Il vescovo ai giornalisti dalla Fondazione voluta da Natuzza: «Siate padroni di voi stessi e non degli altri»
Le "provocazioni" di monsignor Nostro durante la Giornata regionale dei giornalisti cattolici svoltasi a Paravati nella Villa della Gioia di Natuzza Evolo
È iniziata con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Attilio Nostro nella chiesa “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”, l’edizione 2024 della Giornata regionale dei giornalisti cattolici, promossa dall’Ucsi in collaborazione con la Figec Cisal e il Sindacato regionale dei giornalisti. L’evento si è svolto nella Villa della Gioia di Paravati, l’insieme di realtà religioso-socio-assistenziali sorte negli anni su ispirazione della Serva di Dio Natuzza Evolo, morta il giorno di Ognissanti del 2009. Nella medesima struttura in cui, 14 anni fa, la rassegna è stata istituita. All’appuntamento hanno partecipato giornalisti e esperti del settore provenienti da tutta la Calabria. Nella sua omelia, il presule della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea ha sottolineato l’importanza, «per voi e per me», del luogo in cui si è svolto l’evento. Subito dopo si è soffermato sulle responsabilità proprie del mestiere di giornalista.
«Attraverso il battesimo – ha affermato – ci vengono conferiti i doni della profezia, del sacerdozio comune dei laici e della regalità. Ma in che maniera come giornalisti siete chiamati a esercitare questi tre doni? Lo dico in punta di piedi, condividendo alcune suggestioni depositate nel mio cuore: il profeta non riferisce parole proprie, ma solo quello che il Signore dice a noi. Ed è importante questo, perché se lui non ascolta Dio riferisce parole sue, se lo fa comunica parole non solo umane ma anche eterne». Sul dono del sacerdozio, monsignor Nostro ha spiegato l’importanza di «raccogliere le preghiere e le sofferenze del popolo per presentarle a Dio». Un ruolo preziosissimo, quello svolto dai giornalisti, «poiché conoscono la pancia della società, le viscere delle persone e l’intimità del tessuto del popolo.
Riuscire a farlo emergere – ha spiegato – permette di dare voce a chi spesso non ce l’ha». Infine, la sua provocazione sul dono della regalità. «Essere re – ha affermato – significa essere padroni di se stessi e non degli altri. La corona di Cristo è fatta di spine che nessuno vuole. Il giornalista, perciò, deve essere indipendente e al servizio solo di quella verità che nel dono della profezia ha coltivato dentro di sé. Quando egli si fa voce dei poveri e dell’ultimo, e mi viene da dire anche dei bambini non nati, diventa la voce di Dio. Allora capite a quali responsabilità siete chiamati. Spero che vi siate spaventati voi come ho fatto io per questa meravigliosa vocazione». Al termine della celebrazione eucaristica i presenti hanno sostato in raccoglimento presso la tomba della Serva di Dio, situata nella vicina Casa per anziani “Monsignor Pasquale Colloca”. Subito dopo, nella sala conferenze si è svolto l’incontro con giornalisti e operatori dell’informazione e della comunicazione riguardo l’etica e i problemi della professione nell’era dell’intelligenza artificiale. Al tavolo, il rettore padre Michele Cordiano, il segretario generale della Figec Cisal, Carlo Parisi, il segretario del Sindacato regionale dei giornalisti, Andrea Musmeci, il segretario dell’Ucsi Calabria intitolato a “Natuzza Evolo”, Santa Giannazzo. Dall’incontro e dal dibattito che ne è conseguito è emersa la difficoltà di svolgere la professione del giornalista in ambiti territoriali fortemente condizionati come quelli del Meridione d’Italia e della Calabria in particolare dove i giornalisti sono quotidianamente minacciati nella loro indipendenza.
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