Mileto, la congrega della Cattolica chiede l’avvio del restauro del campanile
Nel 2018 il Ministero della Cultura ha destinato al riguardo 150mila euro. Nel 2020 si è provveduto a isolare l’area e ad imbracare la torre campanaria
Silenzio assordante, nell’ambito dell’avvio dei lavori di consolidamento e restauro della torre campanaria del Santuario mariano di Mileto intitolato a Maria Santissima della Cattolica. A lanciare l’allarme e a chiedere lumi sulla questione è oggi l’omonima confraternita, costretta a constatare «che l’intervento annunciato nel 2020 si è purtroppo fermato alla semplice imbracatura della componente architettonica e al transennamento dell’area circostante». A questo punto, paradossalmente, anch’esso visibilmente traballante. Il campanile dell’antico edificio sacro, ubicato nella città sede della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, è stato dichiarato pericolante nel marzo del 2016, dopo che più volte i vigili del fuoco erano intervenuti a causa della caduta di calcinacci e di frammenti d’intonaco. Nel 2018 il Ministero della Cultura ha destinato per il restauro e la messa in sicurezza della torre campanaria e per ridare decoro all’intero edificio circa 150mila euro. La costruzione del santuario mariano risale, nello specifico, alla fine del 1700, agli anni successivi al violento terremoto che costrinse i miletesi ad abbandonare il vecchio sito normanno e a realizzare la nuova città a due chilometri di distanza, dove attualmente si trova.
Nel periodo di transizione l’edificio sacro svolse anche l’importante funzione di cattedrale, in attesa della costruzione della nuova chiesa madre della diocesi di Mileto. La torre campanaria de “La Cattolica” fu realizzata, per volontà della confraternita, in una fase successiva, nel corso della metà del XX secolo. L’elevazione della chiesa a Santuario mariano, invece, è avvenuta in occasione del Giubileo del 2000, ad opera dell’allora vescovo Domenico Tarcisio Cortese. Oggi, come detto, si registra il grido d’allarme dell’omonima congrega per l’endemico stallo dei lavori, con tanto di richiesta a chi di dovere di far ripartire la “macchina”, «in modo da utilizzare i fondi già stanziati e, conseguentemente, da scongiurare che la componente architettonica dell’edificio sacro si perda irrimediabilmente».
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