sabato,Novembre 23 2024

Senzatetto legato e picchiato, San Costantino ancora sotto shock: «Il nostro paese inclusivo e per nulla razzista»

Dopo il grave episodio che ha visto protagonisti sei ragazzi minorenni, la riflessione di Ornella Zappia che pone l'accento sulla presenza decennale di comunità marocchine e rumene ben integrate. «Brutto episodio, figlio di questi tempi»

Senzatetto legato e picchiato, San Costantino ancora sotto shock: «Il nostro paese inclusivo e per nulla razzista»
La struttura abbandonata teatro della violenza

Il grave episodio dei sei adolescenti denunciati alla Procura dei minori per essersi accaniti con inaudita violenza contro un cittadino di nazionalità rumena senza fissa dimora che allocava nel dismesso Centro di formazione professionale “Oiermo” di San Costantino Calabro, continua a far discutere. Il clamore suscitato dal fatto di cronaca ha ben presto oltrepassato i confini regionali. Oggi, dopo il sindaco Nicola Derito, a stigmatizzare e a condannare la deplorevole azione delinquenziale e, nel contempo, a farsi portavoce e a difendere la comunità locale dal rischio di essere associata ad episodi di razzismo e a tali “orripilanti e vili gesti” è Ornella Zappia, funzionario della Provincia di Vibo Valentia, da oltre 30 anni trapiantata su questo territorio. «San Costantino Calabro – ci tiene a sottolineare – è una realtà assolutamente inclusiva e per nulla razzista. In questo paese vive un folta comunità di nazionalità marocchina, che risiede stabilmente da circa 40 anni e che è integrata  ad ogni  livello. Casa mia, ad esempio, è stata sempre frequentata dai compagni di scuola dei miei figli di nazionalità straniera. Ragazzi di cui ancora ricordo bene tutti i nomi e che in parte vivono ancora qui. Vi è anche una considerevole comunità rumena – aggiunge – che sebbene più giovane in ordine di insediamento è anch’essa parte integrante di San Costantino. Ciò premesso, se queste comunità straniere hanno scelto di stabilirsi in questo piccolo paese dell’entroterra vibonese, dove tutti conoscono il tempo del ramadan, dove sono presenti negozi fornitissimi di ogni sorta di cous cous e dove incontrare donne con vesti lunghe e il capo coperto è quotidianità, vuol dire che sono state attratte e trattenute dall’ospitalità e dallo spirito di solidarietà che questo popolo ha sempre manifestato nei confronti dei loro fratelli “stranieri”. A tutto ciò, bisogna aggiungere la costante opera d’integrazione portata avanti dal Comune, particolarmente attento  nei confronti di queste comunità, delle persone vulnerabili e del sociale in genere». In conclusione la Zappia si sofferma sull’episodio in sé, «brutta e drammatica pagina che segnerà sicuramente in modo indelebile i minori, le loro famiglie e la comunità locale” e che, tuttavia,  «deve essere considerato come un fatto a sé stante, isolato, nato e maturato esclusivamente nelle menti inesplorabili di adolescenti, figli di questi tempi, quel giorno purtroppo unitisi in branco. Menti, molto spesso influenzate, sopraffatte e galvanizzate da video spazzatura, che tendono ad emulare, come  spesso riportano le cronache».

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