«Qual è la differenza con Limardo?»Rifondazione comunista contro il Comune per la mancata attenzione ai commercianti del mercato coperto
Attraverso una nota stampa il partito critica duramente l'amministrazione Romeo: «Lavoratori costretti a lavorare all'addiaccio senza bagni idonei»
Rifondazione Comunista di Vibo Valentia punta il dito contro la gestione comunale, accusandola di scarsa attenzione alle reali esigenze della comunità, soprattutto verso i lavoratori dello storico mercato di via delle Clarisse. In una nota, il partito denuncia una «sottile convergenza ideale» tra l’attuale amministrazione Limardo e quella precedente di Romeo, evidenziando criticità nella programmazione e nell’esecuzione dei lavori pubblici.
Secondo Rifondazione, molte delle opere finanziate risulterebbero superflue o addirittura dannose, esponendo i cittadini a debiti ingenti con l’Europa. «Si assiste a un tentativo frettoloso di recuperare immagine attraverso luminarie, installazioni natalizie di dubbio gusto e interventi urbanistici che sembrano ignorare i bisogni fondamentali della popolazione», dichiara il partito.
La critica si concentra poi sulle condizioni in cui sono costretti a lavorare i commercianti dello storico mercato coperto delle Clarisse, trasferiti temporaneamente nel cortile della scuola Don Bosco a causa di lavori di rigenerazione. Rifondazione evidenzia come questi operatori, «ultimi testimoni di un mestiere nobile e necessario» siano stati abbandonati a se stessi: «Esposti all’addiaccio, senza ripari adeguati e con servizi igienici inutilizzabili perché antigienici, scomodi e pericolosi. Trattati come pecore più che come lavoratori».
Le difficoltà logistiche, come l’assenza di una rampa d’accesso per anziani e la mancanza di servizi igienici adeguati, aggravano una situazione già precaria «Le lavoratrici sono costrette a lasciare i loro banchi per utilizzare i servizi dei bar vicini, con grande disagio e imbarazzo» sottolinea la nota del partito, che accusa l’amministrazione comunale di trascurare questi problemi rispondendo in modo evasivo alle lamentele dei lavoratori.
«D’altra parte – si legge infine – ci chiediamo, come non sia stato ipotizzato già, fin dai tempi della progettazione dei lavori, una soluzione alternativa di collocazione temporanea per i lavoratori, attivando mezzi e competenze proprie di chi amministra e di chi ha titolo a coinvolgere anche, al limite, strutture operative di emergenza, quali la Protezione Civile, che già in altre occasioni ha dato prova di efficienza ed affidabilità.
Inoltre, sarebbe finalmente opportuno, anche se ormai con grosso ritardo, definire quanti e quali spazi e strutture abitativi, privati e pubblici, vuoti o svuotati da tempo, possano essere sottratti al degrado e all’abbandono, per renderli pubblicamente utili, in situazioni di emergenza, ma anche stabilmente».