mercoledì,Maggio 7 2025

Memoria viva, Zungri ricorda il genocidio del popolo armeno: la bandiera esposta dal palazzo municipale

Tra il 1915 e il 1917 diverse centinaia di intellettuali armeni furono arrestati e in seguito torturati e uccisi per conto del movimento dei Giovani Turchi che all'epoca governava l'Impero Ottomano. Il Comune del Poro ha inteso lanciare un messaggio di pace e dialogo

Memoria viva, Zungri ricorda il genocidio del popolo armeno: la bandiera esposta dal palazzo municipale

Zungri ricorda la triste pagina storica del genocidio degli armeni. La bandiera del popolo armeno, listata a lutto per la morte di Papa Francesco, è stata esposta dalla finestra del palazzo municipale in occasione del 24 aprile. Ogni anno infatti, l’ente accoglie l’iniziativa promossa dalla Comunità Armena-Calabria che invita tutti i Comuni, associazioni, istituzioni a commemorare il Popolo armeno.

Il genocidio del popolo armeno

Il genocidio si consumò tra il 1915-1917: diverse centinaia di intellettuali armeni furono arrestati e in seguito torturati e uccisi per conto del movimento dei Giovani Turchi che all’epoca governava l’Impero Ottomano. Fu l’inizio di quello che da molti è stato definito il «primo genocidio del ‘900» in cui avrebbero perso la vita circa 1 milione e mezzo di armeni.

Questo dramma storico è stato riconosciuto come «Genocidio» dalla Sottocommissione per i diritti umani dell’Onu nel 1973 e 1986; dal Parlamento Europeo nel 1987con la «Risoluzione su una soluzione politica del problema armeno; dal Parlamento Italiano in data 17 novembre 2000 con l’approvazione della mozione nr. 6-00148. Anche Papa Francesco, il 12 aprile 2015, in occasione di una solenne celebrazione in San Pietro, ricordò l’eccidio degli armeni perpetrato dall’Impero ottomano.

Con l’esposizione della bandiera armena, la comunità di Zungri – rappresentata dal sindaco Serafino Fiamingo – ha inteso farsi portavoce di un messaggio di pace e dialogo fra i popoli in un’epoca segnata da sanguinosi conflitti.

Il legame con le grotte di Zungri

Il legame tra le grotte di Zungri e il popolo armeno è forte. L’insediamento rupestre della Valle degli Sbariati, per le sue caratteristiche, infatti rievoca le aree del Mediterraneo orientale. In più, similitudini si riscontrano con località della Turchia di cui l’Armenia era parte integrante. Intorno al IX secolo dC per ragioni militari un contingente armeno a seguito del grande stratega Niceforo Foca (il vecchio) giunse in Calabria. Si stanziò tra Bruzzano e Brancaleone dove fondarono dei castelli scavati nella roccia. I contingenti avevano il compito di arginare l’occupazione degli arabi che già avevano preso la Sicilia e minacciavano Reggio. La toponomastica, l’onomastica e molti vocaboli sul territorio sono rimasti armeni. A Ferruzzano e Brancaleone– in particolare – sono chiari i segni del loro passaggio: dai culti alle chiese-grotta, passando per alcune testimonianze artistiche (croci, pavoni stilizzati, pilastri a forma di albero della vita).

I rapporti di collaborazione tra Insediamento rupestre, Comune di Zungri e la Comunità armena anche nel recente passato hanno permesso di approfondire aspetti storici e analizzare le similitudini tra la cittadina del Poro e gli antichi abitati armeni in Calabria.

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