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Vibo Marina e la maledizione del sottopasso: l’eterna incompiuta torna ad allagarsi

Spesi 2,5 milioni di euro per una grande opera mai ultimata. Servono altri 500.000 euro. Insetti, degrado e miasmi: i cittadini sempre più stanchi

Vibo Marina e la maledizione del sottopasso: l’eterna incompiuta torna ad allagarsi
Il sottopasso ferroviario di Vibo Marina, eterna incompiuta

La grande opera, eterna incompiuta, continua a marcire. Doveva rappresentare uno snodo cruciale per la viabilità a Vibo Marina, vecchio giardino sul mare a cui oggi resta soltanto un abusivismo dilagante mai sanato, l’erosione che minaccia ampie fasce litoranee e promesse mai realizzate. Un po’ di pioggia ed il sottopasso si allaga. Non c’è modo affinché l’acqua, stagnante, defluisca. Si alimenta così quel malsano ecosistema che, da tempo, è ragione di proteste e disagi per chi abita nella zona: insetti e miasmi insopportabili, senza considerare la bruttura di un cantiere enorme e le difficoltà da affrontare per aggirarlo.

Un dettaglio del sottopasso di Vibo Marina

Presentato il progetto nel 2012, dall’assessore ai Lavori pubblici Giorgio Modafferi, amministrazione D’Agostino, un cartello – ancora oggi – annuncia la fine dei lavori per il 2017. Un altro ancora rimanda al 2019. Il sottopasso doveva collegare e ammodernare due parti della frazione turistica vibonese di fatto da sempre isolate dalla linea ferroviaria Rosarno-Eccellente. Finora impegni non mantenuti, promesse e soldi spesi per un’opera non fruibile che potrebbe restituire anche decoro, vivibilità ed un minimo di modernità a quello che un tempo l’Italia conosceva, appunto, come il giardino sul mare.

Costato finora 2,5 milioni di euro, servirebbero – aveva specificato, nel maggio 2020, l’attuale assessore  ai Lavori pubblici Giovanni Russo – altri 500.000 euro. Insomma, solita storia, opere che s’iniziano preventivando un costo che poi, cammin facendo, lievita e lievita, senza che l’infrastruttura sia consegnata. Passato in cavalleria il primo anno del Covid, passerà certamente, anche il secondo, ovvero il 2021. Se ne riparlerà, forse, nel 2022, e forse quei 500.000 euro preventivati per completare l’opera, non basteranno neppure.

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