A Mileto sorgerà una comunità residenziale per i poveri, al via il progetto Villaggio di Maria: «Luogo per affrancarsi dal disagio»
L’iniziativa promossa dalla Chiesa. Casette in legno autonome, spazi condivisi, una sala teatro, un orto solidale. I lavori sono già iniziati e si concluderanno in 3 anni. Il parroco della cattedrale don Dicarlo: «Accoglienza e solidarietà per sconfiggere la solitudine»
Prende corpo a Mileto il progetto “Villaggio di Maria”. Nelle scorse ore l’iniziativa è stata presentata ufficialmente, nel corso di una serata di musica con protagonisti Le Orme dei Pooh, gruppo che da anni ripercorre il vasto repertorio della mitica band nata a Bologna nel 1966 e che nell’occasione ha garantito il pieno supporto alla promozione dell’idea. A tal proposito è già stato acquistato il terreno dove il tutto nascerà e dove già sono entrate in moto le gru per l’opera di spianamento. «Il Villaggio – spiega a tal proposito don Domenico Dicarlo, parroco della basilica cattedrale e presidente del Centro di recupero per tossicodipendenti Maranathà da cui tutto ha avuto inizio – vuole essere il segno tangibile dell’Amore Trinitario, la vita del cristiano è casa di Dio per Volontà Divina.
Esso sarà il luogo in cui uomini e donne si affrancheranno dalla solitudine e si emanciperanno dai bisogni materiali, attraverso la condivisione di spazi e cose e la messa a disposizione del mutuo servizio. Papa Francesco, nel suo mandato ha dato attenzione massima ai poveri, ed è in quest’ottica e nell’accoglienza totale del suo messaggio, che il Villaggio di Maria vuole essere una strada per vivere in pienezza la Parola di Dio come avveniva nelle prime comunità cristiane. Gli uomini e le donne di buona volontà che lo vorranno abitare – aggiunge – metteranno a disposizione della comunità beni personali, talenti, risorse individuali, lavoro e servizio (ognuno nella misura in cui può), in modo che ciascuno abbia il necessario e tutti abbiano la pienezza del possibile». Il complesso nascerà intorno alla Cappella dei Miracoli, consacrata lo scorso 7 dicembre dal vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea. monsignor Attilio Nostro. Esso sarà costituito da casette autonome in legno prefabbricate di 50/60 metri quadri, atte a accogliere 2/3 persone e dotate di tutti gli spazi e confort necessari alle esigenze di chi vi abita.
Il progetto è in itinere e i tempi previsti per l’esecuzione dell’opera sono di circa 3 anni dalla posa della prima pietra. La comunanza sarà il leitmotiv del Villaggio, all’insegna del motto: “Chi può, faccia e dia, chi non può, riceva, accolga e preghi!” Esso – così come sottolinea il vicepresidente del Maranathà Antonella Rotella – conterrà nello specifico «una grande struttura adibita a cucina e delle sale multifunzionali atte ad accogliere tutti gli ospiti per l’espletamento delle attività comuni. Previste anche una lavanderia, una serie di laboratori in cui ognuno potrà mettere a disposizione le proprie abilità, un orto solidale per il sostentamento degli abitanti e di chiunque ne abbia bisogno, una palestra attrezzata anche per i più fragili, una piscina e una casa teatro dove la rappresentazione scenica sarà realizzata in virtù del lavoro comune di attori, scenografi, attrezzisti, pittori, sarti e falegnami, in quanto strumento capace di mettere in circolo, impressioni, emozioni, preghiere e inni». Già individuata, tra l’altro, la casa antesignana del Villaggio di Maria.Sarà quella di G.A., che dopo una vita difficile spesa tra tormenti e solitudine ha deciso di acquistarne e donarne una, grazie ad una provvidenziale eredità ricevuta da uno zio residente in America, con la prerogativa di abitarla insieme ad altre due persone fino a quando sarà in vita.
Al momento sono state già raccolte altre adesioni e le prime donazioni di chi, come ad esempio don B.C., da anziano prete ha deciso di incoraggiare con un contributo economico la costruzione dell’opera. Nel corso della serata di presentazione dell’iniziativa sostegno è stato garantito anche dal sindaco Salvatore Fortunato Giordano, per conto dell’amministrazione comunale. «Abbiamo bisogno dell’aiuto e del supporto di tutti gli uomini e le donne di buona volontà – sottolinea in conclusione don Dicarlo – che come i primi cristiani vivevano fraternamente, pregavano insieme, ascoltavano gli Apostoli, partecipavano alla Cena del Signore e mettevano in comune ciò che possedevano. Abbiamo bisogno di momenti e spazi di preghiera e condivisione collettiva, affinché possiamo rendere piena testimonianza della Resurrezione del Signore nella vita di ognuno di noi. Ci affidiamo fin da adesso per tutte le opere spirituali e materiali alla potente intercessione della Vergine Maria Corredentrice».