Cutro, in migliaia al corteo per dire basta alle stragi in mare
Intanto nel pomeriggio sono stati recuperati altri due corpi, quello di un adulto e di una bambina
Al corteo “Fermare la strage subito” promosso da Rete Asilo hanno aderito decine di associazioni, partiti, sindacati e movimenti, per protestare contro le morti di migranti in mare dopo il naufragio del barcone nelle acque antistanti Steccato di Cutro e nel quale ci sono state 76 vittime accertate tra le quali molti bambini. L’ultimo corpo, di una bambina di 8-10 anni, trovato nei pressi della scogliera Praia Longa dai vigili del fuoco. Recuperato nel pomeriggio odierno anche il cadavere di un adulto. È stato individuato al largo da una motovedetta della Guardia costiera in servizio di pattugliamento nella zona della tragedia. [Continua in basso]
Nel frattempo la manifestazione prosegue. Dietro la croce realizzata con i legni della barca che si è infranta su una secca, ci sono almeno 5.000 persone provenienti da tutto il centro sud ed anche da regioni del nord. All’avvio del corteo c’è stato anche un battibecco con una signora che da un balcone inveiva contro i manifestanti, alcuni dei quali le hanno risposto cantando Bella ciao. Tra i partecipanti anche l’ex sindaco di Riace Domenico “Mimmo” Lucano. Il corteo, partito dall’ingresso della frazione Steccato di Cutro termina sul lungomare.
Presente l’ex sindaco di Riace
«Questa croce è il simbolo della sofferenza oggi. È istintivo essere qui. C’è una piccola comunità a Riace che è rimasta sconvolta. Certe volte ci penso e mi vergogno di essere un cittadino occidentale. Quando ci sono queste fasi emergenziali, le comunità calabresi – commenta Lucano- sono scosse e prevale subito quello spirito di solidarietà che non dimostra il governo. Sono anni e anni che imperversano, che si tenta di colpevolizzare e di criminalizzare le Ong, i salvataggi, chi si occupa di solidarietà. Per loro il paradigma è all’opposto. A Riace non c’era un’utopia era l’istinto della normalità. Quando ci sono emergenze, degli sbarchi, è un fatto normale. Non è normale tergiversare o dire che la responsabilità è di uno o di un altro e quel tempo diventa letale come è successo».
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