Santo Stefano, musei e mostre visitabili a Vibo e in provincia
Il settore culturale non si ferma: siti aperti il 26 dicembre in città e nei principali centri del Vibonese. E non mancano le novità
Le luminarie di Tropea, l’allestimento natalizio a Pizzo, la via del vischio a Nicotera. E poi il presepe vivente e i mercatini di Serra San Bruno, la mostra di presepi artigianali a Zungri. L’arrivo della festività più attesa dell’anno porta una ondata di vitalità anche nei territori del Vibonese. Decine e decine di iniziative vengono promosse nei paesi dove il periodo di vacanza, soprattutto per gli studenti, coincide con il desiderio di socialità e convivialità. Gli eventi promossi dalle amministrazioni in sinergia con le associazioni puntano alla riscoperta delle tradizioni e alla loro promozione. E anche il settore culturale non si ferma. I principali Musei e poli insistenti a Vibo e in provincia continueranno a lavorare anche durante il periodo delle feste. E non mancano le novità.
Il Museo di Vibo
Un piccolo gioiello custodito nel castello normanno-svevo. Il Museo nazionale archeologico di Vibo Valentia è un’eccellenza territoriale. Il polo venne intitolato al conte Vito Capialbi che fu tra i primi – nell’Ottocento – a ricostruire la storia dalla fondazione della colonia locrese di Hipponion alla costituzione della colonia romana di Valentia. Il visitatore è proiettato in un suggestivo viaggio nell’archeologia del territorio, dalla preistoria (primo piano) all’età greca (piano terra e primo piano) e a quella romana e medioevale (piano terra). Tra i reperti di punta: la laminetta orfica, straordinario reperto venuto alla luce durante scavi archeologici nel 1969 durante i lavori all’ex palazzo Inam da parte dell’archeologo Ermanno Arslan; il busto in basanite d’età claudia. In più, i locali ospitano il monetiere Capialbi. Il Museo è tra i siti più ricchi a livello di materiale monetale. Sono presenti monete dell’età arcaica che provengono dalle principali città della Magna Graecia. Il museo resterà aperto anche il 26 e 31 dicembre e primo gennaio (orario continuato dalle 9.00 alle 19.00).
Il Museo della Certosa
Da Vibo alle Serre vibonesi. Il Museo della Certosa è stato realizzato nel 1993 su impulso della comunità religiosa e tramite le sue stanze riesce a descrivere in maniera dettagliata le consuetudini della vita monastica. Consente di venire a contatto, senza disturbare la vita dei certosini, con la spiritualità dei “figli” di San Bruno. Pertanto l’esposizione, che si snoda in 22 sale, porta il visitatore attraverso gli ambienti claustrali – dalla cella alla chiesa conventuale – ricostruiti con grande fedeltà. Anche la scelta dei materiali utilizzati – dal cotto ai ruvidi intonaci – non è casuale ma mira a rendere realistica l’immagine degli spazi in cui si muovono i religiosi. Nella prima parte del percorso viene dato risalto alla nascita dell’ordine certosino e alla Certosa di Serra S.Bruno. Si racconta l’iconografia bruniana, ai santi certosini, alla liturgia fino alla biblioteca. A colpire il visitatore, le stanze dedicate ai laboratori dei monaci, le riproduzioni delle celle e il relativo giardino. L’itinerario termina con una piccola cappella solitaria ricavata in una torre cinquecentesca. Il sito aprirà le porte ai visitatori anche durante le festività secondo gli orari: 10.00/13.00 e 15.00/17.00.
Il Museo di Zungri
Le grotte di Zungri sono ormai conosciute ben oltre i confini regionali. Anche nel periodo invernale, il sito e il Museo della civiltà contadina e rupestre accolgono centinaia di presenze. Un sito frequentato anche da molti gruppi e studenti che hanno prenotato e continuano a prenotare in virtù delle luminarie di Tropea. Un segno tangibile del cambio di passo verso un progetto di turismo tutto l’anno. L’insediamento si trova nell’immediata periferia del centro storico di Zungri, in località Fossi, sul costone esposto a sud-est della valle della Fiumara Malopera. L’agglomerato di case-grotte sembra risalire al X-XII secolo e l’intera area viene riconosciuta con il nome di “Valle degli Sbariati” (monaci venuti dall’Oriente, presumibilmente primi abitanti del sito). È composto da un centinaio di grotte, di varie dimensioni e forme occupando una superficie di circa 3000 mq. Il Museo invece custodisce oggetti della cultura tradizionale locale dal XIX al XX secolo. I reperti vengono organizzati in diverse sezioni tematiche tra cui agricoltura, tessitura, forgiatura, abiti e arredi domestici. Proprio per valorizzare le tradizioni, il centro culturale ospita una mostra di presepi artigianali realizzati dall’artista locale Gianluca Gaudioso. Il Museo sarà aperto anche il 26 dicembre (ore 9.00/17.00)., il 31 dicembre (9.00/13.00). Chiuso primo gennaio.
Castello Murat a Pizzo
La storia del Castello di Pizzo, situato in una cornice naturalistica suggestiva, è legata alla morte di Gioacchino Murat, re di Napoli. Il generale francese a Pizzo cercava la vittoria e la riconquista del suo regno e invece vi trovò la morte. Nel maniero si trova una ricostruzione storica che riproduce gli ultimi giorni di vita del sovrano, rappresentando i diversi momenti della detenzione del re e dei suoi uomini. All’ interno delle celle, nei semi-sotterranei, è riprodotta la loro prigionia. Al primo piano si trova la scena del sommario processo contro il Murat; nella cella in cui il re trascorse gli ultimi momenti della sua vita e in cui scrisse la lettera di addio alla moglie Carolina e ai suoi quattro figli, sempre al secondo piano, è riproposta la scena della confessione del Re con il canonico Masdea. Il castello consente al visitatore di rivivere in prima persona le vicende storiche che segnarono il destino di un popolo. Apertura tutti i giorni dalle 9.30 alle 13.00 e poi dalle 15.00 alle 18.30. Chiusi solo mattina primo gennaio, pomeriggio aperti.
Il Mufar
Il Mufar, Museo fabbrica d’armi-reali ferriere borboniche, racconta la storia del complesso siderurgico fortemente voluto da Ferdinando IV di Borbone nel Settecento. Il sito di Mongiana, come negli auspici del sovrano, diede impulso all’economia calabrese e del Regno di Napoli. Nelle Serre vibonesi, l’impianto portò alla progressiva crescita dell’agglomerato urbano che arrivò a contare mille abitanti che dipendevano dalla vita della ferriera. La presenza dei boschi e dell’acqua fu una ricchezza di non poco conto. Gli altiforni venivano infatti alimentati con il carbone proveniente dalla legna ricavata dai boschi. Il sito industriale comunicava con la marina del Tirreno, presso Angitola poco a Nord di Pizzo, per mezzo di un tronco di via carrettiera di 18 chilometri che toccava Serra San Bruno, Spadola, Brognaturo, Simbario e si immetteva al monte Cucco. Distava 29 chilometri dalla miniera di Pazzano e 10 da quella di Ferdinandea e il collegamento tra le tre aree era possibile con strade appena abbozzate e impraticabili ai carri. Il Mufar, il 26 dicembre, sarà aperto dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle ore 15.00 alle 17.30.
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