Diocesi, il seminario vescovile di Mileto intitolato a don Rocco Iaria
È nato a Palmi come l’attuale vescovo ed è stato rettore dal 1955 al 1970. Monsignor Nostro: «Noi vescovi senza i sacerdoti in trincea non siamo niente»
Si sono ritrovati in tanti alla cerimonia di intitolazione del seminario vescovile di Mileto a don Rocco Iaria, storico rettore dal 1955 al 1970. I presenti si sono dati appuntamento all’entrata dell’ottocentesco edificio, tra l’altro nel giorno in cui è ricorso il primo centenario della nascita del sacerdote. Ad accoglierli, il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Attilio Nostro, affiancato dal vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, monsignor Giuseppe Alberti, e dal vescovo emerito di Lamezia Terme, monsignor Vincenzo Rimedio. «Senza i sacerdoti che stanno in trincea, noi vescovi non siamo niente – ha sottolineato nell’occasione monsignor Nostro – ED ecco perché è bello mettere in evidenza un sacerdote che è stato per tantissime generazioni un faro, un riferimento, un educatore, una persona che ci ha amato e ci ha fatti sentire amati». Il presule nell’occasione ha ricordato anche l’anno giubilare in corso dedicato al beato Francesco Mottola. Subito dopo, a scoprire la targa e la lapide poste all’entrata dell’edificio, dedicate “alla memoria grata di questo sapiente educatore della gioventù”, è stato tra gli applausi dei presenti l’attuale rettore del seminario don Agostino Pugliese.
La manifestazione ha avuto un seguito nella sala conferenze intitolata a monsignor Vincenzo De Chiara, luogo dell’incontro che ha permesso di ripercorrere le tappe che hanno contraddistinto la diocesi in tempi passati e il vissuto umano e pastorale di don Iaria, tra l’altro nativo di Palmi come monsignor Nostro, territorio all’epoca facente parte dell’episcopato miletese. Tanti i momenti significativi che hanno contraddistinto l’appuntamento. Tra questi, quello commovente in cui il vescovo miletese ha fatto ascoltare ai presenti in sala una registrazione audio inviata da don Bruno Cannatelli, impossibilitato a partecipare all’evento perché ricoverato in ospedale. Una preziosa testimonianza “sul campo”, visto che l’ex direttore dell’Ufficio per il dialogo interreligioso è stato prima alunno e poi stretto collaboratore di don Iaria, in particolare nelle vesti di vicerettore del seminario vescovile di Mileto.
«Nel suo ruolo ha assunto giovanissimo, a 31 anni, un impegno molto gravoso – ha spiegato don Cannatelli – perché qui all’epoca c’erano 120 seminaristi. Don Iaria ha cercato subito di innovare mettendo in pratica la pedagogia di don Bosco. Lo ricordo soprattutto come uomo di preghiera, pietà e spiritualità, caratteristiche che mostrava nella celebrazione eucaristica in cattedrale, nella recita del Rosario e del breviario e nel modo di rapportarsi con i ragazzi, ai quali infondeva uno spirito anche sacerdotale. Ma era anche un uomo di cultura, che ha cercato di invogliare i seminaristi specialmente al teatro. Era, infine, paterno e aperto ai tempi. Ad esempio nel 1968, anno della contestazione giovanile, una trentina di studenti del ginnasio hanno voluto copiare i loro coetanei ammutinandosi davanti alla porta del vescovo De Chiara. Lui si è messo a discutere con loro, cercando di spiegare le varie motivazioni e riuscendo ad ammorbidirli e a farli ritornare sui loro passi». L’incontro ha visto anche i toccanti interventi di alcuni ex alunni di don Iaria. Tra i presenti, anche numerosi presbiteri delle due diocesi e lo stesso fratello del sacerdote di Palmi, morto nel 1986 dopo una lunga malattia e una vita spesa al servizio della Chiesa. Nell’occasione un’apposita mostra è stata allestita dall’Archivio storico diocesano e dall’associazione “Accademia Milesia”.
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