mercoledì,Gennaio 15 2025

Zungri, le grotte chiudono il 2024 con 35mila visitatori. La direttrice Pietropaolo: «Risultato straordinario, ecco le novità per il nuovo anno»

L'insediamento rupestre parte integrante di un progetto di valorizzazione del paese che coinvolge anche il centro storico: «Turisti stupiti, non si aspettano di trovare tutto quello che poi vedono»

Zungri, le grotte chiudono il 2024 con 35mila visitatori. La direttrice Pietropaolo: «Risultato straordinario, ecco le novità per il nuovo anno»
Le suggestive immagini delle grotte nelle foto del direttore del Museo, Pietropaolo

Il 2024 per Zungri e le sue grotte si è chiuso con un bilancio più che positivo. I numeri, infatti, hanno confermato l’interesse verso l’insediamento rupestre che continua ad attirare visitatori anche nel periodo di bassa stagione: «Nell’anno appena concluso – spiega la direttrice del Museo, Maria Caterina Pietropaolo – sono stati quasi 35.000 i visitatori che si sono recati a Zungri per visitare le grotte, il Museo e quindi il centro storico arricchito con il percorso delle Porte dipinte. I numeri sono stati crescenti negli anni e fanno ben sperare per uno sviluppo consapevole del territorio e per la nascita di nuove attività tese a rendere più servizi ai visitatori».

Non solo grotte

A Zungri le opere realizzate da Mastru Pino

La città di pietra, in questi anni, ha cercato di migliorare non solo l’area delle grotte ma l’intero abitato: «L’idea del percorso delle porte si è rivelata vincente, nata dal forte desiderio di ridare linfa vitale ad un centro storico semi-abbandonato, ma ugualmente visitato dai turisti. In tre anni – spiega Pietropaolo – siamo riusciti a creare un percorso all’interno del centro storico che si è arricchito notevolmente grazie al Concorso messo in atto dal Comune che ha permesso ad artisti di alto spessore di poter produrre delle meravigliose opere su porte abbandonate, andando ad inglobare la Traversa delle Filastrocche ed il Muro dei proverbi, opera di mastro Pino Costanzo, ormai noto come l’artista del cemento».

Così «il centro storico è diventato parte integrante della visita, molto apprezzato da tutti i visitatori ma anche dai residenti, grazie anche ai lavori di ripavimentazione e la sostituzione dei corpi illuminanti a conferma che anche l’amministrazione comunale ha sentito, già da tempo, la necessità di intraprendere un percorso volto al suo recupero».

I riscontri dei turisti

I riscontri da parte dei turisti non mancano: «La scoperta di Zungri lascia i visitatori piacevolmente stupiti. Non si aspettano di trovare un Museo ben organizzato, aperto tutti i giorni, con informazioni utili alla comprensione del sito rupestre, del museo così come delle porte dipinte. Andiamo avanti sempre più determinati nel custodire questo grande tesoro dell’archeologia rupestre con la consapevolezza che solo ricercando nuovi finanziamenti potremmo riuscire ad intraprendere ulteriori studi che possano dare risposte al mistero che avvolge le “Grotte degli Sbariati”».

L’Insediamento rupestre di Zungri

E qualche novità è già in arrivo: «A brevissimo verrà presentato il volume “Corpus Speluncarum” del professor Achille Solano, e questo segnerà, sicuramente, un punto di svolta nella comprensione del sito. Gli studi condotti dal prof. Solano, mai pubblicati fino ad ora, apriranno nuovi spiragli e nuove conoscenze sull’origine del sito rupestre, collocandolo in uno studio più ampio che comprende tutta la zona del Monte Poro».

Inoltre «è stato avviato uno studio sulla “Sostenibilità e identità culturale: potenziali strade per il turismo nel Sud Italia. Il caso studio di Zungri”, nato in maniera congiunta dall’Università di Messina, dipartimento di Economia, con i professori Giuseppe Avena e Renata Gargano e dalla Sistur, Società italiana di scienze del turismo, con la delegata per la Regione Calabria Luisa Zaccuri, con la presentazione del progetto alla Bmta, Borsa del turismo archeologico che si è svolto a Paestum nell’autunno scorso».

Entrando nel dettaglio, «l’indagine su Zungri non solo servirà a valorizzare il patrimonio culturale del Sud Italia, ma potrà anche fornire indicazioni utili per la creazione di strategie di promozione e sviluppo turistico che possano essere applicate ad altre località del Mezzogiorno. Così, il caso di Zungri diventa un punto di partenza cruciale per l’implementazione di un turismo sostenibile e di qualità, che potrà beneficiare dell’attenzione internazionale e contribuire alla crescita economica delle regioni meridionali. Lo studio -tiene a precisare la direttrice Pietropaolo – non si è concluso con la presentazione della relazione alla Btma, che, appunto era introduttiva, ma prosegue con un lavoro che viene svolto giornalmente al Museo chiedendo a tutti i visitatori di compilare delle schede, in maniera anonima e volontaria, dove vengono chiesti solamente il paese di provenienza, l’età, il grado di istruzione ed il genere. Da qua si potranno ricavare delle analisi statistiche più dettagliate. Il lavoro proseguirà con altre tipologie di indagini, nel tempo, che serviranno per il lavoro conclusivo».

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Alternanza scuola lavoro

Altra tappa importante è l’avvio del progetto di Alternanza scuola-lavoro con il Liceo Scientifico di Tropea. Il titolo del progetto è “Racconta il tuo territorio: progetti imprenditoriali che fanno la differenza”: «Il personale del Museo nonché esperti del settore si avvicenderanno offrendo ai ragazzi “esperienze sul campo ed incontri formativi in aula finalizzate alla conoscenza, alla valorizzazione e alla “cura” di luoghi che hanno un valore storico, culturale e ambientale nella propria provincia e all’acquisizione di una serie di competenze di marketing territoriale d’impresa per lo sviluppo di attività imprenditoriali innovative».

Tante idee e pochi fondi

Per il 2025, le idee non mancano: «A volte sono difficili da realizzare soprattutto per mancanza di fondi e di spazi adeguati», ammette la direttrice Pietropaolo. Tuttavia, non c’è spazio per la rassegnazione e l’immobilismo: «Innanzi tutto a breve inizieranno i lavori di ristrutturazione del Museo per poi proseguire all’Insediamento rupestre. Un lavoro che valorizzerà ancora di più tutto il parco archeologico rendendolo ancora più sicuro e facilmente visitabile, grazie anche all’installazione di tornelli d’ingresso, implementazione del sistema di video sorveglianza e di illuminazione, sostituzione di tutte le staccionate, panchine, installazione di pannelli informativi e quant’altro oltre che interventi su alcuni punti delle pareti rocciose. Ovviamente tutto questo non dovrà, in alcun modo, interferire con le visite o essere elemento di disturbo, garantendo, così, la massima sicurezza ai visitatori».

I laboratori e i vari progetti in cantiere

Per il futuro, «il laboratorio della filatura rimane un obiettivo prioritario. Significa recuperare le nostre origini, quando in quasi tutte le nostre nonne tessevano la lana, il lino, il cotone, la ginestra e la canapa. In passato – aggiunge la direttrice del Museo – la tessitura rappresentava una fonte anche economica per la famiglia. Oggi è solo economia di nicchia per gli alti costi di produzione e per la mancanza di manodopera specializza. Dei vecchi telai non ne esiste più traccia».

Nel comprensorio di Zungri, «la produzione del lino, della canapa, della ginestra e del cotone era molto fiorente. Qui veniva coltivato, lavorato ed infine tessuto. Nei tempi antichi se una ragazza non aveva una buona dote non riusciva a trovare marito. Quindi la madre doveva, fin dalla tenera età delle figlie femmine, adoperarsi per allestire un ricco corredo. Molti di quei corredi vengono ancora oggi utilizzati, anche se con impieghi diversi e nel Museo vi è una ricca esposizione di corredi e tessuti d’epoca».

E ancora, «stiamo, inoltre, studiando dei percorsi didattici rivolti alle scuole, giornate tematiche per far scoprire gli antichi mestieri, oppure la produzione delle ceramiche, l’arte dell’intreccio, la raccolta di erbe spontanee.

Stiamo anche pensando a giornate particolari dedicate alla fotografia in collaborazione con associazioni di fotografi ma anche una estemporanea di pittura all’interno del sito archeologico, così come la IV edizione del concorso “Gli antichi portoni raccontano”, pensandolo però in maniera più dinamica e legandolo ad un evento ricco di nuove esperienze sia per gli artisti che per i residenti».

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