Una pietra d’inciampo dedicata al commissario di polizia di Pizzo morto in un lager: la cerimonia a La Spezia
Nicola Amodio è stato ricordato nella città ligure in cui prestava servizio quando insieme ad altri agenti fu deportato a Mauthausen per aver salvato la vita a diversi ebrei e antifascisti
Questa mattina a La Spezia è stata svelata una pietra d’inciampo dedicata a Nicola Amodio, il commissario di polizia originario di Pizzo Calabro che nel 1944 fu deportato nel campo di concentramento di Mauthausen, dove morì nel 1945 all’età di 47 anni. La sua “colpa” quella di aver aiutato ebrei e antifascisti a sfuggire dalle mani dei nazifascisti, e quindi a salvarsi. Una scelta di campo coraggiosa, una sorta di resistenza silenziosa condotta dall’interno delle stesse Istituzioni, che il commissario calabrese fece all’indomani dell’armistizio del ’43. Insieme a lui, il commissario Ludovico Vigilante e altri agenti, tra cui Annibale Tonelli e Domenico Tosetti: anche i loro nomi figurano su altre tre pietre d’inciampo che – con quella di Amodio – sono state svelate questa mattina nella città ligure, proprio davanti al portone di quella che all’epoca era la Questura e che oggi è il Palazzo della Provincia e della Prefettura.
Una storia a lungo dimenticata, quella del commissario pizzitano e dei suoi, e che è stata riportata alla luce grazie a un libro scritto a quattro mani da due poliziotti in pensione, Vincenzo Marangione e Tarcisio Trani – che è anche presidente dell’Anps di La Spezia. “Polizia e cittadini nella Resistenza, i martiri dimenticati”, questo il titolo del libro diventato anche un’opera teatrale – “Se siamo qui e non altrove…” – scritta da Maria Carmela Mugnano. Questa mattina erano in tanti davanti all’ex Questura: la cerimonia si è svolta alla presenza del prefetto de La Spezia Maria Luisa Inversivi, del questore Lilia Fredella, del sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini, esponenti di Aned (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti) e dell’Anps. Ma c’erano soprattutto alcuni parenti delle vittime, tra cui anche i nipoti e un pronipote di Nicola Amodio. Tanta la commozione, riferisce Trani: «Con la posa delle pietre d’inciampo in ricordo dei quattro poliziotti, si compie un progetto partito da lontano, dalla scoperta quasi per caso del loro arresto e della deportazione a Mauthausen. Da lì, grazie soprattutto alle ricerche effettuate da Vincenzo Marangione, è stato possibile ricostruire le vicende di Amodio e degli altri. Ne è venuto fuori un libro, poi una lapide in loro ricordo sulla facciata della Questura e ora queste pietre d’inciampo. E il fatto che la richiesta per la posa sia partita direttamente dal ministero dell’Interno è ancora più gratificante. La storia di questi nostri martiri è finalmente uscita dall’oblio ed è arrivata alla gente». E la storia di Amodio è arrivata anche nella sua terra natale. Dopo il racconto de ilVibonese.it, negli ultimi due anni è stato ricordato con iniziative nella sua Pizzo Calabro, grazie alla Pro Loco, e anche a Soriano. Qui gli studenti del liceo scientifico Macchiavelli – l’anno scorso in occasione del Giorno della memoria – hanno messo in scena l’opera di Mugnano ispirata alla storia dei poliziotti spezzini. «L’esperienza vissuta lo scorso anno, basata sull’opera teatrale di Maria Carmela Mugnano e sul lavoro degli studenti, ci ha permesso di mettere a fuoco una tra le tante forme di “Guerra di Resistenza” al nazifascismo, che dopo il 1943 si svilupparono in Italia. L’esempio di Amodio, nostro conterraneo – afferma il presidente di Anpi Vibo Carmine Armellino -, e di Vigilante, ci ricordano che il fascismo, in qualunque sua forma, non può attecchire nella mente e nelle azioni degli uomini che fondano la loro vita sulla Giustizia».
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