domenica,Settembre 8 2024

Lascia il Pronto soccorso dopo 30 anni, l’emozionante lettera della dottoressa a pazienti e colleghi di Serra San Bruno: «Vi sono grata»

Domenica Schiavello durante la pandemia è finita sulle pagine delle cronache locali dopo un malore accusato a seguito di un turno di lavoro protrattosi per oltre 16 ore. Ora lavorerà come medico generico

Lascia il Pronto soccorso dopo 30 anni, l’emozionante lettera della dottoressa a pazienti e colleghi di Serra San Bruno: «Vi sono grata»
Maria Domenica Schiavello

Dopo 30 anni di servizio nel Pronto soccorso dell’ospedale di Serra San Bruno, la dottoressa Maria Domenica Schiavello lascia l’incarico e si appresta a operare come medico generico nel comune dell’entroterra vibonese e a Brognaturo. Si tratta di una vera e propria guerriera che durante la pandemia Covid è finita sulle pagine delle cronache locali dopo un crollo, un malore accusato a seguito di un turno di lavoro protrattosi per oltre 16 ore e che, a causa di un mix di fatica, stress e peso delle responsabilità.

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Schiavello ha comunicato il suo addio attraverso una lettera rivolta principalmente ai pazienti ma anche ai colleghi e ai suoi collaboratori nel nosocomio. «Perdonatemi se non sono riuscita a comunicarvelo di persona – scrive la dottoressa – ma l’emozione è grande».

«Vi sono grata – continua Schiavello – per la vostra stima ed il vostro affetto che, soprattutto nei momenti più difficili, sono stati per me uno sprone a continuare anche quando il carico di lavoro è diventato insostenibile. Gli anni trascorsi insieme sono stati molti e intensi, e voi siete stati i miei compagni di viaggio, nella buona e nella cattiva sorte, condividendo gioie, ansie, dolori, delusioni, amarezze, fraintendimenti e anche momenti di grande soddisfazione».

Schiavello ci tiene a ringraziare anche i suoi «amatissimi e stimatissimi» colleghi cubani che «con il loro lavoro hanno dato respiro al nostro servizio». E conclude: «Il medico svolge la fondamentale missione di curare il corpo. Ma ha il dovere di lenire gli affanni dell’animo di chi soffre ed ha paura. Con l’esperienza si impara che nel nostro lavoro il sorriso rappresenta la prima terapia, quella che aiuta tutte le altre a guarire il corpo e la mente. Spero – conclude la dottoressa – di essere stata in grado di ricambiare l’affetto ricevuto! Mi auguro mi ricorderete come colei che spesso, mettendo da parte amarezza e delusione, vi ha amati».

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