Immigrazione, l’accoglienza virtuosa in primo piano al Vespucci di Vibo Marina
L’ex amministratore giudiziario del Cara di Isola Capo Rizzuto, Vitaliano Fulciniti, ha raccontato agli alunni la sua esperienza alla guida del centro spiegando come si possa realizzare la vera integrazione
“Dall’accoglienza all’integrazione”, è questo il titolo del bel libro di Vitaliano Fulciniti, ex direttore del Cara di Isola Capo Rizzuto – chiamato a gestire il Regional hub dei migranti dopo la nota bufera giudiziaria dell’inchiesta Jonny – attorno al quale è ruotato l’evento che si è svolto questa mattina all’Istituto Amerigo Vespucci di Vibo Marina. Un dialogo, introdotto dalla dirigente scolastica Maria Salvia, intenso e partecipato, su tematiche di strettissima attualità, che ha coinvolto gli alunni dell’istituto catapultandoli in un racconto in presa diretta su come l’integrazione dei migranti possa essere più di un’astrazione e, soprattutto, come essa passi attraverso azioni concrete e virtuose.
«Per 14 mesi ho diretto il Centro di prima accoglienza – ha raccontato Fulciniti – e in questo lasso di tempo ho cercato, insieme ai miei collaboratori, di cambiarne il volto. C’era la necessità di passare dalla semplice accoglienza alla ben più importante integrazione. Per farlo abbiamo inventato una filosofia: il “Cara casa”. Idea che poi abbiamo riempito di tanti contenuti e tanti progetti che sono serviti a coinvolgere completamente gli ospiti, facendoli sentire a casa ed evitando che si sentissero in un posto estraneo al loro vissuto. Questo ha consentito che loro cominciassero a prendersi cura del luogo che li ospitava come se fosse la loro vera casa».
Così Fulciniti ha raccontato le esperienze più significative della nuova filosofia di gestione del Cara. «Il primo progetto è stato quello della cura del verde, che ha visto gli ospiti del centro impegnarsi nel renderlo più accogliente, più pulito, sicché anche gli alloggi diventavano sempre più curati e tutti si dimostravano molto più attenti ai dettagli. Ricordo sempre la storia di un ragazzo, Arif, che a un certo punto ha iniziato a raccattare piatti e bottiglie di plastica che usava poi per realizzare vari oggetti decorati e di uso quotidiano. Piccole cose, piccoli gesti significativi che hanno cambiato realmente il modo di vivere all’interno del centro».
Un’azione, quella messa in atto dall’amministratore giudiziario incaricato dal Tribunale di Catanzaro e dall’Agenzia per i beni confiscati, che ha richiamato anche l’attenzione dell’Unicef che al Cara di Isola Capo Rizzuto si è rivolta per realizzare le sue famose Pigotte. «Collaborazione accolta con grande partecipazione degli ospiti, nella consapevolezza che il ricavato del loro lavoro sarebbe servito per salvare la vita di tanti bambini nei loro paesi d’origine».
Dal racconto di Fulciniti emerge su tutto una narrazione alternativa della gestione del sistema dell’accoglienza. Un modello virtuoso che centra in buona misura l’obiettivo dell’integrazione. «La speranza – ha aggiunto l’autore del libro – è che passi il messaggio che si può fare accoglienza in maniera onesta, sana, senza arricchirsi. Ci sono riuscito io in pochi mesi, ci possono riuscire tutti quanti, specie chi nel settore ci lavora da anni».