Il Faro di Capo Vaticano da sempre guida e sentinella e scorcio di suggestiva bellezza
Costruito intorno al 1870, in uno scenario d’incantevole fascino, fu acceso per la prima volta nel 1885
Costruito intorno al 1870, in uno scenario d’incantevole bellezza, il Faro di Capo Vaticano fu acceso per la prima volta nel 1885, maestoso e solitario, quando gli insediamenti turistici non esistevano ancora e gli unici elementi del paesaggio erano gli scogli, il mare e i gabbiani. Guida e sentinella, unica luce di una costa irregolare contro la quale in tempi antichi andavano ad infrangersi i navigli sorpresi dalla tempesta. Si trova a oltre 100 metri sul livello del mare, sulla punta immersa nel blu di Capo Vaticano, arroccato sulla roccia estrema di uno degli scorci più belli della Calabria, un angolo meraviglioso fatto di natura selvaggia e mare cristallino. Secondo un antico mito, su uno degli scogli al di sotto del faro, detto “scoglio Mantineo”, la profetessa Manto faceva il suo vaticinio predicendo il futuro dei naviganti e prevedendo o scongiurando l’ira dei “mostri” di Scilla e Cariddi. Si racconta che Manto, che aveva imparato l’arte della divinazione presso l’oracolo di Delfi, guardava il futuro da questo scoglio. Lungo il costone, un balcone di fichi d’India corre sulla stradina panoramica che attornia il faro. [Continua in basso]
La lanterna non è oscurata verso terra come nella maggior parte dei fari per cui il suo fascio di luce è visibile anche dalla terraferma. Presenta un sistema ad ottica rotante, con una luce a quattro lampi bianchi a intermittenza di venti secondi. Il raggio di luce della lanterna ruota sui tesori sparsi tra mare e cielo: di fronte l’isola di Stromboli e in inverno, quando il cielo è terso, appare la cima innevata dell’Etna. «Idda» e «Iddu», come vengono chiamati in dialetto siciliano i due vulcani, visibili in un solo colpo d’occhio. Nell’antichità, le navi si rifugiavano in caso di maltempo presso il vicino promontorio di Torre Santa Maria di Ricadi. Potrebbe essere localizzato qui il famoso «portus Herculis» ricercato sulla scorta di citazioni generiche di Strabone e Plinio il Vecchio. Anche lo scrittore Giuseppe Berto, che dichiarava di essere consapevole di trovarsi in uno dei luoghi più belli della Terra, amava recarsi al faro dove aveva stretto amicizia con Don Pippo, lo storico farista, con cui scambiava cordiali serate.
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