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Vibonese da scoprire: nella valle del torrente Ruffa alla ricerca della felce dei dinosauri con 2 guide… “bestiali”

Con il progetto Sentieri antichi ideato da Mimmo Pantano, una escursione a Ricadi per apprezzare le tradizioni contadine e scorci naturalistici poco conosciuti. A guidare il gruppo due asinelli speciali

Vibonese da scoprire: nella valle del torrente Ruffa alla ricerca della felce dei dinosauri con 2 guide… “bestiali”

Due asinelli, un gruppo di “avventurieri” e un sito di interesse comunitario. Sono questi gli ingredienti alla base di “Antichi sentieri” trekking naturalistico alla scoperta della Valle della fiumara Ruffa, vero e proprio scrigno di biodiversità. Un progetto ideato da Mimmo Pantano (titolare di una azienda agricola sita a Barbalaconi) che punta a promuovere forme di turismo esperienziali e strettamente connesse alle unicità dei luoghi.

Valle del torrente Ruffa, scrigno di biodiversità

La valle del torrente Ruffa è parte di un più ampio sistema idrografico della fiumara di Brattirò che si sviluppa dal monte Poro e sfocia a circa tre chilometri della punta di Capo Vaticano. Nella valle sono presenti centinaia di specie selvatiche e qui si registrano ben 9 habitat di valore europeo. Tra le specie prioritarie, la rara Woodwardia radicans più comunemente conosciuta come “felce preistorica” le cui origini risalgono al periodo Terziario (inizio del Cenozoico, 65 milioni di anni fa). Una delle esperienze promosse ai visitatori parte proprio da Barbalaconi e si protrae alla conoscenza del Sito naturalistico.

Il percorso

Il percorso, attrezzato con vari pannelli didattici, è facilmente percorribile a piedi o anche a cavallo o in bici. Si tratta di un tracciato ad anello che si snoda per circa 3500 metri. Il tempo di percorrenza è di circa 2 ore e mezzo: «Lungo il sentiero, il gruppo ha modo di ammirare l’antico mulino, restaurato recentemente». La struttura venne realizzata nel 1822 dalla famiglia Adesi di Tropea e utilizzava due macine di pietra di provenienza francese con le quali si macinava il grano.

«A circa metà dell’esperienza, è offerta una ricca degustazione di «morzeddu», tipico cibo contadino accompagnato da ottimo vino locale. Gli asini, oltre a dettare i tempi del trekking, hanno il compito di trasportare sulla schiena le bisacce dette “friccine” con le cibarie». Durante l’escursione, ai partecipanti vengono illustrate le particolarità botaniche nonché le varie specie che l’area ospita. Tra questi troviamo la libellula azzurra, il granchio di fiume e poi ancora il falco pecchiaiolo, la poiana, l’allocco, il ramarro, la salamandra pezzata. Non mancano gli aspetti storici collegati al sito come la presenza di una grotta rifugio utilizzata durante i bombardamenti nel periodo bellico, resti fossili di interesse paleontologico e la suggestiva torre Marrana.

Turismo esperienziale in crescita

Si prevede anche un trekking notturno «e gli ospiti hanno la possibilità di dormire in tenda. I riscontri -afferma Pantano – sono molto positivi. L’entusiasmo è crescente. Stiamo inoltre lavorando alla creazione di una “casa sull’albero”. Chi viene a farci visita – aggiunge – resta senza parole. Molti faticano a credere che nei nostri territori, a un tiro di schioppo dal mare, insistono vere e proprie foreste dove poter riscoprire il contatto con la natura selvaggia. La presenza degli animali, di una vegetazione rigogliosa e alberi alti anche 20 metri rendono l’esperienza unica». Gli antichi sentieri e i percorsi nonché i successi delle iniziative sono documentati sulle pagine social e sul sito dedicato.

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