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Supporto alle vittime di reato, il progetto a Vibo: «Puntiamo a dare risposte alle domande di giustizia»

In provincia è presente uno sportello presso il Centro servizi volontariato. I responsabili dell’associazione Cam Gaia parlano del lavoro portato avanti e dei primi riscontri sul territorio: «Il sodalizio garantisce ascolto, aiuto legale, psicologico o economico. Diverse persone hanno già fatto accesso ai nostri servizi»

Supporto alle vittime di reato, il progetto a Vibo: «Puntiamo a dare risposte alle domande di giustizia»
Immagine di repertorio da pexels

Si occupa da undici anni di mediazione in tutte le sue declinazioni: familiare, penale, scolastica e di programmi di giustizia riparativa in aree di detenzione, sia in forma privata che in convenzioni per enti come Ussm, uffici servizi sociali per minorenni e Uipe Calabria. Un’attività delicatissima che ha come sede legale e operativa Catanzaro ma che estende il suo raggio di azione per interventi e progettualità in tutte le province calabresi. I soci fondatori di Cam Gaia sono Maria Assunta Bonanno e Alessandra Mercantini, quest’ultima anche presidente in carica. Entrambe le professioniste possiedono specializzazione post laurea in mediazione penale e familiare come anche i soci dell’associazione che condividono la mission dell’associazione. Nel territorio di Vibo Valentia lavorano in stretta sinergia con il Centro servizi volontariato che ha dato la disponibilità per l’apertura di uno sportello presso la sede provinciale. “Cam” è inoltre partner del progetto il CSv di Cosenza che ospita relativo sportello e la cooperativa sociale Kroton Community onlus.

La forza delle parole

Come spiegato dai vertici dell’associazione “Cam Gaia ets” ha sottoscritto, previa aggiudicazione a seguito di bando pubblico, con la Regione Calabria, il progetto denominato “La forza delle parole” finanziamento Ministero della Giustizia – Dipartimento per gli Affari di Giustizia, nell’ambito del programma per lo sviluppo di servizi pubblici per l’assistenza generale alle vittime di ogni tipologia di reato, in ottemperanza alle disposizioni della Direttiva 2012/29/Ue annualità 2021». Più nel dettaglio, il «progetto presentato prevede la collaborazione tra Centro giustizia minorile della Calabria, Provveditorato Regionale amministrazione penitenziaria della Calabria, Ufficio interdistrettuale di Esecuzione penale esterna della Calabria». Il sodalizio parte da una premessa: «L’attuazione dei contenuti della Direttiva 2012/29 Ue in particolare per quanto previsto agli art. 8 e 9 laddove viene sancito il diritto di accesso da parte delle vittime a “specifici servizi di assistenza”, sollecita gli Stati membri a “istituire servizi di assistenza specialistica gratuiti in aggiunta o come parte integrante di servizi generali di assistenza alle vittime” in grado di fornire: informazioni e assistenza in materia di diritti delle vittime, assistenza legale, sui servizi specialistici di assistenza, sostegno emotivo e psicologico, consigli finanziari, prima durante e per un congruo periodo di tempo dopo il procedimento penale. L’idea del fondo vittime, mutuata da altre esperienze regionali del Nord Italia, parte dal concetto di restituire a questi cittadini azioni concrete di vicinanza istituzionale e facilitare i processi di pacificazione sociale».

Sostegno alle vittime di reato

Che cosa si intende per “vittima”?: «Si tratta di una persona che ha subito un danno, anche fisico, mentale o emotivo o perdite economiche che sono stati causati direttamente da un reato; un familiare di una persona la cui morte è stata causata direttamente da un reato e che ha subito un danno in conseguenza della morte di tale persona (art. 2 Direttiva 2012/29/Ue del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2021)». L’obiettivo «è di offrire nell’immediato una soluzione concreta alla domanda di giustizia, dando un sostegno sia ai vissuti emozionali sia ai bisogni materiali delle parti offese attraverso l’attivazione gratuita di punti di ascolto, supporto legale e psicologico». Le azioni previste prevedono la «costruzione di un servizio di assistenza alle vittime di reato, con il coinvolgimento in una rete virtuosa di soggetti pubblici e privati, che condividono la principale finalità di dare ascolto e sostegno alle persone che subiscono le conseguenze di un reato, che assicurino soluzioni tempestive e concrete alla richiesta di giustizia». Pertanto le attività vengono rivolte alle persone che «hanno la necessità di reperire punti di riferimento che consentano loro di far fronte alle conseguenze del reato subito. In casi particolari sarà possibile avere anche un piccolo sostegno economico». Si punta anche alla «informazione sui diritti: strumento a disposizione della vittima attraverso il quale prima o dopo la denuncia/querela, ha la possibilità di interfacciarsi con un operatore per ricevere attraverso l’informazione, una prima forma di tutela legale e sociale». I servizi vengono erogati tramite i punti o sportelli di ascolto che forniscono anche «percorsi personalizzati di tipo psicoterapeutico quali: Ama e/o in percorsi “Famiglia di”: percorsi di sostegno ai familiari dei rei in sperimentazione». Altre azioni che verranno messe in campo: «Attivazione della rete di vittime aspecifiche connesse alle istituzioni del territorio per l’implementazione di victim panel e per promuovere l’informazione e sensibilizzazione di diritti delle parti offese anche nei contesti penali con la finalità di prevenzione terziaria». E poi la «realizzazione di cicli di sensibilizzazione a specifiche comunità del territorio calabrese in sinergia con le commissioni locali sulle pari opportunità, vittime della subcultura ‘ndranghetista attraverso azioni di supporto con particolare riferimento alla condizione della donna e Lgbt». Quindi «l’implementazione della rete tra tutti i partner istituzionali, Magistratura, Istituzioni pubbliche ed il coinvolgimento attivo degli ordini professionali e del mondo dell’associazionismo».

I riscontri su Vibo

Veduta di Vibo Valentia

A Vibo Valentia il progetto è entrato nel vivo a maggio. Durerà un anno: «Al momento siamo nella fase di implementazione, pubblicizzazione e di protocolli con enti ed istituzioni, per cui sebbene ci siano già le prime vittime che hanno fatto accesso ai servizi non possiamo esprimerci sul cambio di passo che potrebbe e dovrebbe verificarsi partendo proprio dal presupposto che le persone sono supportate nel percorso di fuoriuscita dai processi di vittimizzazione che possono bloccare se non impedire la vita normale.  La prospettiva Ministeriale d’intesa con la Regione Calabria e i servizi della Giustizia, minorili ed adulti, per il recupero delle relazioni sociali ed il benessere della collettività, colpita da eventi traumatici, punta su questi sportelli per le vittime: vicini al cittadino, sui territori, per far nascere una rete di servizi in grado di dare risposte concrete ai bisogni di giustizia spesso poco tenuti in considerazione nelle vicende delittuose come le cronache ci mettono in evidenza». Infine l’associazione tiene a puntualizzare: «Non c’è nella idea del legislatore di indurre a denunciare di più, ma di dare dei paracaduti o strumenti per affrontare i risvolti di sofferenza e supportare nelle difficoltà che si possono generare quando si è vittima di reato. Anche la tenuità o la gravità del fatto non è determinante perché, siamo consapevoli che, la sofferenza e le paure sono reazioni personali e non classificabili».  

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