Mileto, a palazzo San Paolo presentata la lettera pastorale di monsignor Nostro: «È la risposta al grido profondo emerso da 3 anni di ascolto»
La missiva del vescovo è incentrata sui temi della fede, della carità e della speranza. In conferenza svelati anche nome e logo della nuova WebTV diocesana
È stata l’occasione non solo per presentare la prima lettera pastorale del vescovo Attilio Nostro, ma anche per comunicare data e contenuti del Giubileo dei giornalisti della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, in programma il 26 gennaio. Un convegno-dibattito sui valori del giornalismo “Verità, bellezza e bene”, che vedrà la partecipazione del corrispondente da Gerusalemme per l’Osservatore Romano Roberto Cetera e del presidente dell’Ucsi Calabria Santa Giannazzo. Svelati anche il nome e il logo della televisione web, prossima ad avviare la programmazione nello studio di palazzo San Paolo, lo stesso dove si è tenuta la conferenza indetta dal presule per illustrare la missiva. Si chiamerà “Diocesi MNT community TV”, un nome che prende spunto dalle iniziali di Mileto, Nicotera e Tropea, ma anche dell’antico nome Monteleone dell’attuale capoluogo di provincia. Il titolo della lettera pastorale è, invece, “Il dialogo della fede, il fuoco della carità e il coraggio della speranza”. «Essa – ha sottolineato monsignor Nostro illustrandone i contenuti – in un certo senso dà il là a tutto l’anno giubilare. Ovviamente non si sostituisce ai documenti del Papa, ma li integra e li attualizza, in modo tale da permettere di attuare un strategia di contenuti, prassi pastorali, sociali e quant’altro, e di definire sul territorio quali sono le maggiori emergenze. La lettera parte da un ascolto attento in questi tre anni che sono stato qui con voi, atteggiamento da cui nasce la risposta al grido più profondo da me sentito dal punto di vista pastorale, cioè di riappropriarsi della parola di Dio. La proposta, in questo senso, è la Lectio divina, esperienza di preghiera, meditazione, contemplazione e dialogo con Dio che affonda le sue radici in tempi lontanissimi. I pastori, al riguardo, sono chiamati a insegnare alle persone ad approcciarsi a questa parola, con la speranza che ognuno possa alla fine del percorso riuscire a trovare la risposta che Dio ha per lui.
Del resto – ha aggiunto – i Vangeli non sono solo quattro, quelli di Luca, Matteo, Marco e Giovanni, ma ce n’è un quinto, che ancora attende di essere scritto da ognuno di noi. L’obiettivo che ci poniamo, quindi, è che alla fine dell’anno giubilare la gente, guardandosi indietro, capisca che il Signore ha scritto delle pagine nuove nella sua vita proprio attraverso la lettura della scrittura sacra». Al riguardo monsignor Nostro sprona anche a riappropriarsi della liturgia delle ore, «quindi dei salmi, delle lodi, dei vespri, dell’ufficio le letture, del compieta». Dal presule molte le proposte anche in tema di carità. Ad esempio, quelle dell’istituzione di un fondo di solidarietà per le famiglie povere, dell’attivazione del volontariato giovanile e di forme di aiuto per le donne in difficoltà e per gli anziani soli, del farsi carico della scolarizzazione e dell’integrazione dello straniero. Infine, la terza dimensione, quella della speranza. «In questo senso – ha spiegato il vescovo miletese – propongo ai sacerdoti di attivare l’accompagnamento spirituale delle persone, di dedicare più tempo all’ascolto di chi si trova in difficoltà, alle confessioni individuali e alle liturgie penitenziali comunitarie e di rivolgere particolare cura all’isolamento che tanti giovani vivono di questi tempi, vera e propria emergenza sociale».
A margine dell’incontro si è parlato anche di chiese vuote. «Il problema vero – ha spiegato monsignor Nostro -non è lo svuotamento delle chiese ma delle coscienze. Qualche giorno fa Massimo Cacciari ha scritto un pezzo interessantissimo sul Corriere della Sera. In esso definiva la crisi attuale non come una crisi di secolarizzazione, ma di scristianizzazione, di negazione del Vangelo, vera e propria ideologia al contrario. Da laico, insieme al cardinale Martini, si è praticamente inventato la cattedra dei non credenti. Lo stesso ha poi detto che purtroppo anche le persone non cristiane negano nei fatti, con un ateismo pratico, quei doni del Vangelo che sono, ad esempio, l’amore per il povero, il migrante, lo straniero, la persona disagiata, la donna, i minori». Da qui l’amara constatazione finale: «Oggi il rischio più grande non è non credere e non andare a messa, ma non avere niente per cui valga la pena di vivere, tant’è vero che i suicidi, soprattutto tra i minori, sono aumentati a dismisura». In conferenza stampa il vescovo è stato affiancato dal vicedirettore dell’Ufficio delle Comunicazioni sociali e responsabile per la WebTV don Danilo D’Alessandro.