Studio sulla popolazione rivela: nel Vibonese natalità dimezzata. Ecco i dati comune per comune
Triste e allarmante dato che viene fuori dall'ultima ricerca dello studioso nicoterese di statistica demografica, Giovanni Durante. Colpiti tutti i cinque comprensori in cui si suddivide tradizionalmente il territorio provinciale
Natalità dimezzata in quarant’anni nel Vibonese. È questo il tristissimo e allarmante dato che viene fuori dall’ultima ricerca dello studioso nicoterese di statistica demografica, Giovanni Durante, secondo il quale, facendo un raffronto tra le nascite del decennio 1982-1991 e quelle del decennio 2012-2021, vi è stata sul territorio provinciale, una contrazione delle nascite del 52,28%, una percentuale di molto superiore alla media italiana. Durante, grazie alla banca dati dell’Istat, ha analizzato le nascite che si sono registrate in tutti e cinquanta i comuni della provincia e ha evidenziato che si è passati dai 26.394 nuovi nati del decennio 1982/91 ai 12.535 nuovi nati del decennio 2012/21. «Questo decremento – precisa lo studioso – ha interessato tutti i comuni tranne uno (Ionadi) e tutti e cinque i comprensori in cui si suddivide tradizionalmente il territorio provinciale». [Continua in basso]
Ecco i dati dei cinque comprensori e comune per comune
A essere più colpito è ancora una volta l’Alto Mesima, dove il calo delle nascite ha toccato l’incredibile percentuale del -68,37%. A seguire, praticamente appaiati, le Serre (-55,35%) e l’Angitola (-55,07%) e poi la Costa (-52,51%). Chiudono infine la classifica, i comuni del Poro (-45,91%) e Vibo città (-41,39%). I comuni che hanno avuto la maggiore diminuzione di nascite a un livello superiore all’incredibile percentuale 70% sono sette e cioè, nell’ordine: Acquaro (-76,40%), Arena (-75,59%), Polia (75,14%), Zungri (-73,80%), Dinami (-73,06%), Zaccanopoli (-70,59%) e Simbario (-70,37%). In altri undici comuni vibonesi, il calo della natalità è stato invece superiore al 60%: si tratta di Nardodipace (-69,34%), Brognaturo (-68,38%), Gerocarne (-68,27%), Francavilla (-68,22%), Pizzoni (-68,22%), Filadelfia (-67,26%), Joppolo (-65,48%), Capistrano (-62,77%), Monterosso (-61,42%), San Nicola da Crissa (61,13%) e Spilinga (-60,55%). Sono inoltre ben sedici, i comuni che hanno registrato un calo della natalità superiore al 50% e cioè: Nicotera (58,97%), Cessaniti (58,52%), Drapia (-58,43%), San Costantino (-57,86%), Mileto (-56,23%), Filogaso (-55,24%), Sant’Onofrio (-55,07%), San Calogero (-54,92%), Tropea (-54,34%), San Gregorio (-53,63%), Vazzano (-52,98%); Mongiana (-52,66%), Spadola (-52,04%), Maierato (-51,69%), Stefanaconi (-51,52%) e Limbadi (-50,01%). Nove invece i comuni che hanno avuto un calo delle nascite superiore a un pur sempre consistente 40% e cioè, nell’ordine: Briatico (-49,76%), Soriano (-49,48%), Filandari (-46,20%), Serra San Bruno (-45,41%), Rombiolo (-45,14%), Dasà (-44,17%), Vibo valentia (-41,39%), Sorianello (-41,15%) e Zambrone (-40,59%). Solo tre comuni – Vallelonga (-38,46%), Fabrizia (-36,42%) e Pizzo calabro (-35,91%) – hanno avuto un calo superiore al 30% ed appena due – Parghelia (-27,82%) e Ricadi (-22,82%) – un calo superiore al 20%, mentre Francica risulta il comune meno interessato da questo fenomeno, registrando un calo del 6,38% e Ionadi ha fatto registrare un aumento dell’80.43%, complice il forte incremento della sua popolazione.
Ad essere colpiti sono soprattutto i comuni più piccoli del Vibonese
«A essere colpiti sono – continua lo stesso Durante – sono ovviamente i comuni più piccoli, poiché a fronte di un calo delle nascite del 65,0% nei centri del Vibonese sotto i mille abitanti e del 62,43% in quelli sotto le duemila anime, tale calo, seppur drammatico, scende al 52,85% nei centri sotto i tremila abitanti, al 51,92% nei centri sotto i quattromila abitanti e al 51,46% nei centri sotto i cinquemila abitanti. Nei cinque centri più popolosi, infine, si arriva comunque ad un calo del -50,14% delle nascite ma solo per una certa tenuta del dato del comune più popoloso di questa fascia che è Pizzo, altrimenti il bilancio sarebbe stato più pesante. Da sottolineare inoltre, come questo decremento sia ormai diventato strutturale poiché interessa tutto il territorio provinciale e, al pari dello spopolamento, non è quindi più un fenomeno circoscritto alle aree interne ma diffuso anche sulla costa che è la parte economicamente più dinamica e maggiormente urbanizzata del vibonese e nella stessa città capoluogo di provincia».
«Denatalità unita all’emigrazione per un vero inverno demografico»
Sono dati che, a parere sempre di Durante, dovrebbero «preoccuparci in quanto la denatalità unita all’emigrazione che interessa questi territori, fa davvero configurare uno scenario di inverno demografico che già lo stesso Istat preannuncia per il Vibonese e per la Calabria in generale. E stupisce come si tenti di minimizzare la cosa, dicendo che è un problema nazionale, quando una volta il sud con il 37,2% della popolazione forniva il 50% di tutte le nascite, mentre oggi questa percentuale è già scesa a poco più del 35% anche perché, le regioni del centro nord, possono quantomeno beneficiare dell’apporto dato dagli immigrati che in maggior parte si concentrano in quelle terre. Meno nascite – viene osservato – non significa poi solo meno popolazione ma anche, in futuro, meno forza lavoro, meno gente che dovrà accudire un esercito di anziani e assicurare loro servizi e meno presidi pubblici e meno occupazione perché ad esempio le scuole, vedranno sicuramente la perdita di moltissime cattedre. La denatalità inoltre – questa la conclusione dello studioso nicoterese – va a braccetto con l’emigrazione, perché dal vibonese se ne vanno proprio quelli che sono in età riproduttiva e questo, per la cronica mancanza di lavoro e di servizi degni di un paese civile».
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