Joppolo: il sindaco chiude le scuole dell’infanzia non assicurando il diritto al dissenso
I rappresentanti dei genitori lamentano di non essere stati invitati ad alcuna riunione e chiedono la riapertura degli istituti scolastici così come già avvenuta nei comuni limitrofi. Pronto un ricorso al prefetto di Vibo per l’annullamento dell’ordinanza
“Nella giornata di martedì 7 dicembre, il sindaco del Comune di Joppolo, Carmelo Mazza, ha emanato l’ennesima ordinanza volta a prorogare la chiusura degli istituti scolastici del territorio comunale e ciò all’esito della “riunione nella residenza municipale con la partecipazione di genitori e rappresentanti di classe”. Dispiace constatare, tuttavia, come si sia omesso di invitare proprio i rappresentanti dei genitori della scuola dell’infanzia di Joppolo e Coccorino. Pertanto, non si comprende chi sarebbero stati i presenti alla riunione”. E’ quantorendono noto i rappresentanti dei genitori delle scuole dell’infanzia, Eleonora Zappia di Coccorino e Carla Verde di Joppolo. “Per l’ennesima volta si è presa una decisione in merito alle scuole senza conferire con i diretti interessati che avrebbero manifestato nella sede opportuna la volontà comune della stragrande maggioranza famiglie, ossia la riapertura degli istituti scolastici con effetto immediato. I rappresentanti si sarebbero battuti affinché la scuola venisse riaperta anche solo per pochi giorni, vista l’imminente pausa natalizia. Tutti i genitori sono ben consapevoli del danno che i bambini subiscono quando vengono tenuti forzatamente tra le mura domestiche, in una fase così importante di crescita e apprendimento in cui è indispensabile il contatto quotidiano con maestre ed altri bambini; è una fase in cui si creano le basi anche comportamentali e si stimola il loro intelletto preparandoli alla futura vita scolastica e tutti gli sforzi dei genitori volti a sopperire a questa mancanza non possono certo essere sufficienti. Si rammenta che la scuola dell’infanzia non è obbligatoria ed i genitori che si fossero trovati in disaccordo avrebbero comunque potuto continuare a tenere i propri figli a casa. Ma chi come noi desidera che i propri figli possano mantenere una parvenza di normalità e di crescita continuando a frequentare la scuola in tutta tranquillità, doveva avere il diritto di poter esprimere il proprio dissenso alla chiusura, diritto negato. [Continua dopo la pubblicità]
Questa decisione, contro ogni vostra aspettativa, non fa altro che aumentare la probabilità di contagio: per contenere un possibile rischio lo si amplifica costringendo le famiglie a ricorrere all’aiuto di parenti fuori dal nucleo familiare, come nonni e zii, che spesso per questioni anagrafiche, sono proprio i soggetti più esposti. Peraltro, la scuola dell’infanzia non prevede alcun trasporto pubblico e, dunque, i bambini sono ancor più al riparo da una possibile fonte di contagio. Se poi si vuole analizzare il merito dell’ordinanza, non si ravvisano le motivazioni alla base del provvedimento di chiusura, non risultando sufficiente il richiamo di generici motivi sanitari, considerando che la pandemia ha raggiunto una dimensione mondiale e tutte le scuole dei comuni limitrofi risultano aperte. Ad oggi, infatti, non si registrano casi attivi collegati al circuito scolastico che potrebbero dunque mettere a repentaglio la sicurezza degli istituti.
La domanda, a questo punto, sorge spontanea: cosa è stato fatto in questi mesi per aumentare la sicurezza dei nostri ragazzi e dei nostri bambini nelle scuole del Comune di Joppolo? Basterebbe volgere lo sguardo poco più a sud, dove il Comune di Nicotera ha addirittura stanziato fondi del bilancio per permettere di sottoporre a tampone su base volontaria tutto il personale scolastico e comunale. Stiamo perdendo questa finestra di apertura in condizioni di relativa calma posticipandola al 7 gennaio, proprio dopo le feste che molto probabilmente porteranno un’impennata dei contagi. Per tali motivi si invita a riconsiderare la decisione di mantenere le scuole chiuse che, allo stato, risulta assolutamente ingiustificata e altamente pregiudizievole per i diritti dei bambini e dei genitori. Assicuriamo che, in caso contrario, procederemo – concludono i rappresentanti dei genitori delle scuole dell’infanzia – ricorrendo agli enti sovraordinati nelle sedi opportune”.
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