io non mi sento più tutelata, da nessuno. Molti dirigenti, dopo aver in un primo momento accettato quanto detto nell’ordinanza del presidente Spirlì, hanno invece rifiutato le richieste di adottare la Dad, in alcuni casi anche inveendo contro gli alunni presenti e accusando i ragazzi assenti di non essersi recati nei locali scolastici e di aver scelto la didattica a distanza, come se tutelarsi fosse una colpa. Ed è proprio su questo punto che mi vorrei soffermare. Preferire una didattica considerata valida e che per molte famiglie offre maggior tutela invece vista dagli organi maggiori delle nostre scuole quasi come “una scusa per non studiare”».

Non è tenera, poi, nell’accusare: «Ci stanno strappando dalle mani un diritto, il diritto di proteggere noi, le nostre famiglie e tutte quelle persone che ci stanno attorno. Ma voi direte: si hai ragione, ma le scuole sono in sicurezza. Si, magari! Questa mattina (ieri, ndr) la maggior parte degli studenti sono entrati allo stesso orario, non sono state garantite le distanze e molti professori spiegavano senza mascherina. Per non parlare degli autobus. Nessuno è mai venuto a pulire il computer del docente o la cattedra, nessuno ci ha misurato la febbre, nessuno ci ha garantito la sicurezza di non ammalarci. Il punto chiave è per giunta questo, nessuno ci sta garantendo al 100 per cento la sicurezza nel rientro a scuola. Gli assembramenti sugli autobus come gli stessi fuori scuola sono quasi inevitabili. Quello che vorrei fare intendere in questo momento è che siamo in una situazione troppo precaria nella quale la scuola sembra quasi andarci contro. Io non metto in dubbio che le strutture non siano messe a norma e in sicurezza, ci mancherebbe altro e sarebbe sminuire il lavoro fatto, ma il problema si pone all’esterno e anche in alcuni casi all’interno di essa. Per giunta la connessione della scuola è lentissima, gli alunni in Dad non sono stati considerati da alcuni docenti, addirittura ci sono stati collegamenti con i cellulari degli alunni in classe per consentire a chi fosse in Dad di provare a seguire la lezione. La connessione cade in continuazione. E l’unica cosa che la scuola sa fare è inveire contro gli alunni. È irrispettoso non prendere in considerazione le decisioni delle famiglie che hanno scelto la didattica a distanza, perché bisogna dire la verità, la Dad funziona se gli insegnanti sanno gestirla e se gli alunni sono responsabili. Io mi sento offesa, e privata di un diritto  perché tutti continuano a volerci tirare dentro la classe nonostante questa non sia una soluzione. Non ne usciremo mai così!».

Lo sfogo si fa ancora più accorato: «Sono stanca, sono triste, nessuno ci ascolta.  È frustrante. Questa non è più scuola. Noi alunni non ci possiamo sentire costantemente in ansia al rientro a casa per paura di aver contratto il virus, per colpa di un accalcamento all’entrata o all’uscita di scuola. Spero vivamente che anche una sola persona legga queste righe. Meritiamo di essere ascoltati dato che in questo periodo la voce di noi studenti si è fatta sentire decisamente meno. Non siamo marionette che potete gestire a vostro piacimento. Siamo persone che come tutti stanno soffrendo tantissimo questa situazione. Meritiamo ascolto, almeno questo. Spero di non essere presa per insolente, ma la scuola sta fallendo, e non per colpa della Dad. Io come molti altri ragazzi ho visto la scuola come un luogo dove poter studiare, arricchire la propria cultura, socializzare, crescere e imparare a vivere in una società, ma tutto ciò in piena sicurezza e tranquillità… cosa che purtroppo si è un po’ persa tra le varie decisioni di coloro che dovrebbero tutelarci».                                      

Una dose di cruda realtà, che trova nel finale parole che non ammettono replica: «Bisogna iniziare a dire la verità, a far vedere alle famiglie cosa succede davvero nelle aule. La cosa più triste è che non vedo l’ora di finire questo anno, a detta di ogni generazione l’anno più bello e pieno di vita per un adolescente. Una volta avevo la luce negli occhi andando a scuola, ora non più. Spero davvero di essere presa in considerazione e seriamente, in modo maturo. Sono solo una delle molte voci dei giovani che vuole far capire a qualcuno quello che noi, in prima persona stiamo vivendo. Mi sento oppressa da tutto ciò e vorrei che questa situazione possa avere una svolta positiva. Per il nostro bene come studenti e per il bene delle famiglie e dell’istituzione scolastica. Scusate in anticipo per il tempo rubato ma avevo bisogno che qualcuno leggesse quello che molti hanno da dire, non rimanendo in silenzio…».

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