Vibo Marina si ferma per ricordare il naufragio del “Papà Rocco” avvenuto 50 anni fa: «Fa parte della nostra storia»
Scuola, istituzioni e associazioni insieme per commemorare la tragedia costata la vita a quattro pescatori, tutti campani. Tra le testimonianze più toccanti quella del figlio di una delle vittime: «Avevo sei mesi, non ho mai conosciuto mio padre»
Era la notte del 29 gennaio 1974 quando nei pressi del porto di Vibo Marina la petroliera Giuliana, proveniente da Augusta con un carico di 810 tonnellate di benzina, speronò il motopeschereccio napoletano “Papà Rocco” provocandone il naufragio. Una tragedia costata la vita a quattro persone e che cinquant’anni dopo è stata ricordata proprio a Vibo Marina. Una cerimonia semplice e significativa, quella svoltasi ieri mattina nell’area verde sul lungomare dove da anni sorge la Stele in pietra lavica vesuviana a ricordo dei quattro componenti dell’equipaggio del Papà Rocco, tutti nativi di Ercolano: Giovanni Cozzolino, Armando Scognamiglio, Luigi Formisano, Gerardo Cozzolino.
Una mattinata, spiega la Pro loco di Vibo Marina che l’ha promossa, che «ha visto la partecipazione della comunità in un evento di particolare rilievo socio-culturale, ricco di notizie e testimonianze, pieno di attenzione e sentimenti. In una cittadina marittima e portuale che vuol preservare la sua identità e la memoria collettiva, il senso dell’appartenenza, ove il naufragio in una triste notte del “Papà Rocco” fa parte della sua storia, del lavoro fatto di sacrificio ed onestà, dei valori più genuini della gente, utili a comprendere il presente con le sue difficoltà, a costruire un futuro migliore».
Erano presenti alla cerimonia molti cittadini, alcuni familiari delle vittime del “ Papà Rocco” e pescatori della marineria di Vibo Marina; i ragazzi dell’Istituto A. Vespucci con la dinamica troupe del Tg Young accompagnati dai professori Annunziata Volpe, Adriana Giannini, Annamaria Fiarè e impegnati in riprese ed interviste; in rappresentanza dell’Autorità portuale l’ingegner Michele Ditto, della Capitaneria di porto Stv Antonio Menna, del distaccamento Vigili del fuoco del porto Orazio Carbone e Gabriele Ascione, del Comune il consigliere delegato al porto Silvio Pisani; infine i rappresentanti di varie associazioni.
La cerimonia, coordinata dal presidente della Pro loco Enzo De Maria, è iniziata con la deposizione di fiori alla Stele del Papà Rocco da parte degli studenti del Vespucci, poi un momento di preghiera con il parroco mons. Enzo Varone che si è soffermato sul lavoro difficile nobile antico dei pescatori già indicato nelle sacre scritture, quindi un minuto di silenzio e raccoglimento in onore dell’equipaggio scomparso.
È seguito un interessante intervento dello storico Antonio Montesanti «sulle vicende della sciagura del peschereccio “Papà Rocco” nella notte del 29 gennaio 2074 al rientro da una lunga giornata di lavoro e la sofferenza della comunità; sul mare e il porto come luogo di accoglienza di barche di pescatori provenienti dalla Calabria, Sicilia, Puglia, Campania che sono rimaste poi a Vibo Marina intessendo relazioni di amicizia, parentele, integrandosi e partecipando alla vita della cittadina ove la pesca ha da sempre avuto un ruolo significativo economico, sociale, culturale».
Quindi l’intervento di Nicola De Leonardo, presidente della Cooperativa dei pescatori “Arcobaleno”, che si è soffermato «sulle antiche origini delle famiglie dei pescatori della marineria di Vibo, la bellezza ed i pericoli di un lavoro pieno di sacrifici, pericoli, problemi vecchi e nuovi, scarso supporto; sull’arte della pesca artigianale costiera che si sta perdendo, mentre è necessario trasferire il loro sapere ed invogliare i giovani sia nella formazione che nell’ intraprendere anche il lavoro di pescatore magari con maggiore tutela e nuove tecniche di pesca sostenibile; sul trasferimento dei saperi, la custodia del mare, il nuovo ruolo delle donne, la relazione tra pesca e fede durante il lavoro, il forte legame in Calabria con San Francesco di Paola patrono della gente di mare».
Particolarmente seguita la testimonianza della giovane universitaria Benedetta Cozzolino, nipote delle vittime a cui «ha voluto sempre bene pur non avendoli mai conosciuti, proprio per la particolare storia di lavoro e sacrificio, tramandata nei ricordi più cari della famiglia». Toccante il collegamento telefonico da Taranto con uno dei figli delle vittime del Papà Rocco, Ciro Scognamiglio, oggi nel Corpo della Guardia di finanza: «Quando c’è stato il naufragio del motopesca a Vibo avevo appena sei mesi, non ho mai conosciuto mio padre, mia mamma aveva 20 anni ed ha dedicato tutta la sua vita a me. Ringrazio tutti per aver voluto oggi ricordare l’equipaggio del peschereccio “Papà Rocco” come figli appartenenti anche della bella comunità di Vibo Marina».