Sempre in zona montana, giornata di apertura anche per il Museo fabbrica d’armi-reali ferriere borboniche. Un sito ricco di storia che racconta l’evoluzione del complesso siderurgico fortemente voluto da Ferdinando IV di Borbone nel Settecento. Una “fabbrica” che diede impulso all’economia calabrese e del Regno di Napoli. A Mongiana la presenza del complesso portò alla progressiva crescita dell’agglomerato urbano che arrivò a contare mille abitanti che dipendevano dalla vita della ferriera. La presenza dei boschi e dell’acqua furono gli elementi cardine su cui ruotava l’attività. Gli altiforni venivano infatti alimentati con il carbone proveniente dalla legna ricavata dai boschi.
Il polo industriale era ben collegato e riusciva a comunicare con la marina del Tirreno. Lo stabilimento era composto da due fucine. Vi era una fabbrica d’armi composta da tre edifici attigui, su un terreno in pendio, con ruote idrauliche mosse dalle acque del Ninfo e dell’Allaro. Nelle vicinanze si trovava invece la fonderia di Ferdinandea, dedicata alla produzione di opere di getto in particolare proiettili, ed una terza nella quale (dopo l’unificazione) si fabbricavano stadere, pesi e misure metriche. All’interno della fabbrica d’armi erano collocate le officine dove i forgiatori producevano canne da fucile, spade e baionette. Non mancavano magazzini per carbone e minerali, fucine, carpenteria e depositi.