venerdì,Ottobre 18 2024

Porto di Vibo Marina: Banchina commerciale al completo, spazi insufficienti

Nonostante le criticità e i finanziamenti andati persi, lo scalo rimane ancora un importante punto di riferimento per l’economia del territorio, mentre si è ancora in attesa dei lavori di ampliamento e ammodernamento dell’infrastruttura

Porto di Vibo Marina: Banchina commerciale al completo, spazi insufficienti
Veduta del porto

L’elevata produttività del polo metalmeccanico vibonese è concretamente visibile in questi giorni al porto di Vibo Marina, che presenta la banchina commerciale Bengasi interamente occupata da merci in attesa di essere imbarcate. La Amd International srl di Rombiolo e la Baker Hughes-Nuovo Pignone di Porto Salvo hanno infatti trasportato nello scalo portuale un grande numero di macchinari da esse prodotti e che sono in attesa di essere imbarcati. Un’altra quantità di merci si troverebbe ancora negli spazi aziendali e saranno trasportati in banchina man mano che le navi imbarcheranno i primi pezzi. La Amd farà partire verso il porto di Gresik (Indonesia) importanti componenti per impianti industriali oltre ad una ventina di container; l’imbarco dovrebbe iniziare lunedì 16 ottobre sul grande cargo “Imke” battente bandiera di Antigua&Barbuda, una nave di 135 metri di lunghezza e 12 mila tonnellate di stazza. La Baker Hughes, meglio nota come Nuovo Pignone, farà invece partire dal porto di Vibo Marina un notevole stock di macchinari destinati al porto di Marina di Carrara dove i moduli verranno assemblati, non essendoci spazio per tale operazione nel porto vibonese, per poi proseguire via mare verso gli Usa. E’ attesa a tale scopo la nave “Eastern Rock”, un cargo tutto- ponte di 100 metri di lunghezza e 3 mila tonnellate di stazza. E mentre ancora si rimane in attesa dei lavori di consolidamento e ampliamento delle banchine, più volte annunciati, dell’allungamento della diga foranea, del dragaggio dei fondali, di nuovi finanziamenti dopo la perdita di quelli già stanziati da lunga data e dell’attuazione effettiva del piano Zes, da più parti viene indicata, come utile e possibile,  l’abbattimento del capannone ex Civam, soluzione che contribuirebbe, oltre al reperimento di altre aree nel retro porto, a dare spazio alle merci in partenza agevolando le operazioni d’imbarco. Un’altra criticità, ben nota alle aziende del polo metalmeccanico vibonese, viene individuata nelle difficoltà incontrate nel trasporto dei macchinari dal luogo di produzione a quello d’imbarco , con costi aggiuntivi non indifferenti, a causa di restringimenti stradali e cordoli spartitraffico in cemento particolarmente in prossimità degli incroci; criticità che potrebbero essere superate senza eccessivi costi aggiuntivi o con lavori di minima entità, ma occorrerebbe forse una maggiore conoscenza del territorio e dell’economia locale, nonché  buona volontà da parte delle amministrazioni competenti

Comunque il traffico del porto in questi giorni, tra navi cargo, petroliere e navi da crociera,  conferisce allo scalo un aspetto di maggiore vivacità creando l’occasione per far emergere le potenzialità del porto di Vibo Marina per l’import-export in Calabria e per lo sviluppo di un’economia del mare importante per la città e per la regione. Nel frattempo la Pro Loco di Vibo Marina “invita ancora le amministrazioni e la politica locale, regionale e nazionale a prestare maggiore attenzione al polo metalmeccanico vibonese, unico nel suo genere nel Sud Italia,  eliminando o riducendo alcune difficoltà che le merci prodotte incontrano per giungere ed imbarcare nel porto di Vibo Marina; per ridurre le giornate ed i costi di trasferimento; per avere più grandi aree di deposito temporaneo e adeguati spazi di stoccaggio e di assemblaggio dei moduli che siano quanto più vicini allo scalo. Occorre essere vigili- esorta l’associazione- e opportunamente considerare la possibilità che qualche azienda possa essere spinta a trovare migliori opportunità, minori costi ed ampi spazi per l’assemblaggio in altri porti calabresi. Eventualità che rappresenterebbe un grave danno per l’economia del territorio vibonese”.

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