Dall’Argentina a Nicotera, cambiano le regole sulla cittadinanza: decreto che alleggerisce gli uffici comunali ma ipoteca il futuro
Da più di due anni il centro costiero vive una sorta di invasione di italo-discendenti: risorsa per la comunità ma anche motivo di affanno per il Municipio. Con la riforma dello Ius sanguinis voluta dal governo Meloni le cose sono cambiate, ecco come

Da oltre due anni sentir parlare spagnolo per strada o incontrare ragazzi che sorseggiano mate dal caratteristico recipiente a forma di zucca con cannuccia, è ormai diventato normalità a Nicotera. Nel Vibonese è uno dei Comuni con maggiori richieste di cittadinanza con Ius sanguinis: a centinaia, discendenti di italiani, sono arrivati qui dall’estero per sbrigare le pratiche necessarie e diventare essi stessi cittadini italiani. Il tutto grazie a un bisnonno o anche a un trisavolo che decenni o persino un secolo fa, ha lasciato il Belpaese in cerca di fortuna altrove. Le tante richieste giunte in Municipio hanno rappresentato una mole di lavoro significativa per gli uffici comunali che inevitabilmente in questi anni si sono trovati sotto pressione. Da qualche giorno però le regole sono cambiate. Con conseguente boccata d’ossigeno per i dipendenti comunali.
Ius sanguinis, come cambiano le regole sulla cittadinanza
Il 28 marzo infatti il Consiglio dei ministri ha adottato il cosiddetto “pacchetto cittadinanza” che va a riformare la disciplina in materia di Ius sanguinis. Due le fasi: subito in vigore il decreto legge con cui si prevede che gli italo-discendenti nati all’estero possano avere la cittadinanza solo se hanno almeno un genitore o un nonno nato in Italia. Nella seconda fase poi ecco due disegni di legge: con il primo si vanno ancor di più a stringere le maglie: ad esempio è introdotto il requisito della “residenza qualificata” ossia la necessità di vivere in Italia per almeno due anni continuativi; e ancora, si impone ai cittadini nati e residenti all’estero di mantenere nel tempo legami reali con il nostro Paese, esercitando i diritti e i doveri del cittadino almeno una volta ogni venticinque anni. Con il secondo disegno di legge inoltre cambiano anche le procedure per il riconoscimento della cittadinanza: i residenti all’estero non si rivolgeranno più ai consolati, ma ad un ufficio speciale centralizzato alla Farnesina.
Tanti cambiamenti, insomma. Che non sono stati accolti bene dalla vasta comunità di italo-discendenti che vivono all’estero. Di «drastica svolta» e «cattiva notizia» hanno parlato i quotidiani argentini. In Brasile, su siti e blog dedicati all’“italianità” si è andati ancor più pesante: «Il decreto che esclude la cittadinanza italiana discrimina e oltraggia i discendenti», «è una rottura unilaterale del patto tacito tra l’Italia e la sua diaspora», «ci condannano a diventare stranieri», si legge tra le altre cose, con toni mai troppo teneri.
Nicotera, cosa è cambiato dopo il decreto
Ma torniamo a Nicotera. Nell’ufficio che si occupa dell’iter per il riconoscimento della cittadinanza sono tre i dipendenti, due a tempo pieno e uno part time. «Ci sono stati momenti in cui sono stati veramente sommersi dalle pratiche, in municipio c’era sempre la fila di italo-discendenti tant’è che era stato necessario istituire degli orari appositamente dedicati a loro, anche per non rallentare le altre lavorazioni», ci spiega l’assessore Roberto Massara che tra le deleghe ha pure quella al Personale. A settembre, in uno dei momenti di maggiore “afflusso”, il Municipio è stato anche oggetto di un’ispezione da parte della Prefettura per la verifica della regolarità delle procedure. Successivamente l’amministrazione ha provveduto ad approvare un regolamento comunale dedicato proprio all’iter per il riconoscimento della cittadinanza Iure sanguinis. Come previsto poi dalle Legge di bilancio, è stata introdotta la tassa, fino a un massimo di 600 euro, per chi richiede la cittadinanza per discendenza.
E ora, come vanno le cose dopo la riforma voluta dal governo Meloni? «In concomitanza con l’approvazione del decreto legge, abbiamo avuto una impennata di richieste. In molti si sono affrettati ad avviare l’iter per la cittadinanza probabilmente temendo ulteriori restrizioni – spiega Massara -. Ma la pressione si è sicuramente allentata, gli uffici non sono più in affanno come lo erano ad esempio l’anno scorso».
Eppure, ammette, gli argentini (negli anni c’è stato anche qualche brasiliano) per la comunità di Nicotera non sono stati affatto un problema. Hanno popolato il centro storico ormai quasi disabitato, mandano i loro figli a studiare nelle scuole cittadine, lavorano nei locali e nelle attività del territorio. Non è mancato l’impegno nel volontariato: più volte si sono organizzati e hanno ripulito la spiaggia, alcuni hanno realizzato nella frazione Marina murales e altre installazioni colorate. Insomma, hanno contribuito a rendere più bello quello che per qualche mese è stato anche il loro paese. Per qualche mese sì, perché una volta ottenuta la cittadinanza la scelta per loro è quella di migrare ulteriormente, spostandosi al Nord o in altri Paesi europei.
Da parte dei nicoteresi non è mancato lo spirito di accoglienza. In Municipio, ad esempio, una volta a settimana i ragazzi del servizio civile tengono lezioni gratuite di italiano aperte proprio a chi è arrivato qui per chiedere la cittadinanza e mastica poco la lingua dei suoi avi.
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