giovedì,Dicembre 26 2024

Natuzza, il vescovo Renzo: «Malelingue hanno provato a fermare la beatificazione»

La rivelazione del presule nel corso della messa dell’anniversario della morte della mistica: «Appena la stampa ha dato la notizia dell’apertura della causa, al Papa sono state inviate lettere contro lei e me»

Natuzza, il vescovo Renzo: «Malelingue hanno provato a fermare la beatificazione»

Per il secondo anno consecutivo l’anniversario della morte di Natuzza Evolo è stato commemorato in modo ufficiale dalla diocesi nella basilica cattedrale di Mileto e non nella Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” di Paravati. E non solo per il Covid-19, anzi. Alla messa presieduta dal vescovo Luigi Renzo erano presenti i figli naturali e numerosi altri familiari della Serva di Dio, morta appunto nel giorno di Ognissanti del 2009. Tra i partecipanti anche il sindaco Salvatore Fortunato Giordano. Nessuno, invece, tra gli esponenti della Fondazione da lei voluta per la realizzazione della Villa della Gioia. «Undici anni fa – ha esordito il presule di Mileto-Nicotera-Tropea nella sua omelia – Mamma Natuzza ci ha lasciato per transitare all’altro mondo ed entrare nella gloria del Cielo. Oggi festeggiamo la moltitudine immensa dei Santi del Paradiso, tra cui anche lei che già in vita ha avuto la visione del Paradiso». [Continua]

Il vescovo ha poi dato qualche ragguaglio sul processo di beatificazione della mistica, «visto che può sembrare che tutto sia finito il 6 aprile dell’anno scorso con l’istituzione del tribunale. Non è così, anzi – ha sottolineato – la causa nonostante le difficoltà è partita e in questi ultimi giorni ci siamo rilanciati. Abbiamo allestito la sala-archivio della curia dove si stanno raccogliendo il materiale e tutte le testimonianze scritte che arrivano e abbiamo rilanciato l’istruzione con l’ascolto dei testimoni e le 630 domande con cui si vuole mettere in evidenza la vita eroica di Mamma Natuzza. Questo ci dà conforto, anche se è necessario proseguire su questa strada».

Monsignor Renzo si è quindi posto la domanda su chi siano i santi, in particolare i poveri in spirito. Questa la sua risposta: «Sono quelli che non si attaccano alle cose di questo mondo, che non diventano schiavi delle cose: del potere, della fama, dei privilegi, ma vivono distaccati. Noi non siamo padroni di nulla, appena meno ce l’aspettiamo dobbiamo lasciare tutto. I santi – ha proseguito – sono anche coloro che sanno accettare la sofferenza morale e fisica come Natuzza, la quale in vita è andata incontro a persecuzioni, incomprensioni e contrasti. Anche in questa cattedrale, quando era giovane, con l’esorcismo subito in piena notte. Ma poi anche da morta, poverina, non viene lasciata in pace». E al riguardo il presule ha ricordato quanto ha dovuto lottare per fare aprire la causa dell’umile donna di Paravati, «proprio per le malelingue che scrivevano in quel frattempo alla congregazione. Appena la stampa ha diffuso la notizia che io avevo aperto la causa di beatificazione – ha svelato – subito al Papa sono state inviate lettere contro di lei e me, affinché bloccasse il tutto. Non ci dobbiamo meravigliare, questo vuol dire che siamo sulla strada giusta, che ci fa passare per la porta stretta, salire sul calvario e poi risorgere. Una strada della croce che Natuzza conosceva bene. Andiamo avanti senza paura delle difficoltà – ha concluso – e auguriamoci di essere anche noi accolti da Mamma Natuzza, dalla Madonna e dal Signore nella grande moltitudine che segue l’Agnello in Paradiso».

L’undicesimo anniversario della morte della Serva di Dio si è consumato con, sullo sfondo, la diatriba ancora in atto tra diocesi e Fondazione sulle mancate riforme dello statuto, da oltre tre anni richieste da monsignor Renzo in vista della consacrazione della chiesa della Villa della Gioia. Uno scontro che, dopo il diretto intervento di Papa Francesco, i tanti suoi figli spirituali sparsi per il mondo sperano a breve venga finalmente risolto.  

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