L’Anmil ricorda il messaggio del Papa: «Morti bianche e infortuni sul lavoro sono un tragico impoverimento sociale»
Il presidente territoriale dell'associazione nazionale Michele Caridà esprime cordoglio per la morte del Pontefice: «Risuoneranno perennemente inalterate le parole di sostegno del Santo Padre»

«È trascorso poco meno di un mese dal malore di Papa Francesco e solo 4 giorni da quando ci ha lasciato, eppure è vivo e lo sarà sempre nei nostri cuori. Nei ricordi dell’Anmil (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) risuoneranno perennemente inalterate le parole di sostegno sull’operato dell’Associazione di tutela delle vittime del lavoro e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla prevenzione degli infortuni e sulle politiche della sicurezza che Bergoglio ha speso in più circostanze, come durante le Udienze del 2016, 2018 e del 2023, quest’ultima in occasione dell’80° anniversario della fondazione dell’Anmil». Così il Presidente territoriale Anmil di Vibo Michele Caridà, commemora la memoria del Santo Padre che rivolgendosi all’Associazione, diceva: «Non possiamo abituarci agli incidenti sul lavoro, né rassegnarci all’indifferenza verso gli infortuni. Non possiamo accettare lo scarto della vita umana. Le morti e gli infortuni sono un tragico impoverimento sociale che riguarda tutti, non solo le imprese o le famiglie coinvolte. Non dobbiamo stancarci di imparare e reimparare l’arte del prenderci cura, in nome della comune umanità. La sicurezza, infatti, non è solo garantita da una buona legislazione, che va fatta rispettare, ma anche dalla capacità di vivere da fratelli e sorelle nei luoghi di lavoro».
Michele Caridà a nome dell’Associazione ricorda il «messaggio di impegno sociale che ci ha lasciato il Papa e, con profonda riconoscenza alla sua garbata e sorridente vicinanza alla missione dell’Anmil, promettiamo il nostro impegno quotidiano nel prevenire gli infortuni sul lavoro e nel prenderci cura, sul piano fisico e morale, di chi ha subito le conseguenze traumatiche dell’insicurezza lavorativa», conclude.