Migranti, Parole e Fatti | Il Vibonese e l’accoglienza ad Arena: «Per noi una possibilità e mai un problema»
In provincia sono presenti tre Cas, mentre sei Comuni hanno aderito alla rete Sai. Tra di essi, quello guidato dal sindaco Antonino Schinella che da anni ospita profughi. Una lunga storia, fatta di generosità e ricadute positive per il territorio
Sono passate quasi tre settimane dal naufragio di Cutro, il mare non smette di restituire corpi – 86 al momento le vittime recuperate, di cui 35 minori – e quella che è la più grave tragedia sulle nostre coste resta una ferita che continua a sanguinare. C’è una Calabria dal cuore spezzato, rimasta sgomenta davanti ai teli bianchi sulla spiaggia prima e alle decine di bare allineate nel Palazzetto dello sport di Crotone poi. Una Calabria che ha pianto per le urla disperate dei sopravvissuti e dei parenti delle vittime e che si è indignata di fronte alla possibilità che qualcosa si potesse fare per salvare quelle vite. Non solo emozioni del momento e parole però, negli anni la Calabria ha fatto la sua parte in termini di accoglienza. E con essa anche la provincia di Vibo Valentia. Qui sono tre i Cas (Centri di accoglienza straordinaria) attivi: a Brognaturo, Vallelonga e nella città capoluogo. Sei Comuni fanno inoltre parte della rete Sai – Sistema di accoglienza e integrazione. Si tratta in particolare di Arena (40 posti disponibili), Filadelfia (135 posti, di cui gli ultimi 60 sono stati aggiunti lo scorso anno per accogliere profughi ucraini), Filandari (15 posti per minori non accompagnati), Mileto (30 posti), San Gregorio d’Ippona (30 posti), Vallelonga (25 posti). [Continua in basso]
L’esempio di Arena
Il Comune di Arena ha realizzato il primo progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ora trasformato in Sai) sette anni fa e non ha mai smesso: grazie alle risorse del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, e con la collaborazione di cooperative a cui viene affidata la gestione dei servizi per i migranti, continua ad offrire la sua ospitalità. «Oggi abbiamo a disposizione quaranta posti e sono quasi tutti occupati, ma in passato in momenti di emergenza siamo arrivati ad accogliere quasi cento persone», spiega Antonino Schinella, sindaco del piccolo comune del Vibonese che conta poco più di 1200 abitanti. Già prima di attivare lo Sprar, ricorda Schinella, Arena per un paio d’anni aveva ospitato migranti destinati lì dalla Prefettura nei periodi di maggior afflusso in provincia. Da qui sono passate decine e decine di persone, provenienti da ogni angolo dell’Africa, del Medio Oriente e da altri Paesi asiatici. Una lunga storia, dunque, fatta di generosità ma anche di tante ricadute positive sul territorio.
Oggi ad Arena ci sono molti giovani, ma anche nuclei familiari. «Frequentano le nostre scuole e i nostri esercizi commerciali, popolano le nostre vie che in molti casi altrimenti sarebbero deserte – spiega ancora il sindaco –. Per noi i migranti non hanno mai rappresentato un problema, ma una possibilità». Schinella parla di crescita, di esperienza formativa anche per i suoi concittadini: «Fermarsi e parlare con uno di questi ragazzi, ascoltare le loro storie, ci fa capire tante cose, anche quanto siamo fortunati noi. Spesso si tratta di gente che ha fior di titoli di studio, ma non ha avuto altra alternativa che fuggire da Paesi in guerra o poverissimi». [Continua in basso]
Gli arenesi da parte loro hanno accolto fin da subito e di buon cuore i migranti, racconta ancora il primo cittadino. I titubanti si sono ricreduti e ad oggi l’integrazione sembra cosa fatta. E tra quella gente venuta da così lontano c’è anche chi ha scelto di restare, dopo l’uscita dal progetto (che ha durata triennale). È il caso di alcuni ragazzi afgani e anche di una famiglia nordafricana, i cui figli ora vanno alle scuole superiori a Vibo Valentia mentre i genitori hanno trovato lavoro nei dintorni.
La tragedia di Cutro ha toccato nel profondo anche questo paesino dell’entroterra vibonese. Davanti all’emergenza migranti tutti possono fare qualcosa e il sindaco di Arena Antonino Schinella è chiaro: «Se non apriamo le porte della nostra casa, dei nostri comuni, è inutile protestare contro le scelte del Governo o chiedere all’Europa di aprire i confini. Il cambiamento deve partire dalle nostre piccole realtà».
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