martedì,Settembre 17 2024

Banco alimentare di Vibo senza sede, le associazioni a confronto con il prefetto per scongiurare lo stop del servizio

I referenti del Banco alimentare e i sodalizi raggruppati nel comitato “L’unione fa la forza” avevano incontrato qualche settimana fa il sindaco Romeo: «L’obiettivo è trovare un sito idoneo»

Banco alimentare di Vibo senza sede, le associazioni a confronto con il prefetto per scongiurare lo stop del servizio
La prefettura di Vibo

Trovare una sede al Centro di distribuzione provinciale del Banco alimentare. È questo l’obiettivo di istituzioni e associazioni che da settimane stanno lavorando alacremente per evitare lo stop del servizio di distribuzione di derrate alimentari alle famiglie in difficoltà. Infatti, all’assenza di una struttura idonea si è aggiunto il rischio per i sodalizi di doversi recare presso i centri di Catanzaro o Montalto Uffugo per il ritiro dei beni di necessità. Una soluzione non praticabile per le associazioni, riunite nel comitato “L’unione fa la forza”. Così dopo un primo confronto con il sindaco di Vibo, Enzo Romeo, nella giornata odierna si è tenuto alla Prefettura un ulteriore incontro alla presenza del prefetto Paolo Giovanni Grieco, del direttore

generale regionale del Banco Alimentare Calabria, Giovanni Romeo; del legale rappresentante provinciale Antonello Murone e i referenti delegati del comitato “L’ unione fa la forza” Giuseppe De Caria e Diego Marchese.

I rappresentanti del sodalizio, al termine della riunione con la massima autorità territoriale, hanno espresso parole di apprezzamento: «Il prefetto – sottolineano – ha evidenziato l’importanza della questione sociale e si è attivato presso alcuni enti in maniera tale da verificare al più presto la reale disponibilità di una struttura idonea alla definitiva soluzione del problema». L’ incontro in Prefettura è stato fortemente voluto dal Comitato e dal Banco alimentare che si sono prefissati «di dialogare in modo costruttivo e propositivo con tutte le Istituzioni sia pubbliche che private», al fine di trovare una soluzione ed evitare che lo stop del servizio si riversi sulle 5mila persone assistite incrementando il già grave disagio sociale.

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