Morti sul lavoro in Calabria: nel Vibonese dati più confortanti ma è sempre emergenza
L'Osservatorio di sicurezza stila i risultati dell'indagine in relazione all'ultimo anno. Ecco l'incidenza di mortalità rilevata nelle varie regioni e nelle province calabresi
Sono 868 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 672 in occasione di lavoro (+2% rispetto al 2022) e 196 in itinere (-21,6% rispetto all’anno precedente 2022). Alla Lombardia va la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (108), seguono Campania (66), Veneto (62), Emilia Romagna (58), Piemonte (56), Puglia (51), Lazio (50), Sicilia (42), Toscana (27), Abruzzo (26), Umbria (20), Marche (18), Calabria e Friuli Venezia Giulia (17), Liguria (15), Trentino Alto Adige e Sardegna (13), Basilicata (7), Molise (5) e Valle d’Aosta (1). Sono questi i dati che emergono dallo studio di chi da più di trent’anni si occupa di sicurezza sul lavoro, Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre il quale commenta alcuni dei più significativi risultati dell’ultima indagine realizzata dal proprio team di esperti, in relazione all’ultimo anno. A poche settimane della fine dell’anno, infatti, le incidenze di mortalità non lasciano spazio a proiezioni confortanti né per il presente, né per il futuro. Il dramma rimane e prelude a un bilancio finale che continua a consolidare una terribile emergenza nel nostro Paese. Perché sono soprattutto le morti in occasione di lavoro a crescere (+2%)”. “La situazione rimane tragicamente pressoché stabile – viene evidenziato nel Report – così come l’identikit dei soggetti più “fragili” sul fronte delle incidenze di mortalità: sono i giovanissimi, gli anziani e gli stranieri”. Per chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, infatti, il rischio di morire sul lavoro è ben superiore rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (23,6 infortuni mortali ogni milione di occupati contro i 14,4). Un dato, quest’ultimo, che risulta essere ancor più preoccupante tra i lavoratori più anziani e, infatti, – rileva ancora lo studio – l’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (117,9), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (50,7). Intanto, anche gli stranieri deceduti in occasione di lavoro da gennaio a ottobre, sono 128 su 672 (1 su 5). Con un rischio di morte sul lavoro che risulta essere più che doppio rispetto agli italiani, gli stranieri, infatti, registrano 53,9 morti ogni milione di occupati, contro i 26,2 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati”. L’indagine rileva che nei primi dieci mesi del 2023 è sempre il settore delle Costruzioni a registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 117. È seguito dal settore dei Trasporti e Magazzinaggio (91), dalle Attività Manifatturiere (81) e dal Commercio (56). La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (244 su un totale di 672). Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro da gennaio a ottobre 2023 sono 38, mentre 21 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro. Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 128, mentre sono 33 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere.
Entrando nello specifico dei dati relativi alle province della nostra regione che evidenziano il numero più alto di vittime sul lavoro – classifica elaborata dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering sui dati Inail – per la Calabria troviamo al primo e al secondo posto, in zona rossa, Crotone e Cosenza, a cui seguono sempre in zona rossa Catanzaro, mentre al quarto posto, in zona gialla, si posiziona Vibo Valentia e in zona bianca chiude la classifica delle province calabresi Reggio Calabria. per quanto riguarda le regioni, in zona rossa nei primi dieci mesi del 2023 con un’incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 29,1 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia, Campania e Basilicata. In zona arancione: Friuli Venezia Giulia, Calabria, Sicilia e Piemonte. In zona gialla: Emilia Romagna, Veneto, Marche, Trentino Alto Adige, Lombardia, Liguria e Sardegna. In zona bianca: Lazio, Valle d’Aosta e Toscana. L’analisi valuta l’indice di incidenza della mortalità, ovvero, il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa. Quanto alle denunce di infortunio totali in Italia si registra una diminuzione del 17,8% rispetto allo scorso anno. Erano, infatti, 595.569 a fine ottobre 2022, nel 2023 sono scese a 489.526. E il decremento risulta essere sempre maggiormente rilevante, come del resto nei mesi precedenti, nel settore della Sanità; lo scorso anno a fine ottobre le denunce erano 75.034 mentre a fine ottobre 2023 sono diventate 33.773. Il più elevato numero di denunce arriva dalle Attività Manifatturiere (62.719); seguono: Sanità (33.773), Costruzioni (30.371), Trasporto e Magazzinaggio (28.265) e Commercio (26.525). Le denunce di infortunio delle lavoratrici italiane da gennaio a ottobre 2023 sono state 171.992, quelle dei colleghi uomini 317.534. Le denunce di infortunio in occasione di lavoro (esclusi dunque gli infortuni in itinere) sono state 412.001 da gennaio ad ottobre 2023: sono 277.313 gli uomini e 134.688 le donne. Le denunce di infortunio degli italiani sono 327.802, mentre degli stranieri sono 84.199. La fascia più colpita in occasione di lavoro e in itinere è quella che va dai 45 ai 54 anni con 114.350 denunce (il 23,4% del totale).
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