“Pasqua frontiera della pace”, il messaggio del vescovo Renzo
Il presule della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea ricorda ai sacerdoti, ai consacrati e ai fedeli che «siamo tutti figli dello stesso Padre, che fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni»
“Pasqua frontiera della pace”. Questo il titolo dell’annuale messaggio inviato in occasione delle festività pasquali dal vescovo Luigi Renzo a sacerdoti, consacrati e fedeli laici della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea.
Nella lettera, prendendo spunto dal tema dell’incontro internazionale tenuto a Bari lo scorso febbraio dai vescovi dell’area del Mediterraneo e dalle parole espresse in quell’occasione da papa Francesco, il presule auspica di vedere tale parte del globo «più che come area geografica e spazio culturale di civiltà» come luogo «in cui il cuore di ognuno di noi è chiamato a trasformarsi in “frontiera di pace” e di accoglienza, quale frutto della Pasqua del Signore. Se vogliamo essere discepoli di Cristo e se vogliamo dirci cristiani – sottolinea – questa è la via, non ce n’è un’altra. Amati da Dio, siamo chiamati ad amare; perdonati, a perdonare; toccati dall’amore, ad amare senza aspettare che comincino gli altri; salvati gratuitamente, a non ricercare alcun utile nel bene che facciamo. Magari ci viene da pensare che in questo Gesù esagera. Arrivando persino a dirci: “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano”». [Continua]
Monsignor Renzo prosegue spiegando che, al riguardo, «verrebbe da credere che Gesù parla così per richiamare l’attenzione e per populismo, per cui quello che dice forse non occorre nemmeno prenderlo alla lettera. Nulla di tutto questo. Al contrario, nella circostanza egli è, invece, diretto e chiaro, e afferma senza giri di parole che chi ama Dio non può avere nemici nel cuore e che siamo tutti figli dello stesso Padre, che non fa discriminazioni e che fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni».
Questa è la «nuova frontiera di Pasqua, che elimina tutti i muri, tutte le inimicizie. Ed è su questa frontiera che noi dobbiamo collocarci per essere pronti a tutto per il bene di tutti». Poi – riprendendo la citata omelia di papa Francesco – il vescovo spiega che il cristiano, «in un mondo indifferente e ingiusto come quello di oggi, dove sembra di assistere all’agonia della speranza, non può fare come quei discepoli che prima impugnarono la spada e poi fuggirono. La soluzione non è sfoderare la spada contro qualcuno e nemmeno fuggire dai tempi che viviamo, ma la via di Gesù: l’amore attivo, umile e fino alla fine. Pasqua, allora – puntualizza – non è un evento del passato che annualmente ricordiamo per tradizione: per la potenza dello Spirito Santo è un evento sempre attuale che ci consente di guardare e toccare con fede la carne crocifissa di Cristo in tanti nostri fratelli sofferenti nel corpo e nello spirito per aiutarli ad elevarsi».
Il presule cita, quindi, quanto scrisse sulla Pasqua don Francesco Mottola nel 1968, un anno prima della sua morte: «È il periodo della primavera. Morì Gesù, il fiore dei fiori. Morì per salire al Cielo nella gloria della Risurrezione e per intercedere per noi. Cristo è il vero fiore dell’umanità». Parole che aprono «alla speranza ed alla gioia della contemplazione, una primavera della vita come immensa frontiera di pace, a cui nessun cristiano può rinunciare».
Infine, il racconto del ricco e del povero, in cui il primo consegnò un cesto di spazzatura al secondo. «Questo gli sorrise e se ne andò col cesto – conclude monsignor Renzo – poi lo svuotò, lo lavò e lo riempì di fiori bellissimi. Ritornò dall’uomo ricco e glielo restituì. L’uomo ricco si stupì e gli disse: “Come mai mi hai donato fiori bellissimi quando io ti ho dato spazzatura?”. L’uomo povero gli rispose: “Ogni persona dà ciò che ha nel cuore”. Fu una grande lezione per quell’uomo che si sentiva superiore e in diritto di fare tutto ciò che voleva. Un po’ come succede all’uomo di oggi che brama ogni cosa a tutti i costi e regala spazzatura al posto di fiori».