venerdì,Aprile 11 2025

«Strade come cantieri, pericolose ma aperte al transito»: il degrado di Bivona e Porto Salvo nella denuncia di un’attivista FOTO

Ilenia Iannello documenta il pericolo quotidiano vissuto da cittadini e famiglie tra buche, incuria e silenzi istituzionali: «Non bastano più promesse e comprensione, servono interventi reali»

«Strade come cantieri, pericolose ma aperte al transito»: il degrado di Bivona e Porto Salvo nella denuncia di un’attivista FOTO

«Sembrano strade di campagna o cantierizzate, ma in realtà sono liberamente accessibili, con tutti i pericoli connessi». A denunciare, ancora una volta, il degrado urbano e ambientale che caratterizza Bivona e Porto Salvo è Ilenia Iannello, attivista vibonese, che insieme a Antonio Mirenzi, punta il dito contro la mancanza di interventi da parte delle amministrazioni competenti.

Le immagini che accompagna alla sua segnalazione, racconta, mostrano strade percorse quotidianamente «per recarsi a scuola, per recarsi a casa, per recarsi a lavoro, per recarsi al cimitero e infine anche al mare». Iannello poi riferisce dell’ultimo confronto avuto con l’ufficio tecnico del Comune di Vibo Valentia. «È di ieri l’ennesima interlocuzione con l’ufficio tecnico del Comune dove evidenzio, ancora una volta, che le numerose segnalazioni di oltre 8 mesi fa pare non siano state ascoltate». 

Nel dialogo con il tecnico comunale, racconta, riceve comprensione: «Mi guarda con lo sguardo con cui si guarda chi non può essere contraddetto e, infine, mi dà ragione: “mi tolgo le vesti di tecnico e indosso quelle da cittadino, mi dispiace”, mi dice. La volontà di voler intervenire la tocco con mano e mi spiega l’impossibilità di farlo nell’immediatezza perché “le casse del comune, purtroppo, sono quelle che sono”».

Una giustificazione che l’attivista non contesta nel merito, ma ritiene insufficiente: «Perché è qui che l’amministrazione svolge un compito cruciale: trovare i finanziamenti necessari per far fronte a problematiche del genere. Apprendo – prosegue Iannello – che una ditta, vincitrice di un appalto di 40.000€ per far fronte alle riparazioni del manto stradale dell’intero territorio comunale, interverrà, ma non si sa quando inizierà. E non si sa in quali zone potrà intervenire avendo a disposizione solo 40.000€ (che forse non basterebbero neanche per far fronte a metà delle riparazioni qui, figuriamoci se possono bastare per far fronte a tutto il territorio comunale)».

Iannello chiarisce che il malcontento non ha un colore politico specifico: «Il nostro rammarico non è nei confronti di questa o quella amministrazione: è nei confronti di chi se ne fotte, in generale e senza distinzione alcuna». E punta il dito contro l’inerzia istituzionale: «È nei confronti di chi avrebbe la competenza a sollecitare anche ulteriori enti, perché non è giusto che a richiamare al dovere siano i singoli cittadini non investiti di alcun potere di rappresentanza, ma purtroppo chi del potere di rappresentanza è investito nulla fa».

Nel post, l’attivista informa di aver presentato una denuncia alle istituzioni. «Oggi io e Antonio Mirenzi abbiamo formalmente denunciato alle amministrazioni e agli enti competenti (Comune, Provincia, Corap e per conoscenza Prefetto e Comando provinciale dei Vigili del fuoco) il degrado in cui versano le strade nonché i nostri centri abitati, affinché rimanga traccia della loro inerzia, ma sopratutto affinché intervengano».

Il degrado, prosegue, non è solo urbano ma anche ambientale: «E anche da questo punto di vista numerose sono state le segnalazioni, sopratutto dirette all’assessore competente al ramo». Richiama infine il principio di prevenzione che «comporta che la pubblica amministrazione intervenga prima del verificarsi di un danno, al fine, nella misura in cui ciò sia possibile, di eliminare o, almeno, di ridurre fortemente il rischio che lo stesso si verifichi».

E in conclusione: «Non serve incombere per forza in pericolo per asserire che vi è un dovere implicito sorretto dalla competenza di cui si è investiti. Se è la lettera scritta che vi serviva per richiamarvi al dovere, noi l’abbiamo redatta e protocollata. Le risposte, ora, le pretendiamo concrete».

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