venerdì,Gennaio 31 2025

Parla il prof vibonese che rappresenterà l’Italia tra i 50 finalisti al premio come migliore insegnante del mondo: «È il lavoro più bello. Vi spiego perchè» – VIDEO

La scuola del presente e del futuro, l’approccio con gli studenti e “La quarta dimensione”: il docente di matematica e fisica di Tropea Giuseppe Fiamingo si racconta ai nostri microfoni

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«È difficile trovare le parole o descrivere le emozioni che si provano quando si rientra in determinate competizioni così importanti. Sicuramente è un qualcosa di unico e che mi carica di responsabilità nei confronti di tutti quei docenti, di quei ragazzi che hanno fatto dell’istruzione l’obiettivo primario nella vita». È comprensibilmente ancora emozionato Giuseppe Fiamingo, professore di matematica e fisica all’Istituto d’Istruzione Superiore “Galluppi” di Tropea, per essere risultato tra i 50 migliori docenti al mondo in occasione del Global Teacher Prize, premio istituito da Varkey Foundation in collaborazione con GEMS Education e l’UNESCO. 

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Nelle prossime settimane il professore originario di Spilinga, che continua ad ispirare con il suo progetto MoCRiL – un laboratorio subacqueo per esplorare l’universo -, volerà a Dubai dove rappresenterà l’Italia assieme agli altri docenti finalisti, provenienti da 89 Paesi, nell’evento conclusivo del Global Teacher Prize. Intanto però ad attenderlo come ogni mattina ci sono i suoi studenti tra i banchi del Liceo Scientifico Fratelli Vianeo dove il prof Fiamingo ci ha accolti per un’intervista sui giovani e sulla scuola del futuro. 

L’intervista

La soglia d’attenzione dei giovani è sempre più bassa e spesso faticano a seguire con interesse le lezioni. Come si fa ad accendere in loro la voglia di apprendere?
«Innanzitutto è importante far capire ai giovani che la scuola non deve essere assolutamente intesa come un dovere o un obbligo ma come un’opportunità. Perché di questo si tratta. A scuola si studia per imparare, per crescere, per sviluppare un pensiero critico. Poi sicuramente è compito anche dell’insegnante provare ad accendere quella scintilla che è la curiosità. Ecco, se l’insegnante riesce a trasmettere quell’entusiasmo e quella fame di apprendere allo studente allora sarà in grado di proiettare i ragazzi nel futuro e avrà compiuto al meglio il proprio lavoro».

Il sistema scolastico in Italia ha certamente dei punti deboli, quali sono secondo lei quelli su cui con più urgenza si dovrebbe intervenire? 
«Sicuramente un primo impatto è investire sulla formazione e sulla ricerca. È necessario che si vada a investire anche sul curriculum dei docenti, questo è molto importante. Non dobbiamo dimenticarci che il futuro di una società si misura sull’istruzione. Però non vorrei entrare in merito a situazioni pedagogiche o formative, perché sono cose che a me non competono ed è giusto che se ne occupano gli esperti del settore». 

Torniamo allora alla sua cattedra, lei insegna matematica e fisica, materie che sono spesso considerate più ostiche, in qualche modo meno accessibili per gli studenti. È davvero così? 
«Nel mio percorso devo dire che ho trovato tanti ragazzi che inizialmente trovavano la matematica una materia ostica e per i quali poi, invece, si è rivelata tutt’altro. Diciamo che i ragazzi hanno una predisposizione. Una predisposizione che va scoperta e anche qui è compito dell’insegnante cogliere e valorizzare questa predisposizione, che può essere verso le materia umanistiche piuttosto che per quelle scientifiche. L’importante è aiutarli a crescere, aiutarli a capire che tutto può essere prezioso nella vita. A volte si considerano le formule come qualcosa di meramente astratto, non ci si sofferma sul fatto che poi magari con quella formula, nel caso della fisica applicata alla medicina, si salva un paziente». 

Di recente ha dato alle stampe il suo primo libro “La quarta dimensione”, che lavoro è stato e di cosa parla?
«Sì, questo libro è nato in pandemia ed è nato con la voglia di trasmettere ai miei ragazzi, perché è un libro principalmente per studenti, di trasmettere tutto quello che ho appreso. All’interno c’è il frutto delle esperienze che ho fatto nei vari centri di ricerca, tutto quello che ho appreso nei miei anni di formazione e c’è poi appunto tutta la voglia di trasmettere quanto è bello studiare l’universo e la fisica. Si parte dalle origini dei miti fino ad arrivare alla fisica moderna. Devo ringraziare molti docenti universitari che mi hanno aiutato nella stesura di questo libro, dandomi consigli e delle dritte».

C’è un consiglio in particolare che si sente di dare ai giovani insegnanti che si approcciano a questo mestiere? 
«Beh, dal momento che a mio avviso fare l’insegnante è il mestiere più bello del mondo, un primo consiglio che mi sentirei di dare a questi giovani docenti è quello di credere in se stessi, di formarsi ad esempio nei centri di ricerca, nell’ambito scientifico, perché c’è un mondo che li aspetta. E poi sicuramente di credere, di essere resilienti e di non avere paura di trovare le porte chiuse perché quando si chiude una porta sicuramente se ne apriranno altre cento». 

Come immagina la scuola del futuro?
«La scuola del futuro sicuramente sarà una scuola inclusiva, capace di coinvolgere tutti i ragazzi perché ogni ragazzo ha un proprio potenziale. E poi dovrà sicuramente essere una scuola tecnologica, un laboratorio aperto per i ragazzi e non soltanto la classica scuola in cui si affrontano le lezioni frontali». 

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