Vibo senza una stazione degna di essere tale, la denuncia di Enzo Romeo
Il presidente del Centro Studi "Progetto Vibo Valentia" pone l'accento sulla situazione surreale che vive un viaggiatore che scende a Vibo-Pizzo: niente bus, niente bar, nessun punto di ristoro, nessun deposito per i bagagli, nessun parcheggio custodito
«Con il Centro Studi “Progetto Vibo Valentia” stiamo giungendo alla fase conclusiva del lavoro di analisi sulle criticità della città e di ascolto sulle proposte che provengono da esperti e rappresentanti di categorie professionali e produttive. Settembre è il mese che ci siamo dati per fare il punto e dare corso all’attesa elaborazione di un programma per la “Nuova Vibo Valentia”. Nel frattempo, come elementi di corollario, non certo meno importanti, sono emersi “piccoli-grandi” problemi che in genere vengono sottovalutati. Tra questi, un tema che mi interessa molto: quello degli arrivi e dei collegamenti con la città, più in generale dei servizi minimi che andrebbero assicurati a coloro che giungono in treno a Vibo Valentia e trovano vari problemi non appena scendono alla stazione di Vibo-Pizzo». È quanto afferma Enzo Romeo, presidente del Centro Studi Progetto Vibo Valentia. «Senza trascurare e anzi segnalare il grosso problema di una stazione importantissima soprattutto per il turismo, come la stazione di Vibo Marina. Per dare idea ai cittadini di questa situazione paradossale – spiega Romeo -, ho pensato opportuno ricostruirla attraverso un breve racconto che ha per titolo il richiamo a un celebre romanzo di Italo Calvino».
Se un giorno d’estate un viaggiatore
«Quando si arriva a Vibo Valentia, in realtà, non si arriva a Vibo Valentia. Si scende alla stazione di Vibo-Pizzo. Poco male. Mah, non ne sono così certo. Intanto mi chiedo perché la graziosa ma completamente abbandonata, direi desolata, stazione di Vibo Marina non possa essere uno scalo altrettanto importante. La domanda rimane. Ma entriamo nei panni di un viaggiatore che per ventura o turismo o per affari, o per esigenze personali, si trovi a giungere in treno alla stazione di Vibo-Pizzo. Eccolo scendere e percorrere con il suo trolley il sottopassaggio, salire e imboccare la porta della stazione alla ricerca del deposito bagagli: deve recarsi a Vibo per sbrigare una pratica amministrativa e non vuole portarsi appresso un peso inutile e ingombrante. Macché, niente di niente. Un po’ irritato cerca un bar per un caffè: deve anche fare una ricarica al cellulare e comprare un pacchetto di sigarette. Di nuovo, niente di niente. Sconcertato, nota che manca anche un punto ristoro: dovrà prendere un treno alle 14,45 e sarebbe comodo fare un breve pranzo in stazione mentre attende che si faccia l’ora prevista. Pazienza, farà tutto a Vibo fra poco e si fermerà in città anche per il pranzo. Spera, l’ignaro, che i collegamenti siano frequenti e veloci. Quindi esce dalla stazione e si trova sul piazzale alla ricerca della pensilina dove prendere la navetta che lo porterà a Vibo. Ovviamente, ha già rinunciato a cercare un distributore automatico per fare il biglietto. Eppure non immagina che lo sguardo resterà vuoto dell’oggetto cercato: la pensilina. Vabbè, non c’è la pensilina ma ci sarà il bus-navetta. Ci sarà? Forse deve arrivare, arriverà a momenti. Il tempo passa, il sole picchia e il programma della giornata rimane allo stato di ipotesi. Non c’è altra soluzione che prendere un taxi e affrontare una spesa imprevista. Per l’andata e per il ritorno. Ecco, in breve le tappe della presenza, che probabilmente rimarrà l’unica, di un viaggiatore che incautamente ha preso il treno per venire a Vibo Valentia. Con una postilla: mentre attendeva l’arrivo del taxi, l’incauto viaggiatore ha assistito all’arrivo di viaggiatori “partenti” accompagnati da amici che sembrano essersi prestati a quest’incombenza; incuriosito, chiede e riceve questa semplice spiegazione: “Il parcheggio non è custodito e non si può che farsi accompagnare, qualcuno preferisce prendere il treno a Lamezia perché lì può lasciare la macchina in un parcheggio vigilato” Ecco il quadro desolante di una città senza una stazione degna di una città», conclude Enzo Romeo.
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