Dinami, monsignor Luigi Renzo riapre l’eremo di Soreto
Chiuso anni fa, riprende vita con l’intitolazione ai santi Francesco di Paola e d'Assisi. A custodirlo sarà padre Pino Muller
Riprende vita l’eremo “San Francesco di Paola” di Soreto di Dinami. Una riapertura sancita in modo solenne, con tanto di cerimonia liturgica presieduta dal vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea monsignor Luigi Renzo. Il presule, in accordo con il parroco don Rocco Suppa, ha affidato il romitaggio al sacerdote della Congregazione dei “Giuseppini del Murialdo” padre Pino Muller, originario di Acquaro. Nella sua omelia il vescovo si è soffermato sull’importanza della preghiera contemplativa e del silenzio interiore, «come momento forte, soprattutto nel mondo di oggi, per esperimentare profondamente il senso del divino e lo spirito della fraternità», e sulle motivazioni che hanno portato alla riapertura dell’eremo, «voluta quale segnale ed augurio affinché possa seguire non solo un rifiorire della devozione al Santo Paolano, ma anche una ripresa più diffusa e sentita della spiritualità cristiana». A seguire, ha richiamato l’attenzione sulla peculiarità del luogo su cui insiste l’eremo, «posto nelle vicinanze dell’antico convento, alla cui devozione è particolarmente legata la gente di Calabria.
Esso – ha aggiunto – era il convento dei Padri Minimi più antico della diocesi di Mileto, sorto ai primi del XVI secolo. Nato come Agostiniano nella seconda metà del secolo precedente, venne poi concesso ai Padri Minimi dal conte di Arena Gianfrancesco Concublet, lo stesso che nel 1516 chiese al papa Leone X di poter testimoniare nel processo di canonizzazione di San Francesco di Paola. Andato distrutto tra il 1600 e 1700, oggi del grandioso impianto architettonico conventuale restano solo gli imponenti ruderi, di recente recuperati e riportati alla luce lungo il fiume Marepotamo». Per quanto riguarda l’eremo, sorto con il contributo dei fedeli nel 1996 su iniziativa di Francesco Tonso – previa autorizzazione dell’allora vescovo Tarcisio Cortese e del priore della Certosa di Serra S. Bruno – esso fu concesso al certosino padre Elia Catellani perché vi conducesse vita eremitica. La sua presenza è perdurata fino a pochi anni fa, quando il religioso ha dovuto lasciare la residenza per motivi di età e di salute. Adesso, come detto, intitolato nella nuova sistemazione ai Santi Francesco di Paola e di Assisi, «di cui si vuole ripercorrere la spiritualità a servizio della Chiesa e della fraternità universale», viene affidato alla custodia di padre Muller, pronto a dedicarsi alla vita solitaria e al servizio di accoglienza, ascolto e direzione dei pellegrini, dopo aver rinunciato, provvisto di tutte le autorizzazioni canoniche, all’esperienza di parroco a Cava dei Tirreni. Nel corso della sacra funzione il sacerdote ha ricevuto il nuovo scapolare bianco, sul modello dell’abito dei Padri Minimi, ed ha contestualmente rinnovato nelle mani del vescovo i voti religiosi della professione temporanea nella nuova esperienza eremitica.