martedì,Ottobre 8 2024

Diocesi Mileto, nella Curia vescovile il Giardino della Speranza intitolato al giudice vittima di mafia Livatino

L’inaugurazione dell’area dedicata al magistrato ucciso nel 1990 “in odium fidei” e nel 2021 beatificato dalla Chiesa avverrà il 18 ottobre

Diocesi Mileto, nella Curia vescovile il Giardino della Speranza intitolato al giudice vittima di mafia Livatino

A Mileto nasce il Giardino della Speranza “Laudato sì”. L’area verde sarà dedicata per volontà del vescovo, monsignor Attilio Nostro, al giudice “ragazzino” Rosario Angelo Livatino, assassinato nel 1990 dalla mafia mentre percorreva con la sua automobile la strada statale 640 Caltanissetta-Agrigento per recarsi in tribunale. Il magistrato siciliano, all’epoca 37enne, per il suo impegno e l’eroica testimonianza cristiana data in vita, il 9 maggio del 2021 è stato proclamato Beato dalla Chiesa cattolica dopo l’approvazione di Papa Francesco. Il Giardino della Speranza “Laudato sì” nasce dopo una serie di appositi lavori predisposti dal presule nell’area esterna della nuova curia vescovile adiacente alla basilica-cattedrale, chiesa madre della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea. La cerimonia inaugurale dello spazio dedicato al giudice Livatino si svolgerà venerdì 18 ottobre, con inizio alle ore 11, alla presenza delle massime autorità religiose, civili, politiche e militari del territorio.

Il magistrato è stato elevato agli onori degli altari dopo una fase diocesana che ha visto la testimonianza di decine di persone. Tra di esse quella del mafioso Gaetano Puzzangaro, uno dei killer che lo hanno crivellato di colpi per ordine della “Stidda“, la mafia antagonista di Cosanostra. Alla chiusura di questa prima fase, avvenuta nel settembre del 2018, tutta la documentazione raccolta, composta da circa 4 mila pagine, è stata fatta inviare dall’allora arcivescovo di Agrigento, cardinale Francesco Montenegro, alla Congregazione delle Cause dei Santi, autorizzata nel dicembre 2020 da Papa Francesco a promulgarne il relativo decreto di beatificazione per martirio “In odium fidei”. Al suo interno, anche il significativo particolare sull’appellativo “santocchio” dato con disprezzo dal capomafia di Canicattì Giuseppe Di Caro (all’epoca abitante nello spesso palazzo in cui viveva la famiglia Livatino) al giudice ragazzino, in virtù della sua esigenza a partecipare quotidianamente alla celebrazione eucaristica. «Quando moriremo – amava affermare in vita il giovane magistrato – nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili». Una frase che racchiude in sé l’eroicità delle virtù di questo martire del ‘900 e che prossimamente risuonerà imponente anche all’interno del Giardino della Speranza della curia vescovile di Mileto, quale sorta di virtuale filo diretto tra Calabria e Sicilia e richiamo alla santità e alla lotta alla mafia e al malaffare nelle sue molteplici sfaccettature.

Articoli correlati

top