Diatriba tra diocesi e Fondazione di Natuzza, ottobre mese decisivo?
Le parti in causa e i devoti della mistica sparsi per il mondo attendono con trepidazione la decisione della Congregazione per il Clero sul ricorso avanzato dall’ente morale. Sullo sfondo la consacrazione della grande chiesa
Sarà ottobre il mese giusto per dare una sferzata definitiva allo scontro in atto tra diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea e Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” di Paravati, sul tema delle mancate riforme dello statuto richieste dal vescovo Luigi Renzo oltre 3 anni fa? Questo si chiedono e, forse, sperano i tanti figli spirituali della mistica Natuzza Evolo, in gran parte stanchi di una vicenda stucchevole e per certi versi incomprensibile, i cui aspetti religiosi sembrano di gran lunga aver lasciato il passo a ottiche prettamente terrene. Ufficialmente l’ente morale voluto dalla mistica per la realizzazione della Villa della Gioia, privato dal vescovo Luigi Renzo del decreto di religione e di culto, risulta oggi svuotato delle sue funzioni. Tuttavia, le ultime fasi ci dicono che non tutto è stato definito appieno o che, almeno, solo in parte è così. È vero, infatti, che il ministero dell’Interno, preso atto della decisione del vescovo, tramite la Prefettura di Vibo Valentia ha subito dopo invitato monsignor Renzo a dare indicazioni in merito a chi affidare la gestione del patrimonio dell’ente. È altrettanto innegabile, però, che il presule, a sorpresa, ha in seguito chiesto alla Fondazione di trasformarsi in realtà civile, in modo da darle la possibilità di uscire dall’angolo e di ottenere questo incarico. E, ancora, che a stretto giro di posta quest’ultima ha invece presentato in Vaticano ricorso contro il decreto di soppressione canonica dallo stesso sottoscritto. A pelle, la sensazione è che la diocesi sia conscia delle eventuali conseguenze e voglia tentarle tutte prima di assegnare il patrimonio della Fondazione ad altro ente con medesime finalità, e che quest’ultima, dal canto suo, abbia deciso di non mollare di un millimetro e di andare avanti per la sua strada, in attesa di tempi migliori e, magari, di vescovi più “vicini”. Anche perché, a questo punto, non apparirebbero facili da spiegare eventuali passi indietro, dopo tre anni di battaglie all’insegna del motto: “Difendiamo la nostra posizione e la natura stessa della Fondazione, costi quel costi”. La parola passa adesso alla Congregazione per il Clero, organismo della Santa Sede preposto a pronunciarsi sul ricorso. Al momento, da quel che si apprende, in questo ambito si starebbe ancora vagliando il fascicolo ricevuto da Paravati, ampliato con altra documentazione acquisita dall’esterno. L’intento è di avere un quadro preciso della vicenda, fermo restando che, a prima vista, appare difficile che la Congregazione si esprima contro un decreto di revoca – così come del resto sottolineato dal presule – avallato direttamente dal Vaticano. La “sentenza” dovrebbe arrivare nel giro di pochi giorni. A quel punto l’obbligo dei diretti interessati sarà di chiarire le cose una volta per tutte, senza lasciare spazio a fraintendimenti. E ritornando al quesito originario, lasciando alle parti preposte decidere chi ha torto o ragione, la risposta è sì, la parola fine alla vicenda potrebbe e dovrà essere data già nel mese di ottobre. È un obbligo morale. Lo chiedono a gran voce i fedeli sparsi per il mondo che attendono con trepidazione di parlare solo di fede trasmessa e coltivata e che la chiesa della Villa della Gioia venga consacrata, quale sorta di “regalo” alla serva di Dio in vista del 10 anniversario della sua morte, che ricorrerà il prossimo primo novembre, nel giorno della Festa di Ognissanti.