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Salute mentale, a Vibo focus sulle difficoltà nell’accesso alle cure e sul ruolo delle associazioni-istituzioni

Nell’ambito dell’iniziativa promossa al Valentianum dal Coordinamento associazioni per la salute mentale si è discusso dell’importanza di fare rete per superare le tante criticità a livello locale. Assegnato anche il premio Cavallo

Salute mentale, a Vibo focus sulle difficoltà nell’accesso alle cure e sul ruolo delle associazioni-istituzioni

Nella giornata mondiale per la salute mentale, nella cornice del complesso Valentianum di Vibo Valentia, alla presenza di una numerosa e qualificata assemblea, Rita Ciciarello, presidente del Casm, ha avviato i lavori del convegno, coordinato da Domenico Gareri, organizzato in collaborazione con il presidente di Angsa Vibo, Mary Naso. I dettagli sono contenuti in una nota stampa nella quale si legge: «In un contesto in cui il benessere mentale è sempre più centrale nel dibattito pubblico, diventa essenziale il ruolo di organizzazioni come il Casm (Coordinamento associazioni per la salute mentale) per attenzionare i problemi delle comunità locali per la mancata tutela della salute mentale. La provincia di Vibo Valentia rappresenta un esempio emblematico della crisi che affligge molte regioni italiane in tema di salute mentale. Si colloca tra le zone con maggiori difficoltà di accesso ai servizi».

Il convegno

A rimarcare la rilevanza del percorso avviato dal Casm è stato chiamato Rubens Curia, portavoce regionale di Comunità competente, secondo cui l’obiettivo di tentare di ridurre il divario per Vibo Valentia, può attuarsi «solo facendo pressione affinché il territorio ottenga dal governo regionale e locale le risorse necessarie per garantire che ogni persona affetta da disturbi mentali e la sua famiglia possano ricevere adeguato supporto».

Consapevole di tale grave carenza istituzionale, «il Casm – prosegue la nota – si è fatto promotore di una nuova visione basata sulla sinergia tra professionisti della salute mentale e associazioni del territorio».

L’idea di “fare rete” è stata il concetto centrale del convegno, che secondo Pino Conocchiella, presidente del Forum Terzo Settore di Vibo, rappresenta una strategia vincente per superare le limitazioni strutturali e migliorare l’accesso alle cure.

Tale proposta è stata accolta dal vescovo Attilio Nostro, secondo cui, ripercorre il comunicato «la soluzione per superare l’attuale crisi della salute mentale risiede proprio nella creazione di una rete territoriale di sostegno con le organizzazioni di volontariato ed i servizi dell’Asp e del Comune. Perché, attraverso questa sinergia sarà possibile garantire l’accesso universale alle cure e migliorare il benessere delle persone colpite da disturbi mentali».

È stata sottolineata dal presidente di Angsa Vibo, Mary Naso, la necessità di sensibilizzare l’intera comunità sull’importanza del diritto all’accesso alle cure psichiatriche, affinché i temi della salute mentale non vengano stigmatizzati ma riconosciuti come priorità sanitaria.

La direttrice del Spdc di Vibo Valentia, Carmela Marramao, prosegue la nota, ha difatti ammesso nella Provincia la mancanza drammatica di psichiatri e di figure di supporto in grado di offrire servizi adeguati per la diagnosi e cura delle persone affette da disturbi di salute mentale e da dipendenze.

Come sottolineato da Antonio Battistini, già commissario dell’Asp di Vibo Valentia, il diritto alla salute mentale è sancito ma spesso rimane solo sulla carta, ostacolato da barriere logistiche, carenze di personale e scarsità di servizi specifici.

Nel corso del convegno, Roberto Gatto, presidente del Crea (Coordinamento regionale enti accreditati Calabria), ha esposto la situazione di grave emergenza in cui versano le persone affette da dipendenza o doppia diagnosi

La prevenzione è stato un altro tema chiave. Carla Ferrari, presidente del Forum Terzo Settore, ha rilevato che è necessario intervenire precocemente sui casi emergenti e fornire alle famiglie gli strumenti per affrontare situazioni di disagio psichico in modo adeguato e tempestivo.  Poiché la prevenzione non si limita solo alla diagnosi precoce, ma anche alla disponibilità di servizi di supporto per le famiglie e per la comunità.

L’adesione del Casm all’iniziativa promossa dal Collegio nazionale dei direttori dei dipartimenti di salute mentale, come esposto da Rossella Mandredi, ha poi sottolineato ulteriormente «la necessità di rafforzare il personale sanitario e di implementare progetti terapeutici personalizzati per rispondere ai bisogni specifici di chi soffre di disturbi mentali. Questo approccio rappresenta un primo passo concreto per offrire un vero percorso di recovery e inclusione sociale, in linea con il diritto umano fondamentale alla salute sancito dall’oms».

Il riconoscimento

«Un momento toccante dell’evento è stato il riconoscimento postumo al dottor Giuseppe Greco, psichiatra che ha dedicato la sua vita alla difesa del diritto alle cure per tutti. La sua dedizione e il suo impegno sono stati ricordati, da tutti i relatori, come esempio per i medici e per tutta la comunità, in un momento in cui la necessità di figure professionali nel settore psichiatrico è più urgente che mai.

Il riconoscimento del suo impegno è stato concretizzato con il conferimento del premio, Marco Cavallo, consegnato alla moglie ed al figlio del compianto dottor Greco da Rosaria Brancati, presidente onorario del Casm..

Analogo riconoscimento è stato conferito a Rubens Curia «per la sua instancabile opera e dedizione  nel campo della tematiche del diritto alla salute mentale, ed ad Antonio Battistini per l’impegno assunto per una soluzione delle carenze dei servizi sanitari».

Il Premio Marco Cavallo, realizzato dall’artista Nuccio Loreti, è un riconoscimento istituito dal Casm per onorare coloro che si sono distinti e si distinguono nella tutela e promozione della salute mentale.

Prende il nome dal cavallo azzurro, simbolo della lotta per la liberazione dei malati mentali, creato Vittorio Basaglia, realizzato insieme con Franco Basaglia e Peppe dell’Acqua e tutti i pazienti dell’ospedale psichiatrico di Trieste nel 1973. Incarna la speranza di abbattere le barriere della stigmatizzazione e dell’isolamento. Perciò, nel premio Marco Cavallo è rappresentato con le fratture causate dai muri dell’indifferenza e dello stigma che continua ad abbattere.

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