Emergenza randagismo a Vibo, i volontari: «Cercavamo i branchi con i droni, ora è tutto fermo. L’Asp faccia la sua parte»
L'associazione Argo che gestisce il canile municipale denuncia il mancato intervento dell'Azienda sanitaria provinciale e il crescente numero di cucciolate abbandonate. «Adozioni in aumento, ma servono soluzioni concrete»

Il fenomeno del randagismo nel Vibonese è arrivato a un punto critico. Nonostante il grande impegno dei volontari e le adozioni in crescita, la gestione del problema sta diventando sempre più difficile a causa della mancanza di una struttura sanitaria adeguata e di una sinergia efficace tra enti e associazioni. A fare il punto della situazione ai nostri microfoni è Marika Barreca, vicepresidente dell’associazione Argo che, da 2018, gestisce il canile municipale di Vibo Valentia e che ci ha raccontato delle difficoltà quotidiane, della necessità di interventi concreti da parte dell’Asp e dell’importanza delle adozioni consapevoli per garantire un futuro migliore ai tanti cani ancora in cerca di una casa.
Nei giorni scorsi avete denunciato, tramite un comunicato, una situazione «diventata insostenibile» nella gestione del fenomeno del randagismo. Ci spiega cosa sta accadendo?
«La situazione è diventata insostenibile perché da ormai quasi un anno non facciamo altro che recuperare cucciolate su cucciolate di cani che vengono ripetutamente lasciati sul territorio dal servizio veterinario Asp. Succede che i cuccioli vengono recuperati (a volte anche tardi) ma le femmine no, vengono lasciate sul territorio. Ecco, che così facendo ogni sei mesi siamo qui a dover recuperare cuccioli delle stesse mamme a dismisura».
Quanti cani avete attualmente all’interno del canile?
«Abbiamo circa 220 cani adesso nel canile, di cui 26 sono i cuccioli entrati negli ultimi due mesi, fratelli delle cucciolate precedenti. Mediamente ogni anno entrano in canile circa 100-150 cani l’anno. Questo vale per noi come per gli altri due canili del vibonese, quello di San Gregorio d’Ippona e quello di Ricadi».
Lei nel comunicato parlava di un modello funzionante fino a qualche tempo fa con una sinergia tra il Comune, l’Asp, le associazioni. Adesso questo modello sta funzionando meno?
«Sì, abbiamo fatto un grandissimo lavoro negli anni precedenti cercando di ripulire al meglio il territorio. C’era in effetti questa sinergia tra l’associazione, il Comune e Asp. Purtroppo con il cambio del vertice dell’Asp e andando in pensione il vecchio veterinario Asp, con l’entrata della nuova veterinaria è diventato più complicato, e in questo periodo la situazione è al totale sbaraglio: non abbiamo più recuperi e non riusciamo ad avere una collaborazione con l’Asp»
Che tipo di azioni venivano svolte in passato che adesso stanno venendo meno?
«Beh, ad esempio in passato abbiamo fatto ogni anno il censimento dei cani vaganti anche con l’ausilio dei droni. Censivamo tutti i branchi, soprattutto le femmine, per catturarle, sterilizzarle e rimetterle sul territorio. Da qualche mese a questa parte tutto ciò non sta più funzionando proprio perché manca una struttura sanitaria».
Cosa chiedete allora adesso all’Asp?
«Come dicevo non c’è un canile sanitario nell’intera provincia di Vibo. Noi chiediamo che si individui una struttura sanitaria al più presto in modo da poter continuare a fare il lavoro che abbiamo sempre fatto. Il Comune di Vibo devo dire che sta realizzando all’interno del canile proprio un’area sanitaria, quindi sta facendo diventare il canile una struttura polifunzionale per dare una maggiore tutela sul benessere dell’animale, ma se qui non si muove l’Asp non possiamo fare molto».
Qual è invece la situazione delle adozioni su Vibo Valentia?
«Nell’ultimo anno abbiamo fatto un grandissimo lavoro di sensibilizzazione e ogni anno sempre di più i cittadini rispondono davvero bene, oltre che con le adozioni anche con gli aiuti presso il canile, cosa che inizialmente non veniva quasi mai fatta perché il cittadino era restio a venire in canile. Oggi fortunatamente abbiamo molti cittadini, molti ragazzini che vengono in canile e soprattutto anche le adozioni sono molto aumentate».
Quello dei volontari è sicuramente un grande lavoro, faticoso anche dal punto di vista emotivo per le situazioni delicate che vi trovate ad affrontare. Al tempo stesso immagino ci sono storie che vi ripagano di tutti i sacrifici fatti.
«Sì potrei raccontarne davvero tante. Mi viene in mente quella di Nairobi, una cagnolina sfortunata che girava nel quartiere ed è stata picchiata brutalmente, tanto da lesionarle la colonna cervicale. Volevano farlee l’eutanasia, ci siamo opposti. Fortunatamente dopo tanti sforzi e fisioterapia durata mesi, la cagnolina ha ripreso a camminare e adesso è tranquilla, felice e vive una vita tranquilla».
Ci spiega come funziona l’iter per le adozioni?
«Noi facciamo compilare un questionario conoscitivo, poi andiamo a casa dei potenziali adottanti, facciamo una chiacchierata con tutta la famiglia, anche i bambini, per far capire cosa vuol dire avere un cane, un animale, i doveri, i diritti, tutto quello che occorre. Se questo colloquio ha esito positivo e sono loro consapevoli, allora possono passare al canile per a scegliere in base alle necessità, all’ambiente, a tanti fattori, il loro compagno di vita».
Allora chiudiamo questa chiacchierata con un appello all’adozione
«Come si dice, noi abbiamo uno slogan: aprite una gabbia e regalate un sogno. Venite nei canili, adottate, purché adozioni consapevoli perché si tratta di esseri viventi, e un cane è un compagno per tutta la vita».