Buona Pasqua a tutti i calabresi: la Resurrezione può diventare il simbolo della nostra rinascita
Gli auguri per la Santa Pasqua di Domenico Maduli, presidente del gruppo Pubbliemme-Diemmecom-LaC. La dignità e la volontà possono aiutarci a superare ostacoli e ingiustizie, l’unità può consentirci di ottenere i risultati di cui la nostra terra ha un bisogno disperato
di Domenico Maduli
Rivolgo i miei migliori auguri ai calabresi in un giorno che per me ha sempre avuto un grande significato. La Santa Pasqua è un giorno di Resurrezione, un giorno che promette a tutti una rinascita. È un giorno di speranza per tutti, in cui il sorriso si fa largo anche tra i pensieri più tristi: e io sono grato di essere parte di questa grande comunità, di questa grande famiglia che è la Calabria, piena di problemi, spesso ferita dalle brutture e dalla violenza, ma carica dell’umanità e della bellezza della stragrande maggioranza dei suoi abitanti.
La luce del ritorno dopo essere stati costretti a lasciare
Proprio in questo giorno mi chiedo, come monsignor Antonio Staglianò, presidente della Pontificia Accademia di Teologia, se questa nostra Calabria potrà risorgere e se con lei potranno risorgere i calabresi. Io credo di sì.
So che in tanti siete tornati dalle vostre famiglie a festeggiare insieme, a ritrovarvi dopo essere stati costretti ad andare via per trovare un lavoro, per seguire un progetto di vita o perché, come nel caso di tanti giovani, qui è difficile far valere le proprie competenze e il proprio talento: per cui a volte si è portati a decidere di andare via, con rammarico, piuttosto che essere umiliati da un sistema che troppo spesso respinge chi vuole e sa fare. Noi con il nostro gruppo stiamo cercando di invertire questo trend, chiediamo ai giovani calabresi di restare, mettiamo in campo progetti, sosteniamo chi ha voglia di fare e ci confrontiamo con tutti quelli che seriamente hanno voglia di cambiare le cose. Come gruppo leader dell’informazione e della comunicazione abbiamo una responsabilità ulteriore, perché abbiamo la capacità di chiamare a raccolta imprese, enti, istituzioni, e farci portavoce delle istanze dei calabresi. È la nostra idea di servizio pubblico ma anche di “bene pubblico” che noi perseguiamo ogni giorno.
La speranza non deve essere sempre in viaggio, ma fermarsi da noi
Alcuni di voi sono tornati da un viaggio della speranza in una struttura sanitaria del Nord, perché ne avevate bisogno personalmente o perché dovevate assistere un familiare. Come raccontato nella bella inchiesta collettiva del nostro Network, “La Via Crucis della Calabria”, che ha ripercorso in 14 tappe le croci quotidiane dei calabresi alle prese con la sanità, la povertà, la disoccupazione, la solitudine, la violenza mafiosa, il dramma immigrazione, i viaggi della speranza sono profondamente ingiusti. Non solo perché il diritto alla salute è costituzionalmente garantito e ciascuno deve avere dallo Stato le migliori cure nel posto in cui vive, ma anche perché crea una frattura tra chi ha le possibilità economiche e chi non ce l’ha. Assistere un padre o una madre, un figlio o un fratello ha dei costi: di spostamento, di alloggio, di vitto in città dove le spese per i non residenti sono molto alte. Nel nostro lavoro di inchiesta i giornalisti del Network hanno raccontato di famiglie costrette a spendere tutti i propri risparmi per seguire i propri cari nella migrazione sanitaria, di padri costretti a dormire in auto.
È una situazione complessa ma per far risorgere la nostra sanità non possiamo che puntare sulla valorizzazione dei punti di eccellenza e di altissima professionalità che in Calabria esistono e creare le condizioni strutturali e ambientali affinché medici, chirurghi, ricercatori calabresi che operano fuori dalla Calabria e che il mondo ci invidia possano rientrare a casa. E dobbiamo avere la forza di denunciare insieme chi specula sulla pelle degli altri.
È una situazione complessa ma per far risorgere la nostra sanità non possiamo che puntare sulla valorizzazione dei punti di eccellenza e di altissima professionalità che in Calabria esistono e creare le condizioni strutturali e ambientali affinché medici, chirurghi, ricercatori calabresi che operano fuori dalla Calabria e che il mondo ci invidia possano rientrare a casa. E dobbiamo avere la forza di denunciare insieme chi specula sulla pelle degli altri.
Le nostre produzioni per fare rete e creare connessioni
Ricordo qui con emozione le parole che il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Attilio Nostro, mi disse non molto tempo fa venendo a farci visita negli studi di LaC: «È bellissimo il lavoro che il vostro network sta facendo. Per certi versi assomiglia al mio lavoro, perché entrambi cerchiamo di fare rete, di creare connessioni».
Monsignor Nostro ha colto l’essenza di ciò che facciamo e il perché investiamo in professionalità e tecnologia per creare produzioni televisive di altissimo livello, che certo nulla hanno da invidiare ai format delle emittenti televisive nazionali. Lo facciamo per mettere in rete professionisti, giovani, realtà del mondo della cultura: e creando queste connessioni rilanciamo non solo l’immagine della Calabria, non solo veicoliamo un messaggio positivo a livello nazionale e internazionale, ma offriamo a pezzi di istituzioni e di società la possibilità di incontrarsi, lavorare e creare una collaborazione costante nel tempo che permetterà loro di crescere.
Faccio solo l’esempio di Blu Calabria che è l’ultima nata del nostro gruppo e che andrà in onda a maggio (le altre nostre grandi produzioni le conoscete, non le cito per non correre il rischio di dimenticarne qualcuna). Il nostro network è riuscito a mettere insieme Università della Calabria, Arma dei Carabinieri, Capitanerie di porto, Parchi marini della Calabria e tanti altri ancora in un progetto positivo che porterà ovunque la bellezza (vera) dei nostri mari. Tante istituzioni impegnate insieme attorno a un bel messaggio è per noi un motivo d’orgoglio.